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Anticipare la macchina è il cruccio dei lavoratori

Quando il capo è un algoritmo. Un piccolo esercito di lavoratori si muove ogni giorno sulla base delle indicazioni ricevute sullo smartphone. E definite, appunto, da un algoritmo. Dagli autisti di Uber ai fattorini che in bicicletta consegnano i pasti. Il ricercatore Luca Perrig dell’Istituto di sociologia di Ginevra ha studiato sei piattaforme cittadine per capire l’impatto sul lavoratore, quando è una macchina a decidere, a distribuire le consegne. Un sistema forse più efficiente ma molto disumano per chi ci lavora.

Avere a che fare con un algoritmo è una nuova sfida tecnologica per molti lavoratori che si sforzano di scoprire come pensa il loro capo-macchina a cui non hanno accesso. Ad esempio i corrieri di Ginevra non sanno quali dati alimentano le decisioni dall’algoritmo. «Più consegne significano più soldi, quindi ogni corriere vuole più lavoro. Per averlo deve capire quali criteri usa la macchina per distribuirlo. Alcuni credono che l’algoritmo sia sensibile alla velocità, di conseguenza pedalano più velocemente, mettendosi anche in pericolo; altri pensano sia importante il feedback del cliente, allora sono più sorridenti; altri ancora credono che è svantaggiato chi rifiuta delle corse e accettano tutto». Non ci sono certezze, solo supposizioni e una credenza comune: «Chi sa anticipare le decisioni della macchina sarà avvantaggiato», spiega Perrig.

Sindacati più attivi sui diritti digitali

Possono esserci decine di fattori che la macchina valuta, di fatto, nemmeno gli ingegneri che le hanno progettate sanno anticipare che cosa deciderà. «In una società che delega sempre di più il giudizio a una macchina, la nuova sfida per molti lavoratori è saper anticipare l’algoritmo per posizionarsi al meglio sul mercato», precisa. Dopo aver raccolto le testimonianze di molti corrieri, il sociologo conclude che lavorano in condizioni davvero faticose: «Quando è una macchina a decidere manca trasparenza, non c’è alcuna negoziazione, viene tolto potere al lavoratore. Anche per i sindacati sono nuove sfide, ora devono attivarsi non solo in base al diritto del lavoro, ma anche affrontare i diritti digitali», conclude il ricercatore.

L’APPROFONDIMENTO

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2023-05-30T07:00:00.0000000Z

2023-05-30T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281599539877661

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