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Sempre più pompe di calore, impianti solari e auto elettriche: la rete è al limite

Per realizzare la transizione energetica occorre installare rapidamente il maggior numero possibile di pannelli solari e pompe di calore. L’azienda BKW sottolinea però che l’attuale rete di distribuzione non è progettata per questo. In situazioni critiche

Christoph Eisenring*

Gli svizzeri acquistano in massa auto elettriche e installano più che mai pompe di calore. Questo riduce la dipendenza dal petrolio e dal gas naturale e ci avvicina alla neutralità climatica. Ma c’è un problema: se il boom continua, spingerà le reti di distribuzione al limite della loro capacità. Nel caso, ad esempio, che tutti carichino le loro auto in una fredda sera d’inverno, quando la domanda di elettricità è già elevata. Così si rischiano interruzioni di corrente a livello locale.

Recentemente è stato reso noto che la Germania consentirà ai fornitori di energia elettrica di limitare il consumo di elettricità degli utenti a partire dal 2024 se molte pompe di calore saranno in funzione nello stesso tempo in cui le auto elettriche saranno sotto carica. Il gestore della rete interverrà da remoto per ridurre il carico. Tuttavia non dovrebbe esserci una chiusura totale. Il proprietario della Tesla potrebbe almeno continuare a ricaricare la sua auto fino a quando la batteria sarà sufficiente per 50 chilometri. Potrebbero essere necessari interventi di questo tipo anche in Svizzera? Andreas Ebner è responsabile della pianificazione e dei progetti di rete di BKW, che controlla circa il 10% della rete di distribuzione locale svizzera. Mette in guardia dalle «condizioni tedesche» se la Svizzera non accelera in modo significativo l’espansione della rete e le necessarie procedure di approvazione. La Germania ha ampliato enormemente le energie rinnovabili, ma, nello stesso tempo, l’espansione della rete è in ritardo, sottolinea Ebner.

In Svizzera il numero di pompe di calore è raddoppiato a 378.000 in dieci anni. Attualmente circolano quasi 180.000 auto che si ricaricano esclusivamente o parzialmente con l’elettricità (ibridi plug-in) e la tendenza è in forte aumento. Inoltre nel 2022 sono stati installati circa 1.000 megawatt di pannelli solari su tetti e facciate svizzere, con un aumento del 50% rispetto all’anno precedente. Questi tre sviluppi fanno sì che la rete elettrica sia sempre più sollecitata. Il carico di punta della Svizzera è attualmente di 9.600 megawatt (pari a circa dieci volte la potenza di una centrale nucleare) e potrebbe aumentare della metà entro il 2035, secondo i calcoli di Ebner.

BKW chiede ora che, come ai fornitori in Germania, le venga data in caso di emergenza la possibilità di ridurre il carico temporaneamente e di limitare i consumi. Senza compensazioni, secondo BKW, perché si evita il collasso locale, a vantaggio di tutti i clienti.

Tuttavia non solo il consumo, ma anche l’immissione massiccia di energia solare nella rete durante le giornate estive più luminose può portare a uno squilibrio. Ebner propone quindi che si possa limitare in modo permanente l’immissione in rete di energia solare al 70%. Non ha senso dal punto di vista economico trasportare fino all’ultimo kilowattora di elettricità e allestire una costosa infrastruttura di rete per queste poche ore l’anno. Questo ridurrebbe la necessità di espansione della rete del 30%.

Sembra una scelta draconiana, ma stiamo parlando di picchi di produzione e, nel complesso, di una piccola quantità di energia. La legge attuale prevede l’obbligo di acquistare energia solare, il che significa che i fornitori di elettricità hanno le mani legate. Che cosa pensa della proposta la Commissione federale dell’energia elettrica (ElCom), che sorveglia il mercato dell’elettricità? Ritiene che la palla sia nel campo dei politici, ma in linea di principio è d’accordo con BKW: riconosce che da un punto di vista economico questa è un’opzione ragionevole.

Secondo Andreas Ebner manca una discussione sul tipo di rete che la Svizzera vuole. Una rete orientata al carico massimo comporterebbe enormi costi di espansione aggiuntivi, pari a 60 miliardi o più entro il 2050, anziché i 30 miliardi di franchi del modello di base. Lo dimostra uno studio commissionato dall’Ufficio federale dell’energia (UFE).

Una leva importante per ridurre al minimo gli interventi di emergenza sarebbe rappresentata dalle tariffe di rete, che applicano il principio «chi inquina paga» - una cosa che oggi non avviene. Il fattore decisivo per l’ampliamento della rete è la quantità massima di elettricità che deve essere trasmessa, anche se questo avviene solo per un breve periodo dell’anno. È paragonabile a un’autostrada che deve affrontare il traffico dell’ora di punta al mattino e alla sera, anche se di giorno è molto meno affollata. Secondo BKW una tariffa forfettaria per l’utilizzo della rete che dipenda dalla quantità massima di elettricità che può essere trasmessa attraverso il cavo fornirebbe i giusti incentivi. Ogni proprietario di casa dovrebbe quindi valutare attentamente la capacità massima di connessione di cui ha bisogno. Pertanto, risparmierebbe denaro mantenendo bassa la capacità, rispettivamente scaglionando uniformemente il consumo. Una tariffa forfettaria motiverebbe inoltre le persone a utilizzare l’energia solare prodotta da loro stesse e a immagazzinarla, ad esempio, in una batteria.

Attualmente la Svizzera non riesce a muoversi abbastanza velocemente nella costruzione di impianti solari e pompe di calore. Ma l’esempio tedesco costituisce un monito. Se le reti vengono ignorate, la transizione energetica non può avere successo. ElCom scrive che i colli di bottiglia nella rete di distribuzione «in molti luoghi non sono ancora un problema serio». Si può controbattere dicendo che lo saranno sul medio termine, se non si interviene ora. Il tecnico di rete è quindi importante per la transizione energetica almeno quanto l’installatore di impianti solari. * dalla NZZ del 23.1.23

LOCARNO E VALLI

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2023-02-02T08:00:00.0000000Z

2023-02-02T08:00:00.0000000Z

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