La ‘carestia’ è ufficiale A rischio 132mila bimbi
Mezzo milione di persone in ‘condizioni catastrofiche’, affermano gli esperti dell’Ipc, sostenuto dall’Onu. La replica di Israele: ‘Menzogna spudorata’
Una prima assoluta in Medio Oriente: l’Onu ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia a Gaza, dopo che i suoi esperti hanno avvertito che 500mila persone si trovano in “condizioni catastrofiche caratterizzate da fame, miseria e morte”, attribuendo la responsabilità di questa carestia a Israele. Benjamin Netanyahu da parte sua ha denunciato una “menzogna spudorata”, nel momento in cui Israele minaccia la distruzione totale del territorio palestinese se Hamas non accetta la pace alle sue condizioni. “Israele non ha una politica di carestia. Israele ha una politica di prevenzione della carestia”, ha affermato il primo ministro, citato dal suo ufficio. Netanyahu ha attribuito le “temporanee” carenze ai “furti sistematici degli aiuti” da parte di Hamas, il cui attacco senza precedenti del 7 ottobre 2023 contro Israele ha scatenato la guerra. Il responsabile del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare, Jean-Martin Bauer, gli ha ricordato che “l’Ipc è il riferimento assoluto per le analisi sulla sicurezza alimentare” nel mondo. “È una carestia, la carestia di Gaza”, che avrebbe potuto essere evitata senza “l’ostruzionismo sistematico di Israele”, ha rincarato la dose a Ginevra il capo delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, Tom Fletcher. “Questa carestia ci perseguiterà e deve perseguitare tutti”, ha aggiunto.
Rapida diffusione della fame
La carestia a Gaza è “interamente provocata dall’uomo” e le vite di 132mila bimbi sotto i cinque anni sono a rischio a causa della malnutrizione. È quanto si legge nel rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall’Onu. “Il tempo del dibattito e dell’esitazione è passato, la fame è presente e si sta diffondendo rapidamente”, afferma il rapporto. Nel rapporto si afferma che i livelli di malnutrizione, in particolare fra i bambini, sono aumentati drasticamente negli ultimi mesi della prima carestia conclamata del Medio Oriente. “Si prevede che entro giugno 2026 almeno 132mila bimbi sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta, il doppio rispetto alle stime dell’Ipc di maggio”, si legge nel documento. Ci sono oltre 41mila casi di bambini ad alto rischio di morte e circa 55’500 donne incinte e in allattamento risultano malnutrite e richiedono urgentemente cibo e assistenza. Si prevede che questo numero, basato sulle informazioni raccolte tra il 1° luglio e il 15 agosto, salirà a quasi 641mila persone, quasi un terzo della popolazione, entro la fine di settembre. L’Ipc ha anche affermato che si tratta del peggioramento più grave della situazione da quando ha iniziato ad analizzare i dati sulla fame nella Striscia. Preoccupa in particolare la situazione a Gaza City, dove è stata avviata l’occupazione da parte dell’esercito israeliano, e la carestia potrebbe estendersi a sud, fino a Deir al-Balah e Khan Younis, entro la fine del mese prossimo. L’Onu ritiene che le condizioni nel nord di Gaza siano “altrettanto gravi, se non peggiori” rispetto al governatorato di Gaza, ma l’accesso limitato ai dati in questa zona impedisce all’Ipc di pubblicare una valutazione.
‘Oltraggio morale’
Il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha ricordato che “affamare le persone per scopi militari è un crimine di guerra”. “Il rifiuto del governo israeliano di consentire l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza” ha causato la “catastrofe” della carestia, che rappresenta “un oltraggio morale”, ha denunciato il ministro degli Esteri britannico David Lammy. “Non possiamo permettere che questa situazione continui impunemente”, ha ammonito il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. L’attuale situazione a Gaza è il risultato dell’escalation del conflitto negli ultimi mesi, che ha provocato massicci spostamenti di popolazione associati a un accesso limitato alle forniture alimentari causato da Israele. Israele, in quanto forza di occupazione, ha l’obbligo di “soddisfare i bisogni fondamentali della popolazione” di Gaza secondo il diritto internazionale, ha ricordato venerdì il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr).
Accuse reciproche
All’inizio di marzo Israele ha vietato completamente l’ingresso degli aiuti a Gaza, prima di autorizzare a fine maggio il trasporto di quantità molto limitate, causando gravi carenze di cibo, medicinali e carburante. Da parte sua Israele, che controlla tutti gli accessi a Gaza, accusa Hamas di saccheggiare gli aiuti (ciò che il movimento islamista palestinese nega) e le organizzazioni umanitarie di non distribuirli. Queste ultime hanno però affermato che Israele impone restrizioni eccessive e ritengono molto pericoloso distribuire gli aiuti in piena guerra.
Israele, che controlla circa il 75% del territorio palestinese, ha approvato questa settimana un piano di assalto contro Gaza City e ha annunciato la chiamata alle armi di altri 60mila riservisti. Da allora, la morsa militare si sta stringendo su Gaza City. La Difesa locale di Gaza ha contato venerdì 46 persone uccise nei bombardamenti e negli scontri a fuoco israeliani.
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