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Airbag

Oltre alla testa c’è tutto il resto

A CURA DELLA REDAZIONE

Non esiste oggi sport o attività ludica che non ponga l’accento sull’aspetto della sicurezza. A giusta ragione visto il numero sempre crescente degli infortuni non professionali che avvengono mentre si praticano attività nel tempo libero. Se caschi, guanti, pantaloni specifici per chi vuole viaggiare in sicurezza a bordo della propria moto sono diventati parte integrante del corollario del saggio centauro – anche se sulle strade si vede ancora di tutto, compresi utenti in pantaloncini e maglietta... – una giacca protettiva è estremamente importante per divertirsi senza brutte sorprese quando si sale in sella.

Quando si parla di airbag per moto non parliamo di un pallone che si gonfia. Pensate che il primissimo brevetto di airbag risale al 1952; ma è dagli anni Settanta che si è cominciato a equipaggiarne le automobili (non senza un grande seguito di critiche e incertezze sulla sua effettivà funzionalità). Negli anni il sistema è stato perfezionato al punto da essere montato un po’ ovunque sulle 4 ruote. Oggi una tecnologia obbligatoria per i professionisti delle corse, l’idea di renderla disponibile a tutti i motociclisti è dell’azienda italiana Dainese, che agli inizi degli anni 2000 introduce i primi prototipi, poi commercializzati una decina d’anni più tardi. Oggi in modalità sia meccanica sia elettronica, l’airbag può corredare tute, giacche o essere indossato come gilet sopra o sotto altri indumenti. Ma cosa li differenzia?

Gli airbag meccanici

Sono i primi a essere arrivati sul mercato e lavorano in maniera semplice ma efficace: chi guida è connesso alla moto tramite un cavo ( vedi immagine) che, in caso di caduta, si sgancia andando ad azionare il sistema di gonfiaggio della sacca mediante l’azione di una o più bombolette a gas, con un tempo di attivazione inferiore ai 200 millisecondi. Secondo un recente contributo apparso sul portale

automoto.it, il sistema è veloce, semplice ed economico: normalmente si tratta di gilet comodi da indossare sopra alla giacca, di facile manutenzione e quindi decisamente più versatili di una giacca o tuta. Tra i difetti, da segnalare che in caso di apertura del dispositivo sarà necessario rimpiazzare la bomboletta con una nuova. Come pure l’eventualità di un urto da fermi o di una banale caduta che non fa staccare il cavo dalla moto e dunque “innescare” l’esplosione che gonfierà la sacca. Ultimo non ultimo, il dimenticarsi del cavo e scendere belli spediti dalla moto facendo esplodere il tutto senza motivo.

... e quelli elettronici

Più costosi dei precedenti, i dispositivi elettronici (detti anche stand alone), sono la naturale evoluzione dell’airbag: funzionano grazie a una centralina che controlla sensori, giroscopi, accelerometri e attraverso una serie di algoritmi rileva l’impatto e aziona, entro 100 millisecondi, l’apertura del cuscino protettivo. E questo è un gran vantaggio: la velocità di azionamento, inferiore anche del 50% rispetto a quella di un dispositivo meccanico; e poi la precisione, l’affidabilità, la libertà di non essere agganciati alla moto. Tra i possibili “contro” nel momento dell’acquisto vi è il costo, nettamente superiore, di questo tipo di airbag rispetto alle versione meccanica; va inoltre considerata una minima manutenzione da mettere in conto per essere certi di avere addosso un prodotto sempre perfettamente funzionante. Come sempre la scelta dipende anche da che “tipo” di motociclista siete, il vostro stile di guida e quale mezzo conducete. Ma quando si parla di sicurezza, meglio non guardare (solo) al portamonete.

TICINO7

it-ch

2023-03-25T07:00:00.0000000Z

2023-03-25T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/282059101249450

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