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Adesso si fa sul serio, contro il Portogallo

In Qatar la Svizzera festeggia gli ottavi: martedì il primo test senza appello

Missione compiuta. La Svizzera ha superato la Serbia in quella che da mesi era vista come la partita chiave del Mondiale elvetico, e accede agli ottavi di finale, dove martedì incontrerà il Portogallo di Cristiano Ronaldo, battuto pochi mesi fa in Nations League. Missione compiuta, ma se in casi come questo il risultato è ciò che davvero conta, va sottolineata la maniera nella quale la Svizzera ha messo sotto un avversario dalle indubbie qualità tecniche e fisiche. La compagine di Yakin ha disputato quella che è senza dubbio stata la miglior partita nella gestione del tecnico basilese, paragonabile al quarto di finale con la Francia agli Europei, con la differenza che in quel caso l’obiettivo minimo era già stato raggiunto, mentre in Qatar la Serbia rappresentava lo spartiacque tra un Mondiale riuscito e un Mondiale fallito.

Ragazzi, che gol

Se contro Camerun e Brasile, la Svizzera era stata criticata per una certa mancanza di aggressività in fase di possesso palla, ieri sera da questo punto di vista la prestazione è stata perfetta. La Nazionale non ha fatto una piega per i forfait di Sommer ed Elvedi, assenze che avrebbero potuto destabilizzare la squadra. Anzi, è partita con un assetto molto alto e subito con l’intenzione di prendere in mano le redini del gioco. La Serbia, ovviamente, non si è fatta mettere sotto, tant’è che nel primo tempo ha centrato un palo e realizzato due gol che avrebbero potuto mandare in crisi totale una Svizzera rimontata e superata. Ma la grande differenza la si è vista proprio nella qualità delle occasioni create (molte di più quelle elvetiche): i rossocrociati hanno di fatto regalato sia il palo (errore di Vargas), sia le due reti di Mitrovic e Vlahovic (entrambi svarioni di Freuler), mentre si sono costruiti con splendide trame le numerose chance avute, in particolare le due azioni che hanno portato al gol del 2-2 (Embolo) e del 2-3 (Freuler). Per tutti i 90’ la sensazione è stata quella di una squadra in grado di fare male ogni qualvolta passava la metà campo. Se alla viglia si pensava che la Serbia l’avrebbe fatta da padrona sotto l’aspetto tecnico e che la Svizzera avrebbe dovuto rispondere con il maggior spirito di squadra, il campo ha detto che gli uomini di Yakin sono stati migliori sotto ogni aspetto.

Gli zampini di Xherdan

Rispetto alla sconfitta con il Brasile è cambiato in modo palese l’atteggiamento, con una squadra che ha dimostrato di volersela andare a prendere, la vittoria. Detto ciò, non si può non sottolineare quanto continui a essere importante l’apporto di Xherdan Shaqiri, non a caso assente contro i verdeoro. XS è stato protagonista di un’ora di alto livello, durante la quale ha trovato il gol personale (è andato in rete negli ultimi tre Mondiali. Come lui solo Cristiano Ronaldo e Messi...) e ha messo lo zampino nelle altre due segnature con tocchi che hanno evidenziato una volta di più la delicatezza del suo piede sinistro. Una prestazione (e la vittoria) che fa passare in secondo piano anche la stizza con la quale si è accomodato in panchina quando Yakin lo ha tolto dal campo.

Xhaka perfetto, rissa a parte

In fase di non possesso palla, in pratica la Svizzera ha commesso tre soli errori, costati due gol e un palo. Kobel, di fatto, non è praticamente mai stato chiamato in causa, a dimostrazione di come la fase difensiva sia ormai diventata uno dei marchi di fabbrica di questa Nazionale. Con un Akanji sublime e uno Schär capace di 90’ senza le consuete distrazioni, sulle fasce Widmer ha potuto pungere meno del solito, confrontato con un cliente difficile come Kostic, mentre Rodriguez ha scorrazzato su e giù come ai bei tempi, dando ad esempio il “la” al gol di Shaqiri. A centrocampo, detto di Freuler che ha raddrizzato nella ripresa un primo tempo difficile, è entrato in campo benissimo Zakaria (quanti palloni recuperati), mentre Xhaka si è reso protagonista di una partita da vero capitano, perfetto direttore d’orchestra di una squadra che non ha steccato. Peccato per quel blackout che ben oltre il 90’ lo ha portato a scatenare una zuffa con Milenkovic (e poi Mitrovic, particolarmente nervoso): si è beccato un giallo (ed è andata bene), cartellino stupido che rischia di diventare pesante nel prosieguo del torneo. Sì, perché questa Svizzera non ha intenzione di fermarsi: il Portogallo è avversario di grande spessore, ma la squadra rossocrociata vista in campo contro la Serbia non è affatto inferiore.

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2022-12-03T08:00:00.0000000Z

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