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‘Nord Stream forse irrecuperabile’

Scambio d’accuse tra Washington e Mosca: è sabotaggio. Dispersa oltre la metà del gas. Orbán sfida l’Ue sulle sanzioni a Putin: ‘Da noi un referendum’.

I gasdotti Nord Stream danneggiati potrebbero non funzionare mai più. È il timore della Germania dopo che entrambe le linee, 1 e 2, dell’infrastruttura che collega la Russia all’Europa sono state gravemente danneggiate da esplosioni sospette al largo dell’isola danese di Bornholm, nel mar Baltico, sulla cui natura circolano diverse ipotesi: il colpo di un sommergibile, di un drone marino o ancora di cariche di Tnt. Nessuna cancelleria infatti dubita ancora sul fatto che le falle non siano il risultato di un incidente ma di un sabotaggio, e il rimpallo di responsabilità è già cominciato.

Le responsabilità

“È stupido e assurdo” incolpare la Russia, ha tuonato il Cremlino. “Ridicolo” ipotizzare siano stati gli Stati Uniti, la replica della Casa Bianca. Mosca intanto ha aperto un’inchiesta per “terrorismo internazionale” e ha chiesto e ottenuto per venerdì una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’accaduto, mentre Svezia e Danimarca sono state incaricare di fornire tutte le informazioni in merito ai membri del Consiglio, visto che le tre falle che si sono aperte nei gasdotti, sprigionando bolle di gas in mare, si trovano due nella zona economica esclusiva di Copenaghen, l’altra in quella di Stoccolma.

L’agenzia danese per l’Energia ha fatto sapere che oltre la metà del gas contenuto nel Nord Stream si è già disperso nell’atmosfera e che il resto fuoriuscirà entro domenica. Solo quando il gas nel tubo sarà finito, sarà possibile scendere in profondità per indagare, ha spiegato il ministro della Difesa danese Morten Bodskov, mentre ad Amsterdam i Ttf segnano un nuovo rialzo dell’11,3%, chiudendo a 207 euro (197 franchi) per megawattora.

Dopo che l’Occidente aveva più o meno velatamente puntato il dito verso Mosca, il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, ha spiegato che la Russia non avrebbe avuto interesse a infliggersi da sola un danno così grave.

Le controaccuse

Per Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, dovrebbe essere piuttosto il presidente americano Joe Biden a chiarire il ruolo degli Usa in quando accaduto. Il riferimento è a una dichiarazione dello stesso Biden risalente al 7 febbraio, prima dell’invasione russa in Ucraina, in cui il capo della Casa Bianca, al termine di un incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ammoniva: “Se la Russia attraversa il confine ucraino, non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi metteremo fine”. E alla domanda di una giornalista su come gli Stati Uniti avrebbero potuto fermare un gasdotto sotto il controllo dell’alleato tedesco, Biden rispose: “Ve lo assicuro, saremo capaci di farlo”.

Intanto i servizi di sicurezza tedeschi ritengono che entrambi i gasdotti possano restare inutilizzabili per sempre. Secondo fonti di governo citate dal ‘Tagesspiegel’ infatti, se non verranno riparati subito, l’acqua salata potrebbe corrodere i tubi. Oltre ad avviare un proprio procedimento “preliminare” per terrorismo internazionale, Mosca si è anche detta disponibile a considerare richieste per un’indagine congiunta. Gli 007 svedesi hanno annunciato un’inchiesta per “sabotaggio aggravato”.

‘Gli americani lascino la Russia’

IntantoWashington ha invitato i cittadini americani che si trovano sul suolo russo a “lasciare il Paese immediatamente”, usando “le limitate opzioni” di trasporto commerciale ancora disponibili. Anche i governi di Bulgaria e Polonia stanno esortando tutti i loro concittadini che si trovano nella Federazione russa ad andarsene urgentemente, in quanto mancherebbero le condizioni di sicurezza.

Le ripicche di Orbán

“La Russia deve pagare per l’ulteriore escalation”. Così ieri Ursula von der Leyen, accompagnata del ministro degli Esteri Ue Josep Borrell, ha presentato l’ottavo pacchetto sanzioni del suo esecutivo. O meglio, la sua proposta. Che ora dovrà essere vagliata e approvata dai 27 Paesi membri. Qui le cose potrebbero non filare lisce. Perché la presidente ha promesso anche il price cap al greggio russo, sulla linea di quanto stabilito “in linea di principio” al G7. Una misura che dovrà superare le forche caudine dell’unanimità. Bruxelles si augura che il pacchetto trovi un consenso dopo una discussione tra gli Stati membri. Ma l’Ungheria già promette apertamente battaglia. Anzi. Viktor Orbán ha annunciato una “consultazione nazionale” sulle sanzioni energetiche, suscitando lo spettro di un veto permanente, o addirittura il blocco al rinnovo delle misure contro la Russia.

ESTERO / SVIZZERA

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2022-09-29T07:00:00.0000000Z

2022-09-29T07:00:00.0000000Z

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