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Lanciata l’iniziativa bis per ‘agganciare’ la Svizzera all’Ue

Previste anche norme sulla responsabilità, Pmi escluse

È giunto il momento per imporre obblighi più severi, multe incluse, alle multinazionali con sede in Svizzera che, nelle attività all’estero, non rispettano i diritti umani e le disposizioni internazionali sull’ambiente. Parola di un comitato interpartitico, di cui fanno parte anche personalità della società civile e dell’economia, che ha lanciato ufficialmente martedì a Berna l’iniziativa ‘Per grandi imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente’.

La proposta di modifica costituzionale, che si orienta in particolare alle recenti disposizioni adottate dall’Ue, prevede controlli e persino multe per chi trasgredisce gli obblighi di diligenza, proporzionali al fatturato, nonché la possibilità per le persone danneggiate di adire i tribunali elvetici in vista di eventuali risarcimenti. Le piccole e medie imprese sarebbero escluse da queste disposizioni.

Gli obblighi si applicherebbero a società con almeno mille dipendenti e un fatturato di almeno 450 milioni di franchi. Nel settore sensibile e ad alto rischio delle materie prime, inclusa la raffinazione dell’oro, saranno interessate anche le grandi società che non superano queste soglie. L’’iniziativa prevede che le persone i cui diritti umani sono stati violati possano chiedere un risarcimento presso un tribunale civile elvetico. Dalla responsabilità sono esclusi i fornitori. Il rispetto delle regole sarà inoltre soggetto a controlli a campione da parte di un organo di vigilanza indipendente, come avviene in altri Paesi europei. Stando al comitato, di cui fanno parte anche il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro) e il granconsigliere ticinese Matteo Quadranti (Plr), il controprogetto all’iniziativa per imprese responsabili – approvata dal popolo ma bocciata dalla maggioranza dei Cantoni nel novembre 2020 – ha avuto un impatto “insignificante”. Questo si concentra infatti principalmente sull’obbligo di rendicontazione. All’epoca della prima votazione, uno dei motivi addotti da chi non voleva spingersi oltre era il pericolo che la Svizzera si lanciasse in un’avventura solitaria nel campo della responsabilità di impresa, con tutti gli svantaggi derivanti a livello di concorrenzialità, ha affermato l’ex consigliere nazionale Claude Ruey (Plr). Nel 2020, ha spiegato il vodese, la consigliera federale Karin Keller-Sutter aveva promesso di adottare in futuro un approccio armonizzato a livello internazionale. Ebbene, da allora le cose sono cambiate come dimostrano le nuove direttive europee.

Tra gli esempi negativi, citati dal comitato, figurano le raffinerie dell’oro, che importano metallo prezioso di origine problematica, alcune multinazionali nel settore del cacao che traggono profitto dal lavoro minorile, così come la multinazionale ginevrina del trading di metalli Ixm, che in Namibia ha lasciato in eredità 300mila tonnellate di rifiuti altamente tossici.

ESTERO / SVIZZERA

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2025-01-08T08:00:00.0000000Z

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