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Dopo le critiche, Cassis è volato in Medio Oriente

Visita lampo del ministro degli Esteri. Il Consiglio federale: ‘Ricordiamo a Israele i suoi obblighi, serie riserve sulla Ghf’. A Lugano due donne in sciopero della fame

Di Stefano Guerra da Palazzo federale/Ats

Lettere aperte, petizioni, appelli, manifestazioni (lunedì centinaia di attivisti filo-palestinesi hanno occupato i binari alle stazioni di Losanna e Ginevra, perturbando il traffico ferroviario): da settimane a Ignazio Cassis e al Consiglio federale viene rinfacciata passività, o quantomeno un’eccessiva circospezione, di fronte alle violazioni del diritto internazionale in corso nella Striscia di Gaza. Incalzato da più parti, il ministro degli Esteri è volato martedì in Medio Oriente per una visita ufficiale presso le autorità palestinesi e israeliane. Obiettivo del viaggio lampo (che “rientra nel quadro degli sforzi costanti della Svizzera” nella regione, puntualizza il Dipartimento federale degli affari esteri-Dfae; in altre parole: non è una reazione alle recenti critiche), è di “riaffermare l’attaccamento” del nostro Paese “in favore del dialogo, del rispetto del diritto internazionale umanitario e di una soluzione politica al conflitto”, ha scritto il ticinese su X.

Cassis è atterrato nel pomeriggio a Tel Aviv. In serata ha incontrato rappresentanti delle organizzazioni sostenute dalla Svizzera attive a Gaza. “Siamo nel mezzo di una guerra dell’informazione”, ha detto. Al tavolo c’erano anche la coordinatrice umanitaria ad interim dell’Onu per i territori palestinesi, i capi del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) e dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha). “È stata una buona discussione”, ha dichiarato il portavoce del Dfae Nicolas Bideau. “Ci hanno ragguagliati in dettaglio sulle difficoltà di fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza da persone che lavorano sul campo”. Queste persone “si scontrano ogni giorno con l’amministrazione israeliana”. Oggi Cassis vedrà il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa, in seguito il capo della diplomazia israeliana Gideon Sa’ar.

‘Serie riserve’ sull’operato della Ghf

La scorsa settimana il capo del Dfae si era attirato una salva di critiche per le dichiarazioni rilasciate alla Rts e alla Rsi. Tra le altre cose, Cassis aveva denunciato il comportamento di entrambe le parti, Israele e Hamas. E questo non è andato giù a chi avrebbe voluto sentirlo condannare con maggior fermezza le violazioni del diritto umanitario internazionale commesse dall’esercito israeliano. Già nelle scorse settimane, decine di ex diplomatici elvetici e oltre 200 collaboratrici e collaboratori del suo dipartimento avevano puntato il dito contro di lui per la stessa ragione.

Il tema è inevitabilmente rimbalzato sotto la cupola di Palazzo federale. Numerose domande – sulla Ghf, sulle dichiarazioni del ministro degli Esteri, sulla soluzione a due Stati, sulle relazioni diplomatiche con Israele – sono state rivolte martedì ai membri dell’Esecutivo (Cassis in primis) durante la tradizionale ‘Ora delle domande’ al Consiglio nazionale. A buona parte di queste il governo ha fornito una risposta-fotocopia che non aggiunge granché a quanto espresso sin qui.

Il Consiglio federale si dice “profondamente scosso dall’ampiezza della sofferenza umana a Gaza”. Esige “il rispetto rigoroso” del diritto internazionale umanitario “da parte di tutte le parti in guerra” e “condanna fermamente ogni violazione delle sue disposizioni”. Sottolinea “con gravità che l’uso della carestia come metodo di guerra, così come lo spostamento forzato di popolazioni, costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale”. Il governo “ricorda regolarmente a Israele i suoi obblighi di potenza occupante in tutti i Territori palestinesi occupati”. Esige “un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli in tutta la Striscia di Gaza e per tutti gli attori umanitari, in particolare l’Onu e i suoi partner”. “Alla stregua delle Nazioni Unite” esprime “serie riserve” sulle attività della Ghf. Il Consiglio federale si appella poi alle parti affinché concordino un cessate il fuoco immediato e permanente. Ribadisce infine il “suo impegno per una pace duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati”.

Quattro attivisti espulsi, otto arrestati

Cassis è atterrato a Tel Aviv nel giorno in cui Israele ha espulso quattro attivisti della Freedom Flottilla, tra cui la svedese Greta Thunberg. Le forze di sicurezza israeliane avevano intercettato lunedì e portato ad Ashdod la nave Madleen con cui il gruppo voleva rompere il blocco di Gaza per portare aiuti umanitari. Al suo arrivo all’aeroporto parigino di Charles De Gaulle, Thunberg ha accusato: “Israele ci ha rapiti in acque internazionali”. Altre otto persone, scrive ‘Times of Israel’, hanno “rifiutato di firmare i documenti con cui accettavano di lasciare il Paese” e sono stati arrestati.

Intanto, con una mossa inedita, per quanto attesa, il governo britannico ha deciso – insieme ad altri quattro Paesi alleati – di sanzionare due ministri israeliani di estrema destra (il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e quello della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir) per le loro posizioni sull’espansione delle colonie ebraiche in Cisgiordania e sull’escalation della guerra a Gaza.

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