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Su Cecilia Sala è braccio di ferro diplomatico

Il destino di Cecilia Sala è sempre più legato a quello di Mohammad Abedini. L’Iran lo ha messo in chiaro con il suo ambasciatore a Roma, Mohammad Reza Sabouri, convocato dal segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia alla luce della seconda, e per ora ultima, telefonata della giornalista ai parenti. Ha raccontato come le sue condizioni nella prigione di Evil, dove è rinchiusa dal 19 dicembre, non siano in alcun modo migliorate: due coperte come giaciglio, niente materasso né maschera per gli occhi nella cella illuminata 24 ore. Una novità allarmante, per i familiari e l’esecutivo, che ha portato le opposizioni a chiedere condivisione sulle iniziative, e subito dopo il governo ad accelerare: prima la convocazione dell’ambasciatore iraniano, poi un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi, dove al termine Giorgia Meloni ha telefonato al padre della ventinovenne e ricevuto la madre. In una nota, l’ambasciata iraniana afferma che Abedini (arrestato a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Usa), è “detenuto con false accuse”. Il lavoro diplomatico, politico e di intelligence proseguirà intrecciato, in un delicato gioco di equilibri anche con l’alleato americano. La giustizia Usa chiede che Abedini, accusato di cospirazione e supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, resti in carcere.

ESTERO / SVIZZERA

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2025-01-03T08:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/281517936749809

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