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Patto Onu sulla migrazione, ‘prendere atto, non aderire’

La Svizzera non deve aderire al Patto globale Onu sulla migrazione ma limitarsi a “prendere atto” dei suoi principi guida e dei suoi obiettivi. È quanto ritiene il Consiglio degli Stati che ha adottato il relativo decreto federale con 26 voti contro 7 e 11 astenuti. Il Patto stabilisce un quadro d’azione generale che punta a migliorare la cooperazione internazionale nella gestione dei flussi migratori transfrontalieri, portando più sicurezza e ordine. In aula si sono scontrati tre schieramenti: la sinistra sosteneva la proposta originaria del Consiglio federale, secondo cui la Svizzera “accetta i principi guida e gli obiettivi del Patto” e l’Assemblea federale ne “sostiene l’accettazione”. L’Udc voleva modificare il decreto in “l’Assemblea federale rifiuta i principi guida e gli obiettivi del Patto” e ne “rifiuta l’accettazione”. Nel mezzo si è trovata la maggioranza della Commissione della politica estera (Cpe), sostenuta da Plr e Alleanza del Centro, che chiedeva appunto di sostituire nel decreto “accetta” con “prende atto”.

‘Impatto sull’interpretazione della legge’

Per Marco Chiesa (Udc/Ti) il Patto “comporta rischi importanti per la nostra sovranità nazionale, la nostra sicurezza interna e il nostro benessere sociale”. Sebbene presentato come non vincolante, esso eserciterebbe una pressione sul nostro Paese affinché adegui la nostra politica migratoria agli standard globali, ha affermato il ticinese. Carlo Sommaruga (Ps/Ge) ha da parte sua invitato i colleghi a non avere paura del documento Onu. Il ginevrino ha poi affermato che il Patto prevede una serie di strumenti di attuazione, ma questi sono facoltativi. Le argomentazioni della sinistra e del Consiglio federale sono state messe in discussione dal relatore della Cpe Benedikt Würth (Centro/Sg). “È vero che da un punto di vista giuridico il Patto non ha effetti diretti, tuttavia da quello politico verrebbe fatta una dichiarazione d’intenti che avrebbe sicuramente un impatto sull’interpretazione della legge”. Questo genere di accordi non vengono interpretati solo dal Consiglio federale e dal Parlamento, ma anche dai tribunali, dal Tribunale federale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ha aggiunto Beat Rieder (Centro/Vs). Da qui la variante adottata. Il dossier passa ora al Consiglionazionale.

ESTERO / SVIZZERA

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2024-09-18T07:00:00.0000000Z

2024-09-18T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281530821412028

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