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Fiscalità dei frontalieri, luce verde dal Senato

Prossima tappa per l’accordo tra Italia e Svizzera: la Camera, dove il sì pare scontato. Per il telelavoro il ministro dell’Economia evoca un disciplinamento transitorio.

di Marco Marelli

A questo punto l’entrata in vigore il 1° gennaio 2024 della nuova imposizione fiscale dei frontalieri – caldeggiata da politici, sindacalisti, amministratori locali – è molto più che un auspicio. È infatti diventata una certezza, anche se ancora manca l’approvazione da parte della Camera dei deputati, considerata però una pura formalità. Questo dopo che l’assemblea di Palazzo Madama, all’unanimità (142 voti a favore e un solo astenuto), nella seduta di ieri ha approvato il disegno di legge composto da 12 articoli (primo firmatario il senatore dem varesino Alessandro Alfieri) che autorizza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ratificare l’accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori transfrontalieri e il Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio. Il nuovo accordo, che sostituirà quello del 1974, è stato approvato senza sorprese in quanto era scontata la convergenza di tutte le forze politiche. Quattro i punti essenziali di cui consta: a) gli attuali lavoratori frontalieri residenti nei comuni italiani nella fascia di 20 chilometri dal confine elvetico continueranno a essere tassati esclusivamente in Svizzera; b) sono considerati attuali frontalieri coloro che tra il 31 dicembre 2018 e la data dell’entrata in vigore dell’accordo hanno svolto un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera in Svizzera, per loro il trattamento fiscale andrà avanti per tutta la loro vita lavorativa; c) per gli attuali frontalieri il sistema dei ristorni dalla Svizzera all’Italia sarà applicato fino all’anno d’imposta 2024 compreso; d) i nuovi frontalieri (quelli assunti dopo il 1° gennaio 2024) saranno soggetti a tassazione concorrente: la Svizzera avrà diritto a trattenere una quota di imposta alla fonte dell’80%, poi saranno tassati in Italia, riconoscendo al lavoratore frontaliere le imposte pagate alla fonte. Per i nuovi frontalieri che pagheranno le tasse in Italia è riconosciuta una franchigia di 10mila euro (inizialmente era di 7’500 euro), in modo da abbassare il reddito imponibile. Per il periodo transitorio di dieci anni i tre Cantoni svizzeri (Ticino, Grigioni e Vallese) verseranno il 40% delle tasse pagate dai frontalieri: attualmente è il 38 per cento.

‘Mantenere saldi i rapporti con la Svizzera’

Il disegno di legge approvato dal Senato prevede una riduzione del 20% dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia, soprattutto in Lombardia. La discussione nell’aula di Palazzo Madama è stata aperta dai due relatori, Mario Borghesi (centrodestra) e Luigi Spagnoli (centrosinistra). Sono seguiti gli interventi dei senatori Massimiliano Romeo (Lega) ed Enrico Borghi (Pd). Il capogruppo leghista ha sostenuto che se si è arrivati ad approvare l’accordo lo si deve soprattutto al lavoro svolto da Regione Lombardia e Consiglio di Stato del Canton Ticino che il 17 dicembre 2018 hanno sottoscritto un documento congiunto contenente proposte e modifiche migliorative rispetto ai contenuti del Protocollo del 2015 (governo Renzi) che aveva creato preoccupazione e tensioni tra i frontalieri. Insomma, considerato che fra una decina di giorni in Lombardia si vota per le “regionali”, si è ritagliato i meriti per i risultati ottenuti. L’esponente del Pd, parlamentare ossolano, si è soffermato sull’importanza di mantenere saldi rapporti con la Svizzera “con la quale dividiamo una frontiera lunga 740 chilometri, considerato che gli investimenti svizzeri in Italia ammontano a 17 miliardi di euro e che il nostro export verso la Confederazione elvetica ammonta a 39 miliardi lordi, quanto quello di Cina e Russia messe insieme. Approvando questo accordo, che arriva comunque in ritardo, consolidiamo i nostri rapporti con i vicini di casa”. Un accordo che per l’esponente dem rappresenta la “prima prova in Italia di federalismo” in quanto le risorse derivanti dalla nuova fiscalità dei frontalieri rimarranno sui territori di confine. Il senatore Borghi ha ricordato che già nel 2017 il suo partito aveva sollecitato un Fondo di sviluppo destinato alle zone di confine. L’accordo, all’articolo 10, prevede un Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-elvetiche, alimentato dalle tasse pagate dai frontalieri. Un fondo che entro il 2045 avrà una dotazione sino a 221 milioni di euro. Numerosi i commenti all’accordo approvato dal Senato, fra cui quello del senatore dem Alessandro Alfieri: “Con questo accordo pensiamo di aver ristabilito un modo corretto di rapportarsi con la Svizzera la cui importanza per il nostro Paese è imprescindibile. Il risultato ottenuto lo si deve al fatto che c’è stato un convinto dialogo con il territorio. L’accordo infatti non è stato calato dall’alto”.

Lavoro da casa, Giorgetti: ‘Emendamento’

Nella seduta di ieri il Senato con lo stesso esito numerico espresso sulla nuova fiscalità dei frontalieri ha approvato anche i tre ordini del giorno presentati da Massimiliano Romeo (Lega), Alessandro Alfieri (Pd) e Bruno Marton (M5S) – sostanzialmente identici – che impegnano il governo “ad adottare tutte le misure di propria competenza al fine di avviare con urgenza negoziati con il Consiglio federale svizzero, volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei frontalieri con modalità più ampie e agevoli alle limitazioni normative che sono tornate in essere” dal 1° febbraio 2023. Rispondendo in aula a un’interrogazione sul tema, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha assicurato che il governo ha già avviato interlocuzioni con la controparte elvetica “per definire, a breve, la possibilità di utilizzare a regime le nuove modalità di prestazione dell’attività lavorativa, sperimentate durante il periodo della pandemia, anche dopo la cessazione del periodo emergenziale”. E ha comunicato che “è intenzione del governo presentare un emendamento ai provvedimenti all’esame delle Camere finalizzato a disciplinare in via transitoria” – quindi fino all’approvazione della legge di ratifica – “l’attività lavorativa svolta dai frontalieri in modo da definirne la portata normativa”.

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