laRegione

Saltato l’incontro Zelensky-Witkoff

Mosca e Kiev sempre più lontane dopo il summit al Cremlino con gli emissari di Washington. L’Ue fa leva su gas e soldi per mettere i bastoni tra le ruote a Putin

Il termometro della diplomazia segna freddo polare per l’Ucraina, dopo il sostanziale nulla di fatto nella riunione fiume al Cremlino tra Vladimir Putin e gli emissari di Donald Trump sull’ultima versione del piano di pace americano.

Sui nodi chiave della trattativa, territori, garanzie di sicurezza e rapporti Nato-Kiev, Mosca è sembrata arretrare poco o nulla, e gli Stati Uniti sono stati costretti a prenderne atto. In questo stallo è saltato l’incontro tra Volodymyr Zelensky e Steve Witkoff, forse proprio su pressioni russe.

E così il mediatore ucraino Rustem Umerov ha avviato consultazioni con i partner europei e della Nato a Bruxelles, iniziando a programmare una nuova missione aWashington, probabilmente già oggi. In una dinamica che, tuttavia, continua a favorire le forze di occupazione.

Putin “non ha respinto il piano americano, ma solo alcune parti”, ha puntualizzato Dmitry Peskov all’indomani dei colloqui con Witkoff e Kushner, aggiungendo che le due parti stanno conducendo un lavoro a livello di esperti che dovrebbe diventare la base per contatti a livello più alto. E lo stesso Trump, in serata, si è sbilanciato dicendo “credo che Putin voglia davvero mettere fine alla guerra”. Ma solo a modo suo, almeno per ora.

Nella sostanza, tuttavia, le distanze tra Mosca e Kiev restano considerevoli. Marco Rubio ha riassunto così la situazione: “Stanno letteralmente combattendo su uno spazio di circa 30-50 chilometri e il 20% della regione di Donetsk che rimane”, ha riferito il capo della diplomazia americana, aggiungendo che lo sforzo in corso è “capire cosa potrebbero sopportare gli ucraini”.

‘Proteggere la sovranità’

Anche Washington ammette che “bisogna tenere conto della loro posizione” e lavora per “assicurarsi che non vengano mai più invasi, che venga protetta la sovranità e l’indipendenza e che la loro economia possa tornare a prosperare”. Poi c’è la questione delle garanzie di sicurezza con l’opzione Kiev nella Nato, che resta una linea rossa per il Cremlino. Witkoff, dopo l’incontro con Putin, avrebbe dovuto raggiungere Zelensky a Bruxelles, ma il meeting è stato annullato, hanno riportato i media ucraini, senza specificarne il motivo. La versione russa è che gli inviati di Trump avevano “promesso” allo zar di tornare direttamente a Washington.

E che il momento sia poco favorevole agli ucraini è confermato da diversi analisti citati dal Washington Post, secondo cui l’incontro russo-americano era necessario al Cremlino solo per convincere gli americani ad aumentare la pressione sull’Ucraina e a convincerla ad arrendersi davvero. Putin, si rileva, è soddisfatto dell’andamento della guerra, quindi non ha motivo di fermarsi.

Diplomazie in movimento

Saltato il meeting Zelensky-Witkoff, nella capitale belga è volato il capo negoziatore ucraino Umerov, per incontrare un ristretto gruppo di colleghi europei e informarli degli sviluppi dei colloqui di Ginevra a Miami. “Insieme, dobbiamo sviluppare un quadro di garanzie di sicurezza che sia reale ed efficace, per la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina e di tutta l’Europa”, ha sottolineato l’emissario ucraino al termine dell’incontro, a cui erano presenti rappresentanti dell’Italia, di Francia, Polonia, Finlandia e Regno Unito, Ue e Nato.

Ancora una volta Kiev cerca una sponda al di qua dell’Atlantico, temendo che la Casa Bianca prima o poi si stanchi di mediare. Nel frattempo, l’alleato americano va tenuto stretto: il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha annunciato che il team negoziale ucraino è stato nuovamente invitato negli Stati Uniti.

Sul terreno, l’Armata di Putin continua a premere. Una mappa aggiornata della situazione del fronte realizzata dall’ucraina DeepState mostra che i russi sono riusciti ad avanzare ulteriormente all’interno della città di Pokrovsk (che sostengono di avere conquistato interamente, mentre Kiev continua a negare) e hanno occupato altri tre insediamenti nel Donetsk e a Zaporizhzhia.

Le mosse dell’Europa

Gas e asset, con la consapevolezza che la pace, in Ucraina, resta un’utopia. L’Ue risponde a Vladimir Putin e lo fa puntando ancora una volta alle casse del Cremlino. Una doppia mossa, quella di Palazzo Berlaymont, che se da un lato alza il livello della guerra di nervi e soldi con Mosca, dall’altro non è priva di ombre nella sua applicazione finale. L’accordo tra Consiglio e Parlamento europei – il cosiddetto trilogo – sullo stop al gas russo è il preludio di un rapido via libera finale.

Diverso il caso dell’uso degli asset congelati di Mosca. Ursula von der Leyen ha alleggerito alcuni aspetti dello strumento, rafforzandone la rete di garanzie. La partita della presidente della Commissione resta tuttavia aperta e il Belgio, che detiene gran parte dei beni congelati di Mosca, ha già anticipato che la sua posizione resta contraria. Sull’uso degli asset l’appuntamento chiave resta quello del summit europeo del 18 dicembre. È a quel tavolo che la Commissione cercherà il consenso politico necessario per avviare poi l’iter ai diversi regolamenti pensati per i prestiti a Kiev. Entro il secondo trimestre del 2026 la Commissione vuole vedere le prime erogazioni. Kiev, ha ricordato l’esecutivo comunitario, avrà bisogno di 135 miliardi nei prossimi due anni. Risorse che servono da un lato ad aumentare la capacità militare ucraina, dall’altro ad avviare la ricostruzione di un Paese colpito da quasi 4 anni di guerra. Sull’uso dei beni russi, per la Commissione il punto è quasi di principio: per l’Ue la Russia ha il dovere legale di pagare i danni della sua offensiva. Le proposte in campo, non a caso prevedono che i beni di Mosca non siano scongelati fino a che le condizioni per una “pace giusta e duratura” richieste dall’Ue non siano soddisfatte.

ESTERO / SVIZZERA

it-ch

2025-12-04T08:00:00.0000000Z

2025-12-04T08:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281513642465209

Regiopress SA