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CARPE NOCTEM

“Dio non approva l’illuminazione stradale” (Jean-Jacques Rousseau)

Si sente molto parlare dell’inquinamento ambientale, meno spesso di quello luminoso notturno. Nonostante una crescente sensibilità, è un fenomeno sempre più diffuso nel globo, che non permette di vedere la volta stellata e ha importanti ripercussioni sugli esseri viventi.

“City of stars” cantano Emma Stone e Ryan Gosling nel film

La La Land. Ma le loro stelle sono le star del cinema. Perché a Los Angeles, grande quanto Piemonte e Lombardia, di stelle vere non se ne vedono più, a causa dell’inquinamento luminoso (per ironia, la canzone finisce proprio con la strofa: “City of stars

/ You never shined so brightly (Città delle stelle, non hai mai brillato così intensamente). Anche nella vicina Val Padana, nove decimi delle stelle sono nascoste dal chiarore di milioni di luci. Secondo gli autori dell’Atlante mondiale dell’inquinamento

luminoso, guidati dal ricercatore Fabio Falchi (il cognome parla da sé: la vista dei falchi è molto sviluppata nel cielo notturno), la vicina Italia, insieme alla Corea del Sud, è il Paese del G20 più illuminato, e non nel senso positivo del termine. Le luci artificiali aumentano la luminanza del cielo notturno e creano un bagliore. Anche la Svizzera, più di quanto si possa credere, soffre dell’inquinamento luminoso, come conferma il portale

darksky.ch: “Nelle montagne il cielo stellato risulta essere davvero migliore che sull’Altipiano e nelle agglomerazioni cittadine. Tuttavia, in tutta Svizzera non c’è più un luogo dove l’oscurità raggiunga un livello di buio naturale”. E Lugano è tra le città messe peggio (a livelli di Zurigo, Ginevra, Basilea). Il fenomeno non era ancora stato misurato a livello globale e lo studio si è reso possibile grazie a sofisticati software di propagazione dell’inquinamento luminoso, attraverso dati satellitari ad alta risoluzione e misurazioni di precisione. La dimostrazione è che la maggior parte della popolazione mondiale vive sotto cieli inquinati dalla luce. La Via Lattea è nascosta a più di un terzo dell’umanità, e ciò sta facendo crescere l’astroturismo e l’utilizzo di app per osservare le stelle.

Che cos’è l’inquinamento luminoso?

I livelli d’illuminazione naturale notturna sono originati da fonti celesti: come la Luna, l’airglow, la luminescenza notturna dell’atmosfera terrestre, le stelle e la Via Lattea, e la luce zodiacale. L’alterazione di questi livelli è causata da fonti luminose di origine antropica. Oltre a ostacolare le osservazioni astronomiche, l’illuminazione artificiale del cielo di notte sottrae all’uomo la gioia di osservare le costellazioni. Colpisce anche luoghi che di giorno sembrano incontaminati, ma nella notte è osservabile a centinaia di chilometri dalla sua sorgente, come la cupola luminosa di Los Angeles vista dalla Death Valley. In generale, esiste una distribuzione principale del flusso ascensionale luminoso, risultante dai riflessi superficiali, che viene chiamata “lambertiana”, dal nome del fisico e astronomo svizzero Johann Heinrich Lambert, descritta nel suo libro

Photometria (1760). Poi ci sono le emissioni verso l’alto a basso angolo e infine l’inquinamento luminoso “dall’alto”, quello che viene dai riflessi di luce delle megacostellazioni di satelliti e dei rottami spaziali, la nuova minaccia al cielo stellato.

Risultati dello studio

I paesi meno colpiti dall’inquinamento luminoso sono Ciad, Repubblica Centrafricana e Madagascar (con più di tre quarti degli abitanti che vivono in condizioni di cielo incontaminato), Groenlandia, Repubblica Centrafricana, Niue, Somalia e Mauritania. Il paese più inquinato dalla luce è Singapore, dove l’intera popolazione vive sotto cieli così luminosi che l’occhio non può adattarsi completamente al buio. Il cielo notturno di Hong Kong è 1’200 volte più luminoso del cielo non illuminato. Seguono Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Argentina, Libia, Trinidad e Tobago. L’inquinamento luminoso ha un potenziale impatto sulla cultura e la biodiversità, provoca conseguenze ecologiche globali, pone problemi di salute pubblica e comporta spreco di energia e denaro. Per fortuna, le tecniche per ridurlo sono già note e consistono, ad esempio, nella schermatura completa delle luci, nell’implementazione dell’illuminazione stradale adattiva e nella forte limitazione della luce “blu”, che interferisce con i ritmi circadiani. Speriamo che le attuali generazioni siano le ultime a vivere in un mondo così inquinato dalla luce, altrimenti l’umanità non vedrà mai più le stelle, come in Notturno di Asimov e Silverberg ( vedi pagina accanto, ndr).

La paura del buio

La luce è sempre stata considerata un fattore di sicurezza e progresso, ma l’assenza di oscurità è un problema per gli equilibri naturali. Nel suo libro Elogio del buio. Alla riscoperta della bellezza della notte in difesa dei ritmi naturali di tutti gli esseri viventi

(Corbaccio, 2023), lo zoologo svedese Johan Eklöf sottolinea come l’alternanza di luce e buio, con la sua variabilità stagionale, sia un fondamento costitutivo dell’evoluzione dei viventi sulla Terra. Una grande varietà di animali notturni si orienta grazie a sistemi che hanno a che fare con l’illuminazione. “L’inquinamento luminoso mette in crisi gli animali. E procura malattie fisiche e psichiche anche a noi”, dice l’autore. “L’essere umano – caso unico tra i mammiferi insieme agli altri primati – concentra le proprie attività di giorno (escludendo anche alba e tramonto) e sfugge la notte. […] La cancellazione è iniziata quando gli umani hanno scoperto il fuoco e l’hanno usato per allungare i loro dì. Almeno un terzo dei vertebrati e quasi due terzi degli invertebrati sono notturni: la maggior parte delle attività naturali – accoppiamento, caccia, impollinazione, decomposizione – avviene di notte. […] L’inquinamento luminoso è un ‘cavaliere’ pericolosamente poco riconosciuto dell’apocalisse ambientale”. La volta non è più celeste di giorno e il cielo non è più buio di notte. E continua: “Il premio Nobel 2017 per la medicina o la fisiologia è stato assegnato agli scienziati che hanno isolato il gene che controlla il ritmo di tutti gli esseri viventi, dai batteri agli esseri umani. Ogni cosa ha un orologio biologico calibrato dalla luce e dall’oscurità. Dall’inizio della Terra, 4,5 miliardi di anni fa, c’è stato un ciclo di notte e giorno, un ciclo imbrigliato dal gene del ritmo. Il ciclo viene interrotto dalla luce artificiale. Ogni essere vivente ha un orario. L’orario è un elemento fondamentale di tutti noi. Interromperlo ha conseguenze fondamentali. Per esempio, sul pesce pagliaccio, le cui uova si schiudono solo al buio: niente buio, niente pesce pagliaccio; sulle falene, che usano la Luna per la navigazione e sono disastrosamente disorientate da luci intense; sugli insetti attirati in gran numero nelle città e sui conseguenti effetti sull’impollinazione; sulle tartarughe appena nate, programmate per dirigersi a ovest per raggiungere il mare, correndo invece verso il lungomare. I cicli riproduttivi degli uccelli che cantano nel cuore della notte vanno in tilt nel giorno perpetuo e sulle barriere coralline in pericolo perché il rilascio sincrono delle uova e dello sperma degli organismi corallini è dettato dai cicli della Luna, che ora è spesso eclissata dai LED”. Per quanto riguarda gli esseri umani, Eklöf esamina l’associazione tra luce artificiale e privazione del sonno, obesità e depressione, e tra turni notturni e tumori (in particolare legati agli ormoni). “Il vero problema – conclude – sta nel curioso miscuglio di luce e oscurità nell’animo umano. Qualsiasi soluzione deve essere cercata lì”. È d’accordo con lui lo scrittore Wolf Bukowski nel suo Perché non si vedono più le stelle. Inquinamento luminoso e messa a reddito della notte (Eris Edizioni, 2022), secondo cui “le promesse di godimento perpetuo del neoliberismo scatenerebbero la paura del buio. La pretesa folle della nostra società di essere attiva 24/7 è fortemente intrecciata al problema dell’inquinamento luminoso […] la nostra specie ha perso ogni rispetto verso i propri determinanti biologici. Abbiamo bisogno della notte, del buio, dei limiti alla visibilità di tutto e alla funzionalità di tutto. La notte dovrebbe essere il momento dell’intimo, del ripensamento, del rapporto con le parti oscure, con le parti impossibili da mettere al lavoro, o da mettere a profitto. […] La biologia umana è così dichiarata incompatibile con il capitalismo contemporaneo, ma il capitalismo si propone di cambiare la biologia, e mai e poi mai di limitare se stesso”.

Andar per cieli

L’antropologa Irene Borgna ha raccontato il suo viaggio dalle Alpi Marittime al Mare del Nord nel libro Cieli neri. Come l’inquinamento

luminoso ci sta rubando la notte (Ponte alle Grazie, 2021). Gli “alfieri del buio”, i luoghi quasi completamente incontaminati, in cui l’inquinamento luminoso non è padrone del firmamento sono il villaggio di Foroglio, in Svizzera, una delle 12 terre della Val Bavona dove si vive ancora senza elettricità. E l’alpeggio bavarese di Winklmoosalm, fra i Parchi certificati dalla già citata Dark-Sky, dove si possono vedere fino a cinquemila stelle. Quella di Borgna è una richiesta decisa: “In una società sana e giusta, i ritmi circadiani devono essere rispettati il più possibile, una volta che questi vengono stravolti è molto difficile tornare indietro. La necessità di un rapporto sano con l’illuminazione si scontra con la necessità tutta capitalistica di ridurre il tempo del riposo e ampliare quello in cui l’essere umano è principalmente un consumatore”. Concludendo, davanti a tutto questo bisogno di buio, l’uomo che cosa fa? Aggiunge luce, magari decidendo di adottare per sempre l’ora legale.

TICINO7

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2023-03-25T07:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/282145000595370

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