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Sostenibilità della filiera La strategia di Lvmh

‘Così proteggiamo le aziende e le competenze’

di Emily Capozucca, L’Economia

Proteggere, sviluppare e garantire l’accesso sul lungo periodo alle materie prime e al savoir-faire artigianale a livello globale per i player del lusso, producendo valore e innovazione sia per gli imprenditori che per i marchi, assicurando il controllo costante sulla tracciabilità e sostenibilità della filiera.

È questo l’obiettivo del progetto di Lvmh Métiers d’Art nato nel 2015, dal 2021 guidato da Matteo De Rosa, classe 1980, con una lunga esperienza nel settore della moda che ha portato la divisione del colosso del lusso a una crescita esponenziale del suo fatturato. “Al mio arrivo Métiers d’Art era formata da due aziende con un fatturato di circa 80 milioni. Ora siamo arrivati a 700 milioni”, grazie ad acquisizioni e partnership (tra quelle non concluse prima del suo arrivo e le successive). “Mi è stato chiesto di dare una nuova visione a questo segmento. La mia idea è creare una comunità internazionale di artigiani, di persone che possano essere in comunicazione tra loro per creare valore aggiunto” ha raccontato De Rosa che annuncia l’ultimo investimento fatto in Italia, nel distretto conciario toscano.

Si tratta dell’acquisizione della maggioranza della storica conceria Nuti Ivo, tra i nomi più importanti del distretto di Santa Croce sull’Arno (Pisa), specializzata nella lavorazione di pelle bovina per il settore degli accessori di alta gamma, nata nel 1955 e che conta oggi 300 dipendenti e un fatturato di 160 milioni di euro. “Oggi il gruppo è gestito dalla seconda generazione della famiglia e la terza ha espresso la volontà di non lavorare in azienda. Le nostre sono generalmente partnership dove entriamo con una quota azionaria. Invece di rilevare semplicemente fornitori di altissimo livello prendendone il controllo, lasciamo che i fondatori continuino a gestire le aziende: dove portiamo il nostro aiuto è nel lato operativo, commerciale, delle risorse umane, della ricerca e dello sviluppo dell’azienda”.

Il controllo viene preso “solo quando la famiglia ‘si esaurisce’ e c’è la necessità di continuare l’attività per non rischiare di perdere competenze preziose. Ci sono partnership più strutturate e altre puramente commerciali come nel caso della giapponese Kuroki, dove andiamo ad aiutare l’azienda a farsi conoscere con i nostri marchi e non solo”. Tra i più importanti investimenti che hanno fatto balzare il fatturato di Lvmh Métiers d’Art, oltre a Nuti, si aggiungono quelli dello scorso anno in Heng Long (Singapore e Italia) per rafforzare la propria esperienza nella pelle esotica e in Menegatti per la produzione di componenti metalliche.

La strategia

Il progetto è diventato un asset centrale per le maison di moda e pelletteria anche al di fuori del gruppo Lvmh, e si fonda su sette pilastri: concerie (pelle ed esotici), allevamenti, lavorazione dei metalli, tessuti e prodotti tessili, manifattura & façon e ricerca & sviluppo oltre alla creazione (a novembre 2022) di un Lvmh Métiers d’Art anche in Giappone. “Andiamo dalla pelle, bovini, ovini, all’esotica, agli allevamenti. Per noi fondamentali sono la trasparenza e la tracciabilità, andando a monte di quello che è la catena del valore. Con Nuti, abbiamo completato il pilastro dei pellami grazie a un’attenzione fortissima (anche in investimenti) verso la sostenibilità per riuscire a cambiare tutto l’indotto dell’industria conciaria in termini di riduzione di prodotti chimici, emissione di CO2, impatto sulle acque. Sono tutte tematiche che affrontiamo all’interno delle aziende con cui collaboriamo” perché quando parliamo di sostenibilità intendiamo il “bilanciamento continuo tra uomo, ambiente e animale”, aggiunge De Rosa. Anche l’aspetto della diversità e l’inclusione è centrale in Métiers d’Art “un polo inclusivo per natura con aziende dislocate in tutto il mondo”.

Network globale

La divisione, che è presente nelle filiere della pelle, del coccodrillo, dei metalli rari e della seta, conta oggi 17 aziende nel mondo, 5mila persone nel network. Una comunità che, se lasciata sola, non sarebbe in grado, senza l’appoggio logistico e organizzativo e l’accesso al credito, di poter affrontare le richieste del mercato. “Trasparenza, circolarità, sostenibilità sono tematiche che un’azienda difficilmente affronta da sola se fattura 20 milioni di euro. Noi vogliamo mettere in comunicazione le aziende in un sistema, in un percorso di ammodernamento e innovazione per farle rimanere sul mercato il più a lungo possibile preservando il loro know how”.

Ogni volta che la divisione di Lvmh entra in una società “produciamo su di essa due effetti: da una parte aumentiamo l’occupazione, dall’altra si riduce l’età media del personale perché rendiamo più attrattivo un mestiere che di solito non lo è. Offriamo un network integrato e globale dove un ragazzo può andare a fare un’esperienza all’estero e tornare arricchito di nuove competenze. Quello che vogliamo fare è dare chance alle nuove generazioni che si basino sul merito. Questo ci rende attrattivi”.

L’impegno crescente di Lvmh dimostra che il matrimonio tra Italia e Francia è destinato a durare. “Métiers d’Art in Francia ha una partnership con un’azienda che fa 13 milioni, in Italia ne abbiamo tante che fatturano molto di più. Per noi l’Italia è una seconda casa. La stragrande maggioranza dei prodotti e accessori d Lvmh sono prodotti in Italia. È un legame imprescindibile. Del resto, io sono italiano”.

ECONOMIA

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2023-05-30T07:00:00.0000000Z

2023-05-30T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281642489550621

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