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Il senso dell’attacco alle opere d’arte

Rispetto alle azioni plateali e agli attacchi verso simboli e opere artistiche di immenso valore (culturale ed economico) cui assistiamo con una certa regolarità, abbiamo chiesto un commento a Monica Delucchi, docente di Storia al CSIA di Lugano e alla SPAI di Trevano.

I giovani oggi vengono ascoltati e presi sul serio a sufficienza? Da cosa se ne accorge?

“Troppe volte la nostra società si limita a fare atto formale di ascoltare i giovani, spesso visti con fastidio, ostilità, timore. Assistiamo alla sfilata di classi di bambini e ragazzi ricevuti dalle autorità politiche e invitati a sedere nelle aule del legislativo o a festeggiare la maggiore età, con tanto di foto ricordo pubblicata sui quotidiani; esiste il Parlamento dei giovani, istituito dal mondo politico per dialogare con le nuove generazioni: iniziative lodevoli, che però non riescono quasi mai a sfociare in veri atti politici, e sembrano fatte per gratificare il bisogno di buonismo e inclusività degli adulti. Questo lo si vede non appena i giovani chiedono qualcosa che esula dalla zona comfort degli adulti: basta pensare alle reazioni di insofferenza dell’uomoqualcuno (l’uomo qualunque che si sente qualcuno di cui canta Caparezza) verso Greta Thunberg e i giovani manifestanti nei Venerdì per il Futuro, o la catartica soddisfazione che si respirava nei giorni successivi alla demolizione del Macello. I giovani vengono incentivati a occuparsi di politica, ma non appena lo fanno seriamente, abbattendo il muro di facciata del perbenismo, il mondo degli adulti li rimette al loro posto. E guai a commettere errori: l’errore è imperdonabile! Sarebbe invece buona cosa ricordarsi la lezione pedagogica dell’Illuminismo, che ci ha insegnato a vedere l’errore come un fondamento della crescita nella libertà: libertà che è una grossa responsabilità, prima che un diritto”.

Insegna anche in una scuola d’arte (CSIA): come avete commentato le azioni di protesta che colpiscono le opere?

“Ne ho parlato solo con le classi che hanno sollevato l’argomento. Paradossalmente questo è successo soprattutto nella scuola tecnica dove insegno, con allieve e allievi che non frequentano regolarmente musei e luoghi d’arte. Il tono nelle loro parole era pieno di indignazione, molto simile all’orrore scandalizzato che proviamo quando un membro della comunità viola la legge inconscia e sacra che ci dice che non dobbiamo camminare sulle tombe o fare picnic in una chiesa. Nei pochi accenni al tema usciti nella scuola d’arte ho invece percepito sentimenti di tristezza per l’aggressione a opere di artisti amati, che oltretutto nella loro vita erano stati ‘imbrattati’ dallo stigma della società benpensante del tempo, come Van Gogh”.

In quanto storica, concorda con il fatto che servano gesti eclatanti per essere visti? Esempi storici di rivolte dal basso che cambiano il mondo?

“Da storica ho imparato a convivere col pessimismo circa la possibilità di cambiare il mondo. Certamente i gesti eclatanti aiutano, ma la qualità fondamentale per cambiare le cose è l’intelligenza, accompagnata da una buona dose di perseveranza: se mancano queste due qualità, la protesta eclatante susciterà solo sentimenti oppositivi al tema su cui si vuole portare l’attenzione. La ragione della protesta è a mio avviso assolutamente legittima, e rappresenta una delle sfide prioritarie dell’imminente futuro in cui i giovani saranno costretti a vivere. Di esempi storici ne esistono molti: dal Boston Tea Party del 1773, che portò alla nascita degli Stati Uniti, al gesto di Rosa Parks, che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto ad un bianco su un bus di Montgomery, passando per il fenomeno della Resistenza nella Seconda guerra mondiale e arrivando alle proteste silenziose di Plaza de Mayo a Buenos Aires, così simili a quelle in corso contro il regime russo e bielorusso, o a quelle urlate e di massa contro il regime degli Ayatollah in Iran. Nei limiti di grandezza dati, è stata intelligente e ironica anche la protesta dei forni a microonde organizzata dai liceali di Locarno lo scorso anno”.

L’APPROFONDIMENTO

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2022-12-03T08:00:00.0000000Z

2022-12-03T08:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/282312504095131

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