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‘Cerca e trova soluzioni ai rompicapi ambientali’

Gli investimenti nella transizione verde, nella mitigazione dei cambiamenti climatici – il rischio siccità toglie il sonno anche in Ticino –, stanno guidando la trasformazione dell’industria e indirizzando le politiche ambientali a livello federale, cantonale e comunale. Una serie di profili del settore verde cresceranno. Saranno molto richiesti ad esempio gli ingegneri ambientali. I due politecnici federali ne formano un centinaio l’anno. Ma non sono abbastanza. Eppure pochi sanno che cosa fa un ingegnere ambientale. «Oltre a riconoscere, analizzare e monitorare i problemi ambientali, formiamo gli studenti a trovare soluzioni, a costruire modelli matematici che simulano possibili scenari di risposta. Formiamo una cinquantina di nuovi ingegneri ambientali l’anno, tutti trovano subito un impiego, molti già qualche mese prima di terminare gli studi. Il mercato ne richiede di più, si dovrebbe e potrebbe formarne di più», ci spiega il prof. Paolo Burlando. Dirige il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e geomatica del Poli

tecnico federale di Zurigo, dove insegna idrologia e gestione delle risorse idriche.

Ripulire l’acqua da ‘farmaci’

Dalla loro cassetta degli attrezzi, usando competenze, modelli e ingegno, questi ingegneri trovano soluzioni ambientali che ci toccano tutti nel quotidiano. Come ripulire l’acqua potabile da tracce di farmaci, come avere acqua nelle dighe ma non toglierla ai fiumi. Tutti sappiamo quanto l’acqua sia vitale e per nulla scontata. Quando è troppa e devasta tutto al suo passaggio; quando manca e manda a ramengo le coltivazioni. Ebbene, nei laboratori di ricerca diretti dal prof. Burlando all’Eth l’oro blu è al centro. Si stanno ad esempio studiando possibili soluzioni per mitigare le tensioni, accentuate dal rischio di penuria energetica, tra chi vuole mantenere più possibile l’acqua nelle dighe per produrre elettricità e chi invece difende la sopravvivenza degli ecosistemi acquatici dei fiumi, sempre più spesso depauperati d’acqua. «Grazie a modelli matematici stiamo cercando soluzioni di compromesso senza penalizzare la produzione di elettricità, che consentano di preservare gli ambienti acquatici di valle». Altro tema, la depurazione delle acque: «Stiamo studiando come ripulire l’acqua da microinquinanti (come residui di prodotti farmaceutici) che non vengono smaltiti dagli impianti di depurazione ma che danneggiano l’ambiente». E ancora: «Stiamo affinando tecnologie per recuperare risorse da acque reflue, ad esempio nutrienti da usare in agricoltura, come fosforo e azoto». Cambiamento climatico e inquinamento ambientale sono i due ‘demoni’ da contrastare e le sfide – da locali a globali – sono tante. «Anche in Svizzera si inizia a temere la siccità; piene fluviali e instabilità dei pendii sono realtà ben note. Occorre gestire al meglio la disponibilità di risorse idriche, proteggere il territorio dai rischi connessi all’incremento di eventi estremi atteso con gli effetti del cambiamento climatico. Il nostro compito è trovare soluzioni appropriate per ogni settore della società sia per mitigare gli impatti e sia per adattarsi». Il nostro modello di sviluppo ha inquinato e continua a inquinare aria, acqua e terreni. «Studiamo soluzioni sia per mitigare i danni provocati, per risanare le risorse, ma anche per sviluppare tecnologie meno inquinanti, più sostenibili e capaci di ridurre il consumo di risorse favorendo un’economia circolare. L’obiettivo è non consumare più risorse di quelle che possono essere rinnovate dalla natura», conclude il professore.

L’APPROFONDIMENTO

it-ch

2023-05-30T07:00:00.0000000Z

2023-05-30T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281590949943069

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