Compromesso ‘borghese’ sui fondi propri
Nel quadro delle discussioni sui futuri requisiti patrimoniali a cui dovrà sottostare Ubs, un gruppo di parlamentari dei partiti borghesi – Udc, Plr, Centro e Verdi liberali – ha presentato una proposta di compromesso che mira ad attenuare l’inasprimento previsto dal Consiglio federale. L’elemento principale: le filiali estere di Ubs dovranno sì essere interamente coperte da fondi propri, ma l’istituto potrebbe includere in questa copertura fino al 50% di obbligazioni AT1. Il costo di tali prestiti, per Ubs, dovrebbe essere notevolmente inferiore a quello dei fondi di prima qualità. Allo stesso tempo, la quota delle attività di investment banking, considerate rischiose, andrebbe limitata al 30%. In caso di superamento di tale soglia, dovrebbe essere possibile ricorrere a fondi propri supplementari discrezionali.
Le speranze di norme non troppo rigide sul capitale proprio hanno messo le ali in borsa a Ubs, mai così tonica dai tempi della crisi finanziaria: a Zurigo il titolo ha toccato un massimo di 35,17 franchi (record dal 2008), per poi attestarsi a circa 34,90 franchi (+4% rispetto a giovedì).
Ubs si oppone fermamente alle nuove regole presentate in giugno dal Consiglio federale. Per la banca guidata da Sergio Ermotti l’applicazione di tali normative potrebbe comportare l’esigenza di raccogliere fondi propri supplementari che potrebbero raggiungere i 26 miliardi di franchi. La cosa non piace agli investitori, perché avrebbe giocoforza ripercussioni sui dividendi e sui potenziali riacquisti di azioni.
SVIZZERA
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2025-12-13T08:00:00.0000000Z
2025-12-13T08:00:00.0000000Z
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