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Il branco

di Arnaldo Alberti

Il branco è un gruppo di animali della stessa specie (lupi, capre, pecore ecc.), che vivono insieme e agiscono in modo omogeneo, secondo regole che prevedono una gerarchia e talvolta una suddivisione dei compiti. Per ciò che concerne il genere umano gli uomini e le donne si possono unire in un gruppo coeso per un fastidio, per le mode ideologiche e culturali del momento e per l’avversione degli “altri”. L’“impegno politico” può allora essere inteso, nel senso spregevole del termine, d’intruppamento. Quando un uomo o una donna, di qualsivoglia colore e tendenza, espongono le loro assennate intuizioni sulla diffusa degradazione culturale e morale del tempo, spesso si intruppano e, uniformandosi passivamente al comportamento negativo degli altri, creano un branco pecoresco. È ciò che si verifica oggi in conseguenza della guerra in Europa. È presente e virulenta l’istigazione da parte di tutta la stampa e dei media dell’occidente alla russofobia e all’odio verso Putin e il suo popolo. Si dimenticano persino i decenni in cui scienziati americani hanno volato, ospiti dei russi e interoperativi con loro, sulle stazioni spaziali Mir (parola russa che significa pace). Fu quella coabitazione fra russi e americani che contribuì a creare una prima combinazione ideale per l’esplorazione umana dello spazio a livello internazionale. La guerra esprime sempre lo spregio totale d’ogni valore etico e morale che dovrebbe tenere coesi i vari gruppi sociali. Si trascura il fatto che uccidere è sempre un crimine, indipendentemente dalla parte in cui l’omicida e la vittima si trovano. I carri armati, custoditi, con spirito preveggente e assennato in depositi svizzeri, sono pretesi, con non poca arroganza, dalla Germania, per sostituire quelli da lei, senza uno straccio di previdente calcolo delle necessità per la sua difesa, ceduti all’Ucraina. Questi carri sono strumenti letali per ammazzare giovani russi che a loro volta uccidono gli ucraini. Il ruolo assegnato ai contendenti di questo conflitto, così come l’identificazione di chi sia l’aggressore e l’aggredito, non svincola nessuno dei combattenti dal rispetto dovuto all’essere umano, sia colui che si trova nelle vesti del biblico Caino o nel ruolo del soldato russo o ucraino. Uccidere il presunto nemico è sempre un crimine. La licenza di uccidere, anche quella inclusa nella sentimentale difesa della patria o della famiglia, è un relitto dell’aggressività animale rimasto, dopo millenni di eccidi, nel profondo dell’inconscio umano. Questo residuo d’inciviltà viene alla luce perché favorito da uno stato diffuso d’incultura umanistica e da una corruzione delle coscienze che cercano e trovano giustificazioni in una volgare e rozza propaganda dei media. Enrico Morresi, nell’ottobre del 2022, ha pubblicato estratti della prassi del Consiglio svizzero della stampa. È questo un organo che ha agito seguendo rigorosamente un’etica. Tuttavia, in questi tempi un “nemico” è stato escluso, anche da noi da un trattamento civile e rispettoso. Il russo, ridotto pubblicamente da Biden a un reietto, è un avversario che oggi può essere oltraggiato, schernito e dileggiato impunemente da chiunque. A questo proposito nel saggio intitolato “Che cos’è l’Illuminismo?”, Immanuel Kant risponde che “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stesso è questa minorità, se la sua causa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro”. L’imperialismo americano istituendo la Nato, sempre comandata da un ufficiale americano, limita la capacità civile d’agire e costringe in uno stato di minorità tutti coloro che si assoggettano all’impero. Gli imperialismi, da quello romano a quello napoleonico, a quello coloniale inglese che oggi continua con il successore americano, a quello del terzo Reich nazifascista, al russo, hanno sempre ridotto allo stato minorile popoli di intere nazioni. Con il ricordo ancora vivo di quello di Norimberga suscitano in me stupore e sconcerto tutti i propositi sbandierati d’istituire tribunali internazionali per punire presunti o veri criminali di guerra. Con ciò si manifesta il chiaro proposito del futuro vincitore, ispirato dal solo sentimento di vendetta, di punire o umiliare il futuro perdente o lo sconfitto e continuare così a e mortificare, poi eventualmente uccidere, in un continuo, eterno ritorno della storia, il presunto nemico.

OPINIONI

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2023-03-25T07:00:00.0000000Z

2023-03-25T07:00:00.0000000Z

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