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Storia di Elda Pucci, sindaco di Palermo

Sabato e domenica al Teatro di Locarno, Ottavia Piccolo in ‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’, storia di una donna retta dunque scomoda, a mafia e politica

di Beppe Donadio

Un anno fa, nel giorno in cui la macchina bellica russa si abbatteva sull’Ucraina, Ottavia Piccolo portava in scena ‘Eichmann, dove inizia la notte’. Ora, sull’onda dell’arresto di Matteo Messina Denaro, è la volta di ‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’. «Come si dice? Siamo sempre sul pezzo, ma non l’abbiamo calcolato», commenta l’attrice italiana, in arrivo a Locarno – questa volta accompagnata dall’Orchestra Multietnica di Arezzo – con lo spettacolo scritto da Stefano Massini, per la regia di Sandra Mangini. Sabato 4 e domenica 5 febbraio al Teatro di Locarno (prevendita su www.ticketcorner.ch), ‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’ fa rivivere Elda Pucci, eletta sindaco di Palermo il 19 di aprile del 1983, in piena guerra di mafia, e sfiduciata poco meno di un anno dopo. Pensata come uno specchietto per le allodole, la pediatra siciliana era una persona per bene. Due anni più tardi il suo addio all’incarico di prima cittadina, affinché il messaggio fosse chiaro, la sua casa di Piana degli Albanesi fu fatta saltare in aria da due cariche di esplosivo. «Stefano Massini – dice Piccolo – ha voluto scrivere questa storia che non si conosce o della quale ci si è per lo meno dimenticati. È capitato che per tanto tempo non si sia più parlato della mafia, come se non esistesse più, come se avessimo vinto su tutti i fronti. Ora la cattura di Matteo Messina Denaro ha riesumato l’argomento».

Ottavia Piccolo: che donna era Elda Pucci?

Premetto che mi ricordavo di un sindaco donna a Palermo, ma non cosa fosse accaduto. Ne ricordavo il viso, la tipologia fisica, quella di una donna austera. Se la mafia l’avesse ammazzata, oggi di lei ci ricorderemmo tutti. La sua non è una storia tragica perché l’essere morta di malattia, nel suo letto, non l’ha resa né simbolo né eroina. Eppure la vicenda è emblematica di quel che succedeva a Palermo in quegli anni e che continua ad accadere oggi, in varie forme, anche altrove. Chi prese in considerazione Elda Pucci come sindaco, pensò che sarebbe potuta essere manovrabile come un testa di turco. Per la Democrazia Cristiana

dell’epoca, in difficoltà per i molti componenti indagati o chiacchierati, quella donna significava rifarsi il trucco. Lei, invece, cominciò a mettere la mani dove non avrebbe dovuto: si accorse che mancavano dei soldi, volle sapere perché si affidassero i servizi pubblici a una ditta piuttosto che a un’altra, diventando – da volto di rappresentanza – persona che rompeva le uova nel paniere. Non solo: dopo pochi mesi della sua elezione, la mafia ammazzò il giudice Rocco Chinnici, che bene conosceva. Fu lei a far sì che il Comune si costituisse per la prima volta parte civile in un processo di mafia. Quanto bastò per essere sfiduciata.

Massini ha scelto di raccontarla partendo dal suo ruolo di pediatra…

Sì, ‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’ è una frase che Elda Pucci pronunciò davvero durante un’intervista. Disse che se noi riuscissimo a spiegare alla gente Cosa Nostra come se la spiegasssimo a dei bimbi, forse tutto sarebbe potuto essere diverso. Stefano ha suddiviso la storia in dieci stazioni, ognuna delle quali ha il nome di un bimbo, paziente di Elda. Nomi puramente poetici, naturalmente, finalizzati al racconto.

‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’ non è uno spettacolo per bambini. Lei, comunque, ha un’idea di come gliela si potrebbe spiegare?

Oh, se davvero riuscissimo a farlo! Cosa Nostra si spiega con secoli di sudditanza rispetto a una situazione in cui lo Stato, almeno per un paio di secoli, ha latitato. Ma ciò che accade in Sicilia, accade con altri nomi, purtroppo, dappertutto. La mafia non è un’esclusiva della Sicilia, le mafie di varia formazione e nazionalità si sono estese, consorziate, hanno fatto cartello in giro per il mondo. E molto genericamente, nei programmi elettorali si parla di “lotta alla criminalità organizzata”, un proclama che non corrisponde mai a effettive grandi manovre, e non parlo né di destra né di sinistra. Una parte copiosa degli ufficiali pubblici del nostro Paese, per fortuna, continua a lavorare contro la mafia. L’arresto del latitante principe degli ultimi trent’anni sta a significare che del lavoro è stato fatto. Ma come diceva uno dei carabinieri coinvolti nell’operazione, “il lavoro comincia ora”.

Lo spettacolo è già stato in Sicilia?

In Sicilia non ci siamo ancora stati, ma ci vogliamo andare. La cosa buffa è che nessun teatro siciliano ci ha invitati, e può succedere, ma i media siciliani sono stati assai generosi d’interviste e segnalazioni, perché la cosa crea molto interesse. Tra l’altro, grazie a questo testo e al nostro spettacolo, presentato nel settembre del 2021 all’interno della trasmissione ‘Ricomincio da Raitre’ – d’accordo con i familiari della donna – ora nelle stanze del Municipio di Palermo, dove non c’era mai stato nemmeno un bigliettino con scritto “Elda Pucci è stata sindaco di questa città”, c’è finalmente una targa. È una soddisfazione. In molti, a partire da Ida, cugina di Elda, ci chiedono di andare in Sicilia. Ma se non ci invitano, non è che possiamo occupare il teatro…

Da Hannah Arendt, sul palco a interloquire con il criminale nazista Adolf Eichmann, a Elda Pucci, sindaco anti-mafia ante litteram. Prima ancora, la giornalista russa Anna Politovskaja, invisa al regime putiniano e freddata nel suo palazzo a Mosca. Sono molte le donne che lei porta in scena, sempre ispirata da Massini.

Ce n’è una che sente più ‘sua’ delle altre?

Sono sedici anni che recito solo testi di Stefano, sono felice e continuo a farlo. Sedici anni dopo, continuiamo a replicare ‘Donna non rieducabile’, su Anna Politovskaja. Lei fu uccisa nell’ottobre del 2006, e nel maggio dell’anno successivo era già in scena. Due settimane fa eravamo in Toscana, a marzo saremo a Bologna. Continuano a chiamarci perché anche quella storia, purtroppo, resta molto attuale.

Mi permetto una divagazione fantascientifica: tra le sue donne c’è anche la Principessa Leila, per gli americani Leia, che nella versione italiana di ‘Guerre Stellari’ ha la sua voce: che rapporto ha con quel personaggio?

Molto buono, mi accompagna da tanto tempo. Fino a 5-6 anni fa non lo sospettavo, ma intorno a ‘Guerre Stellari’ c’è un mondo d’incontri, feste, congressi, e vengo chiamata spesso. Ogni tanto, qualsiasi sia l’occasione, mi chiedono una battuta dal film e io rispondo “e chi se la ricorda!”. L’unica che ricordo è “La forza sia con te”. Mi dispiace che Carrie Fisher non ci sia più, dai documentari ho scoperto una persona speciale. E mi dispiace perché con lei è finita pure la mia pensione (ride, ndr).

Chiudo col suo teatro, che si dice ‘politico’, ma la definizione più completa è forse ‘civile’: la sua è una scelta di ‘militanza’?

Il teatro classico è classico proprio perché ci parla ancora adesso. Il fatto è che ho anche un’età e sarei fuori ruolo per determinati personaggi. È vero che Giulietta un tempo si poteva recitare sino a cinquant’anni, maio ne ho qualcuno in più. Nel teatro che faccio io, non voglio definirmi una combattente, peròm’interessa guardarmi intorno e raccontare storie che mi sono vicine, e che non ha mai fatto nessuno.

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