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Un venerdì apatico ‘Ed è da dimenticare’

Il Lugano torna da Ginevra con un pugno di mosche e sa di non aver più diritto all’errore. ‘Non abbiamo mai mollato prima, non lo faremo adesso’.

di Christian Solari e Valdo Baumer

Ginevra – Dicono che ogni partita ha la sua storia. Ma ce ne sono anche alcune che non ce l’hanno. Un po’ come il quinto atto di GinevraLugano, la partita che avrebbe dovuto far tremare le gambe al Servette dopo il fulmineo gol di Fazzini martedì, nel supplementare di gara 4. A tremare, stavolta, è invece soprattutto la rete della porta di un Mikko Koskinen bravissimo sin dall’inizio di questi playoff non soltanto tra i pali, ma pure quando si tratta di dare una mano ai compagni, lamentandosi o perché la gabbia non resta bloccata sui ritti, per il laccio della maschera che non chiude bene, oppure semplicemente perché deve dirne quattro all’arbitro, come solo i giocatori più scafati sanno fare nei playoff. In gara 5, però, non c’è strategia che tenga. Il problema, stavolta, potrebbe essere quello dell’energia. Sta di fatto che per la prima volta in questa serie, sull’arco dei sessanta minuti la squadra di Cadieux trema sì e no un paio di volte. Nella sera del ritorno in pista anticipato di Mark Arcobello, il capitano, ripresosi a tempo di record dopo la frattura del malleolo, che fa la sua prima apparizione sul ghiaccio delle Vernets dopo cinque minuti e quattordici, al centro di una quarta linea che sarebbe quella di Josephs, Morini e Gerber. Inizialmente sarà quest’ultimo a lasciare il posto al capitano bianconero, che giocherà stabilmente al centro di quel blocco fino ad accumulare quattro minuti e altrettanti secondi di ghiaccio, in un primo tempo in cui i bianconeri riusciranno a tirare in porta appena quattro volte, e due di quei tiri portano proprio la firma di Arcobello. E se il centro americano comincia la serata dando tutto sommato una buona impressione, va a finire che la chiude in panchina dopo aver assestato una carica del tutto gratuita a quell’Alessio Bertaggia che fino all’anno scorso era suo compagno di squadra, ma soprattutto che in quel momento non è neppure in possesso del disco.

L’incredibile rientro di Le Coultre

Naturalmente senza voler fare paragoni, che non avrebbero neppure senso, basandoci soltanto sulle cifre diremo che a fine partita Arcobello avrà giocato per un totale di 12 minuti e 17 secondi (la maggioranza dei quali in prima linea, dov’è stato promosso nel periodo centrale), con oltre il sessanta per cento di ingaggi vinti, ma un bilancio di -2. Invece l’altra – sorprendente – new entry di questa serie, il difensore ginevrino Simon Le Coultre, a cui era stato asportato un rene dopo che aveva avuto la peggio in uno scontro di gioco a metà febbraio sul ghiaccio di Ambrì, la cui stagione avrebbe dovuto essere conclusa («Solo ieri ha ricevuto luce verde dai medici», spiega il ‘diesse’ del Ginevra Marc Gautschi) ha terminato la sua prima fatica in questa serie con un gol e un assist all’attivo.

Di puck smarriti e occasioni sprecate

Com’era già successo l’altra sera a Lugano, è stato il Ginevra a fare la partita. Stavolta, però, l’impressione è che i ragazzi di Gianinazzi non riescono a reagire, o almeno non come vorrebbero. Mentre un Servette a sua volta meno tonico di altre volte (perché una serie del genere non può non essere usurante) dà comunque l’impressione di tener vivi i dischi, recuperandone parecchi, e pure con un po’ troppa facilità, nella metà pista ticinese. Del resto, le prime tre reti granata sono tutte originate da dei puck smarriti per strada dai bianconeri, che vanno alla seconda pausa con un ritardo mai accusato prima in questa serie.

Eppure, rispetto a un primo tempo smunto e senza pepe, nel secondo non è che i bianconeri non ci provino: prima, ancora sul risultato di 10, c’è la furibonda mischia stile rugby dopo un tiro di Fazzini (al 22’53’’), con Mayer che si salva prima che il puck gli sfugga tra i gambali, e in seconda battuta il portiere granata si distende sul ghiaccio cercando di occupare più spazio possibile, riuscendoci. Poi, al 24’30’’, arriva un clamoroso palo di Thürkauf, e in quell’occasione non c’è nulla che Mayer potrebbe fare. Sono i primi segnali di riscossa, di una riscossa che, però, in fondo, non avverrà mai. Anche perché l’impressione che stavolta il Lugano non sappia sfruttare quel po’ di occasioni che riesce a procurarsi. Basti pensare a quella clamorosa capitata ad Andersson alla mezzora, quando Fazzini anticipa il movimento laterale di Mayer e scarica il puck al difensore numero 55, che riesce però a mancare l’appuntamento con la porta vuota. Oppure alla seconda, furibonda mischia davanti a Mayer, a trenta secondi dalla seconda pausa, che si conclude con un nulla di fatto nonostante dall’ultima immagine si evince che il puck avrebbe toccato la seconda linea. «Gli arbitri – rivela il coach bianconero a fine gara – mi hanno spiegato che dalle immagini in loro possesso non si poteva concludere con certezza che il puck fosse entrato». In realtà, ci sarebbe un’immagine che può legittimamente supportare l’ipotesi che il disco avesse toccato la seconda linea, ma dall’inquadratura del cronometro si capisce che a quel punto il gioco era fermo.

‘Era il Servette la squadra migliore’

Luca Gianinazzi, al suo solito molto lucido, non cerca scuse. «Siamo delusi, ma il Ginevra è stata la miglior squadra sul ghiaccio ed è stata la loro miglior partita della serie. Noi invece abbiamo commesso errori troppo grandi, che abbiamo pagato a caro prezzo e che ci hanno impedito di rimanere vicini nel punteggio. Il Ginevra ci ha messi sotto pressione e ci ha costretti a commettere degli errori, ma noi abbiamo comunque gestito troppo male certe situazioni. Il rientro di Arcobello? Quando si perde 5-1 non è assolutamente corretto parlare di un’individualità, ma se pensiamo da quanto tempo era fuori direi che ha disputato un’ottima partita. E ora non è il momento di puntare il dito contro qualcuno». Infatti è tempo di riscatto. «Già contro il Bienne a un minuto dalla fine avevamo le spalle al muro, le abbiamo ancora adesso – continua il coach bianconero –. Abbiamo sempre lottato e non smetteremo di certo ora. Ci crediamo, al 100%, e sicuramente giocare davanti al nostro pubblico sarà un bel cambiamento. Ci sono diverse cose che possiamo rimproverarci, non solo l’aver preso rapidamente il 4-1, ma se qua prendi cinque gol, vincere diventa una missione impossibile». «È una partita da dimenticare – gli fa eco Marco Müller –. Infatti non abbiamo giocato come volevamo, e adesso dobbiamo vedere cosa abbiamo sbagliato e correggere per domani. In casa con i nostri tifosi daremo tutto per vincere e per tornare qua. Errori come quello sul quarto gol sono cose che possono succedere, ma per tutti i sessanta minuti non abbiamo fatto abbastanza per vincere, non lottando così duramente come fatto nelle partite precedenti. Non penso che fosse un segnale, da entrambe le parti in questa serie ci sono stati diversi check così, quindi non è stato niente di grave. Il gol annullato? Siamo professionisti, dobbiamo saper gestire queste cose, però ci ha fatto male, perché era una rete che ci sarebbe servita».

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2023-03-25T07:00:00.0000000Z

2023-03-25T07:00:00.0000000Z

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