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Qualche domanda su democrazia e crisi

Troppi interrogativi su temi importanti, dai vaccini alle carenze energetiche, hanno ricevuto risposte fuorvianti. O nessuna risposta. Fino a quando saremo disposti ad accettare tutto questo?

Alberto Siccardi*

La domanda importante di questi tempi potrebbe essere: ogni quanto l’uomo si stufa di protestare ed esplode in una rivoluzione? Sappiamo che ogni tanto è successo. Oppure: la democrazia attuale è compatibile con un cambiamento radicale delle storture che la affliggono o ci vuole un ritorno alla dittatura, anche solo temporaneo? Di solito la dittatura segue, appunto, ad una rivoluzione. Mai avremmo pensato, ad esempio, che in Italia un partito con radici ideologiche fasciste potesse vincere le elezioni, ma se si analizza il risultato, non si è trattato della approvazione di programmi e di riforme, bensì di pura protesta, così come lo è il 40 percento di astenuti, mai vista prima, e come è solo un volgare voto di scambio quel 15 pct di chi conta sul reddito di cittadinanza. Uno potrebbe ipotizzare che in Italia la democrazia sia a fortemente malata e nella impossibilità di rialzarsi. E non si sbaglia.

Come è possibile che i molti errori dei politici al governo non siano usati contro di loro al fine di destituirli o, in caso di malgoverno comprovato, al fine di punirli per dare un esempio ed evitare il ripetersi di tali nefandezze?

E poi: perché la gente non ha modo di chiedere che sia fatta giustizia a chi è preposto a questo compito, cioè la magistratura? Può solo aspettare le prossime elezioni per fare sentire la sua disapprovazione?

Ma torniamo volentieri nel nostro amato Paese. Abbiamo notato due anni fa, all’inizio della pandemia, il formarsi in Svizzera di gruppi di cittadini di diversa estrazione, riuniti in Comitati, per contrastare le misure anti pandemia, per loro poco credibili; e non è successo nulla. Nessuno ha neanche mai contestato che i vaccini siano stati comprati dagli americani, nonostante che una ditta svizzera specializzata, la Lonza, avesse proposto di organizzare una produzione nazionale.

Decine di miliardi sprecati? No, “c’erano dei brevetti che lo impedivano”, mormora qualcuno. Ma la questione non è mai stata chiarita approfonditamente. Non dimentichiamo che in casi di emergenza un Governo può anche chiedere e ottenere delle licenze obbligatorie, se sono in gioco il benessere e la sicurezza generale. Votiamo, tre o quattro volte all’anno, per cose molto meno importanti! Votiamo per gli aerei da guerra! Silenzio assoluto su decine di miliardi andati in vaccini americani. Energia. Scartato il nucleare a furor di Popolo, vittime delle suggestioni gonfiate e menzognere su Chernobyl e Fukushima (anche la Democrazia Diretta andrebbe usata solo quando le argomentazioni sono lealmente spiegate alla gente), abbiamo lasciato che il nostro Governo comprasse energia nucleare francese, con centrali installate a due passi dalle nostre frontiere, e dipendesse dalle forniture di gas russo, anche se indirettamente. Non è una politica di approvvigionamento degna di un Governo saggio.

E oggi siamo nei guai. E perdiamo il nostro tempo a parlare di pannelli solari e di energia, pannelli che entrerebbero in funzione nell’inverno 2023/2024. Se la improvvidenza di chi ci ha portato in questa situazione fosse obiettivamente valutata e punita succederebbero eventi politici che non sono previsti dalla Costituzione, destituzioni e indagini sull’operato di eminenti politici. Il Popolo ha votato, certo, ma sotto l’influsso di menzogne e interpretazioni che hanno esagerato la pericolosità di questa tecnologia. Prova ne sia che tutto il mondo usa e costruisce nuove centrali. E se proprio si fosse voluto fare a meno del nucleare, allora qualunque cittadino con buon senso avrebbe differenziato le fonti di approvvigionamento di gas, dal nord Africa ai Paesi del Nord Europa e, perché no, una parte avrebbe potuto essere assicurata dal gas liquido americano. Costava di più? Ma quanto ci costa ora l’energia? Un occhio previdente deve accettare di pagare di più per coprire una parte di un fabbisogno importante e in vista di tempi difficili. E quanto ci costerà una eventuale carenza energetica in termini industriali e di qualità della vita, se dovessimo fermare impianti produttivi e riscaldamenti domestici? È veramente strano che non ci sia una valutazione di questi errori che di per sé già sono gravi, ma oggi portano a una crisi che tocca tutta la società, dalle bollette del singolo cittadino alle organizzazioni industriali e ai grandi servizi pubblici. Un tempo ci furono le rivoluzioni “del pane” . È un bene primario che accende le folle quando viene a mancare. I tempi nostri non ci trovano confrontati con una carenza di cibo, la mancanza di energia potrebbe però avvicinarci a situazioni simili. Se seguiamo con attenzione altri cambiamenti nella nostra vita quotidiana, notiamo fenomeni nuovi che non ci sconvolgono, ma dovrebbero farci pensare. L’enormità del debito pubblico, che nasce dalla spesa pubblica senza freni in molti Paesi, dove ci può portare? Come minimo ad una violenta inflazione, con un aumento dei prezzi al consumo e una caduta della capacità di acquisto dei salari. Con conseguenze facilmente immaginabili.

Da qui la domanda iniziale. Fino a che punto dobbiamo arrivare per capire che dobbiamo porre rimedio alla onnipotenza incapace di chi ci governa? Forse è meglio fare in modo che il buon funzionamento della la nostra vita quotidiana non agisca come un agente soporifero. I sistemi democratici, i meno peggio secondo la giusta opinione di Churchill, devono contenere dei sistemi di controllo atti ad assicurare la nostra libertà e il nostro benessere. Altrimenti essi si ammalano e tutti ne paghiamo le conseguenze. Forse non proprio tutti...

* imprenditore

Se vuio essere un vero cercatore della veritàé necessario che almeno una volta nella tua vita tu dubiti, per quanto possibile, di tutte le cose

CARTESIO

LOCARNO E VALLI

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2022-09-29T07:00:00.0000000Z

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