Non saranno 36 (per ora) gli F-35A che compreremo
Il Consiglio federale rinuncia a chiedere un credito aggiuntivo per l’acquisto dei nuovi jet
di Stefano Guerra
Trentasei nuovi aerei da combattimento F-35A «sono il minimo»: dal punto di vista militare «non sono sufficienti», secondo il ministro della Difesa Martin Pfister. Per questo il Consiglio federale lascia aperte tutte le opzioni: persino quella di acquistare – in un futuro non precisato – altre decine di ‘caccia’.
Il fatto è che il tetto di spesa stabilito contrattualmente per poter acquistare anche solo questo ‘minimo’ di F-35A – ovvero i 6 miliardi di franchi approvati per un soffio (50,1%) nel settembre 2020 in votazione popolare – è risultato essere troppo basso. O meglio: mobile, non fisso come a lungo sostenuto dalla ex ministra della Difesa Viola Amherd. Gli Stati Uniti fanno valere costi aggiuntivi, dovuti in particolare al rincaro e allo sviluppo dei prezzi delle materie prime. La fattura finale potrebbe lievitare di un importo compreso fra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi.
Cosa fare, allora: ridurre il numero di pezzi da acquistare? Chiedere al Parlamento un credito aggiuntivo per coprire i maggiori costi? Rinunciare almeno in parte ai cosiddetti ‘affari offset’, cioè la compensazione (attraverso commesse assegnate alle aziende elvetiche) alla quale la Svizzera vincola i fornitori esteri di armamenti?
Rispetto della volontà popolare
Fra le tre opzioni sul tavolo (la rinuncia tout court agli F-35A lo era solo pro forma), il Consiglio federale ha scelto la prima: l’acquisto del “numero massimo possibile” di velivoli della Lockheed Martin entro il credito quadro di 6 miliardi di franchi. La decisione, ha sottolineato Pfister in una conferenza stampa a Berna, «rispetta la volontà popolare». Sui media d’Oltralpe si era parlato di 30 aerei anziché 36. Subissato dalle domande dei giornalisti, lo zughese non ha menzionato alcuna cifra. «Tutto dipende dal rincaro negli Stati Uniti», ha spiegato.
Sei miliardi ha voluto il popolo, 6 miliardi saranno (alla fine in realtà dovremo sborsare di più, dato che l’effettivo rincaro negli Stati Uniti non è incluso). Nessun bisogno di un credito addizionale, dunque.
Quanto all’altra pista scartata, l’Esecutivo scrive che “gli affari offset come il progetto ‘Rigi’, ossia l’assemblaggio finale parziale e il collaudo di quattro F-35A in Svizzera [per un importo di circa 200 milioni di franchi, ndr], contribuiscono a sviluppare il knowhow relativo all’aereo da combattimento di quinta generazione in Svizzera e a rafforzare l’indipendenza nella manutenzione”.
Resta aperta la questione finanziamento
Entro fine gennaio il Consiglio federale intende stabilire delle priorità. Si tratterà fra le altre cose di definire quali sistemi di difesa aerea – non solo i jet stessi, ma anche i missili terra-aria Patriot ed eventualmente i droni – sono necessari. Il Dipartimento della difesa è stato incaricato di presentare “una priorizzazione interna delle esigenze per gli anni 2026/2027”. Una volta chiariti questi aspetti, il Governo deciderà in merito all’eventuale acquisto di ulteriori F-35A, allo scopo di raggiungere il numero previsto. «Trentasei aerei sono il minimo per mantenere la capacità di difesa», ha detto Pfister. Cruciale sarà la questione del finanziamento. Lo scorso anno Consiglio federale e Parlamento hanno deciso di aumentare le uscite per l’esercito all’1% del Prodotto interno lordo entro il 2032. Dove reperire i fondi necessari, anche per rafforzare la difesa aerea? Una possibilità sarebbe aumentare l’Iva. Il Consiglio federale ne sta discutendo, ha spiegato sempre Pfister. Il tema è classificato come segreto, pertanto non può rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo. Una soluzione che aggiri il freno alla spesa?, gli ha chiesto un giornalista. «Al momento non è un’opzione. Ma non è escluso».
Si guarda già oltre, comunque. Sulla scorta di un rapporto del 2017, nel frattempo aggiornato, venerdì il Consiglio federale ha ‘solo’ preso atto del fatto che «abbiamo bisogno di una flotta più grande». Nel rapporto si parla di 55-70 aerei da combattimento moderni. Il tipo di aereo, un’eventuale seconda flotta (composta da un altro tipo di jet, magari più economico della ‘Ferrari dei cieli’ che è l’F-35A), l’effettiva quantità di pezzi: «tutto resta aperto», si è limitato a dire il ministro della Difesa.
Critiche da destra e da sinistra
La decisione del Consiglio federale di acquistare meno aerei da combattimento F-35A ha sollevato un polverone di critiche da parte dei partiti. Quelli di area borghese vogliono che sia mantenuto il numero iniziale di 36 apparecchi. «Sono deluso che il Consiglio federale non abbia avuto il coraggio di ordinare 36 jet», ha affermato il ‘senatore’ Werner Salzmann (Udc/Be). A suo avviso, dovremmo ordinare i velivoli rimanenti e poi includere il credito aggiuntivo nel prossimo messaggio sull’esercito. Anche il Plr chiede che i jet rimanenti vengano acquistati al più presto. Lo stesso fa la Società svizzera degli ufficiali (Ssu), tramite il suo presidente Michele Moor, secondo il quale la decisione governativa è in «palese contraddizione con le attuali realtà della politica di sicurezza».
Tutt’altra musica a sinistra. La ‘senatrice’ solettese Franziska Roth trova scandaloso che il Consiglio federale voglia lasciare invariato il contratto per 36 F35A. Positivo, per contro, il fatto che ora si stia valutando una strategia a due flotte. L’Alleanza ‘Stop F-35’ chiede dal canto suo al Consiglio federale di fermare subito la procedura d’acquisto per evitare “massicci costi supplementari”. La popolazione sarebbe stata “ingannata” con la votazione popolare del 2020, se ora si parla di acquistare fino a 40 aerei da combattimento supplementari.
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