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‘Eugenio-telefono-casa’

“Ognuno di noi, compreso me, ha abbastanza tempo ed esperienza sulle spalle per poter sapere che non si scappa da ciò che si è, dalla propria natura, dalla propria realtà, dalla verità. Anche i ticinesi, e io ne ho conosciuti tanti all’estero, lo sanno bene: in qualsiasi posto vada, un ticinese rimane ticinese nel cuore”. Il senso della canzone – l’impossibilità di sfuggire a se stessi – non corrisponde esattamente al senso di E.T., eppure l’ “Extraterrestre” di Eugenio Finardi, brano pubblicato nel 1978 sull’album Blitz, è l’alieno più celebre della canzone italiana.

“E.T. è un film che mi piace molto, che mi fa ancora tenerezza”, dice Finardi, incontrato a proposito dello showcase RSI di lunedì allo Stelio Molo (vedi laRegione di ieri). “E poi ho dei ricordi personali”, perfettamente in tema con i ricordi di questa pagina: “Mio figlio aveva paura di E.T., lo guardava dal corridoio, con un occhio solo e la mano davanti all’altro. Avrà avuto tre-quattro anni”. Dice ancora il cantautore: “In ambiti di fantascienza ci sono film che forse ho amato di più, come Poltergeist, ma se vogliamo restare agli extraterrestri – anche per il senso, che si avvicina molto a quello della mia canzone – allora sopra tutti gli altri metto Incontri ravvicinati del Terzo Tipo”.

CINEMA & COSTUME

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2022-12-03T08:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/282230899716507

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