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La schizofrenia dei mercati e degli investitori

Tutto bianco o tutto nero: l’era dell’irrazionalità

di Walter Riolfi, L’Economia

A detta di alcuni, i mercati denuncerebbero una sorta di distorsione cognitiva, tipica del pensiero dicotomico, per cui tutto è bianco o nero: nello specifico, tutto suggerirebbe un rialzo delle borse oppure un forte ribasso. Secondo altri si tratterebbe persino di schizofrenia, dato il comportamento dissociato di parecchi investitori. Non manca chi vede irrazionalità nei comportamenti di parecchi attori dei mercati e persino in certi atteggiamenti talmente speculativi da rasentare la follia.

Più probabilmente stiamo assistendo a una radicalizzazione estrema delle posizioni tra chi, per inclinazione o per convenienza, vuole vedere solo le cose positive e chi sottolinea invece i segnali negativi. Il risultato è una grande incertezza o, come sostengono i gestori di La Financière de l’Echiquier, mercati “in equilibrio precario”. Tuttavia, qualcosa di vero c’è in tutte queste spiegazioni.

Dicotomie

La dicotomia è sotto gli occhi di tutti. La si vede, secondo La Financière, in quella decina di titoli tecnologici che da soli hanno generato la totalità dei rialzi dell’indice; è evidente sui mercati obbligazionari che, con la curva dei rendimenti invertita, segnalano recessione, mentre quelli azionari accarezzano la tesi di un nuovo grande ciclo rialzista per le borse. La si nota negli utili aziendali, migliori delle attese nel primo trimestre, mentre i dati macroeconomici sono sempre meno brillanti. E la dicotomia è palese anche in Europa, dove, a una robusta attività dei servizi, si contrappone un settore manifatturiero in recessione. Infine, la si coglie stridente nella politica della Fed, che non prevede alcuna riduzione dei tassi d’interesse quest’anno, mentre il mercato stima (anzi stimava fino a poco tempo fa) tassi in calo di almeno un punto percentuale per gennaio 2024. A tutto questo va aggiunta un’altra dicotomia e riguarda l’andamento del settore bancario e degli istituti regionali in particolare. Nella convinzione che il peggio sia passato, il sotto indice delle banche regionali è cresciuto di oltre il 13% in neanche tre settimane, contro l’1% dell’S&P 500, e titoli come quelli della disastrata PacWest sono volati del 130%. Comprati da chi? Ancora dai piccoli investitori, organizzati nei loro Forum finanziari, come era avvenuto due anni fa con GameStop. Più che una dicotomia, sarebbe meglio dire follia, tanto più che l’emorragia di depositi dalle banche minori non s’arresta e la stessa Janet Yellen (segretario al Tesoro) prevede altre “fusioni” nel settore: eufemismo per non dire che si prospettano nuovi fallimenti e conseguenti salvataggi.

Prassi e stranezze

La cosa strana è che anche l’intero settore bancario, dominato dai grandi istituti, era cresciuto del 9% dal 12 maggio, giorno in cui s’era concluso il mensile sondaggio di Bank of America tra i grandi investitori. Cosa avevano detto di così curioso? Che la tendenza più in voga, oltre a quella di andare “lunghi” sui titoli tecnologici (ossia comprarli), era vendere allo scoperto le azioni delle banche: una prassi che sarebbe stata condivisa dal 22% degli intervistati. Qualcuno deve averle invece comprate quelle azioni e non solo tra l’esercito dei piccoli operatori. Solo ricoperture? A parte il sospetto che in quei sondaggi si tenda a dire una cosa e farne un’altra, vi sono parecchi indizi che anche i grandi investitori istituzionali abbiano contribuito non poco al rimbalzo di Wall Street che, tra il 13 marzo e il 18 maggio, si misura in un esaltante 9%. E questo svela un’altra interessante dissociazione tra il dire e il fare. Il sondaggio BofA indica che l’umore degli investitori è peggiorato a maggio e sarebbe caduto pressoché ai minimi assoluti. Sensazione comprensibile se si considera che il 65% dei gestori s’aspetta un’economia più debole (63% ad aprile), che le speranze di una forte ripresa in Cina stanno svanendo e che la scommessa su un rapido taglio dei tassi Fed si sta rivelando più improbabile. Ci si aspetterebbe una conseguente (...)

(...) reazione negativa sui mercati, visto che quasi il 40% dei gestori dice d’essere parecchio sotto investito sulla borsa americana e pure sull’azionario globale. Invece no: tra il 5 e il 19 maggio, hedge fund e fondi hanno comprato a piene mani, ovviamente in compagnia dei buyback societari (acquisto di azioni proprie), nella paura, sembra, di perdere il treno di questo strepitoso rialzo. Paradossalmente, la parte meno razionale del mercato, ossia i piccoli investitori, è stata venditrice netta. Infatti, pur dichiarando che le cose peggiorano, i grandi investitori hanno pure ammesso di temere meno il rischio di credito, la recessione (che se dovesse mai capitare sarà soffice come un cuscino) e la politica monetaria restrittiva: insomma vedono meno rischi di quanti ne paventassero ad aprile. Tuttavia, qualcosa d’insolito si coglie nell’andamento di quasi tutte le borse internazionali. Gli analisti di Bloomberg notano come il presente rialzo di Wall Street, 7 mesi dopo il minimo di ottobre 2022, sia il più ampio della storia, con l’indice S&P più alto di almeno 10 punti percentuali rispetto alla media dei mercati Orso dal dopoguerra.

Il dubbio d’essere in presenza di un nuovo ciclo rialzista, anziché dell’altalenante percorso di un mercato che non ha ancora toccato il fondo, è ampiamente legittimo. Ma la storia non si ripete uguale e tutte le dicotomie osservate, sull’economia e sui mercati, non fanno altro che accrescere l’incertezza. I francesi di Oddo affermano di stare dalla parte dei bond, ossia d’aver sposato la tesi di una prossima recessione segnalata dalla curva dei rendimenti invertita. Ma il rendimento del Treasury decennale balzato dal 3,38% al 3,76% in due settimane, pur non giovando alle azioni, potrebbe significare che per la Fed e per gli operatori del mercato obbligazionario la recessione è poco probabile. Speriamo sia così, perché, se le banche centrali iniziassero davvero a tagliare i tassi come si augurava il mercato, sarebbe il segno di una nuova crisi economica o finanziaria.

ECONOMIA

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2023-05-30T07:00:00.0000000Z

2023-05-30T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281633899616029

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