Nelle casse scolastiche ‘gruzzoli’ fino a 5 zeri
Accumulati negli anni dagli istituti importi rilevanti. Manca una somma precisa, ma il Consiglio di Stato parla di ‘cifra cospicua’ da restituire agli allievi
Di Giacomo Agosta
Le scuole ticinesi e la trasparenza sulla gestione dei soldi presenti nelle casse allievi, ovvero soldi versati da e per gli studenti. A lanciare il tema è stato il deputato dell’Udc Alain Bühler che, attraverso un’interpellanza al Consiglio di Stato – sottoscritta da altri 41 granconsiglieri di tutti i partiti tranne Ps, Verdi e Mps –, chiede chiarezza sulle cifre di cui dispongono i diversi istituti e sulla loro gestione. “Dai documenti ufficiali – scrive Bühler nell’atto parlamentare– emerge che, nonostante la direttiva del luglio 2024, non disponiamo ancora di un quadro trasparente sugli importi accumulati, che risultano essere rilevanti, né sulle modalità di gestione di questi fondi provenienti dalle famiglie. Questo mentre Mister Prezzi invita i Cantoni a ridurre gli oneri a carico delle famiglie per le attività scolastiche ed extrascolastiche”.
Sedi da mezzo milione
E gli importi in questione, stando a quanto ha potuto appurare ‘laRegione’, sarebbero decisamente rilevanti. In una scuola professionale del Sottoceneri, come si può leggere nel verbale di un plenum docenti, erano presenti nella cassa allievi a fine anno scolastico 2023/24 oltre 480mila franchi. In un istituto specializzato la cifra supera il mezzo milione di franchi. In un altro centro professionale, invece, la somma presente nella cassa allievi, sempre nello stesso periodo, era di circa 50mila franchi. Numeri che, se sommati tra loro ed estesi a tutte le scuole cantonali, lasciano intendere cifre accumulate all’interno delle casse allievi, con anche differenze importanti tra una sede e l’altra, nell’ordine di diversi milioni di franchi. A questo si aggiungono dei rapporti di revisione talvolta sommari o incompleti.
Il governo: ‘Ammontare da ripartire su dieci anni’
Della questione si è occupato anche il Consiglio di Stato con la risoluzione 3’652 del 10 luglio 2024. Una risoluzione, con allegate direttive del Dipartimento educazione, cultura e sport, che non fa chiarezza su l’ammontare del denaro nella varie casse allievi delle scuole ticinesi ma che riconosce “essere cospicuo e presumibilmente versato in gran parte da allievi che non frequentano più gli istituti”. Una situazione che si sarebbe dovuta evitare, come riconosce lo stesso governo, e alla quale bisogna porre rimedio: “È necessario far beneficiare in modo appropriato gli allievi degli averi accumulati negli anni. È pure necessario ridurre gli importi depositati e, per il futuro, adottare provvedimenti per evitare il loro accumulo”. Un deposito extra che non dovrebbe esserci – le direttive del luglio 2024 prevedono infatti che “le eccedenze di contributi versati dagli allievi debbano, di regola, essere restituiti agli stessi alla fine dell’anno scolastico o al termine del ciclo scolastico” – ma che c’è e in alcuni casi, come abbiamo potuto verificare, è pure parecchio consistente. Tanto che per essere “smaltito” possono servire fino a dieci anni. “L’utilizzo degli averi accumulati nelle casse allievi degli istituti scolastici – si legge al punto 3.5.4 delle direttive per la gestione delle casse presso gli istituti scolastici cantonali e le biblioteche pubbliche cantonali – deve essere ripartito proporzionalmente, a partire dall’anno scolastico 2024/25 sui successivi dieci anni scolastici”. Inoltre, “l’istituto scolastico deve tenere una rendicontazione degli averi utilizzati (scopo e importi destinati), per permettere la verifica, in sede di revisione contabile. Gli averi accumulati devono essere oggetto di una cassa allievi separata rispetto alla cassa allievi utilizzata per il finanziamento delle normali attività e i consumi”. Insomma, va creata una cassa apposta per quello che si è accumulato negli anni così da permettere di “smaltirli”, ovvero spenderli a favore degli allievi e della scuola, in maniera più chiara e semplice. Anche perché, nella cassa allievi, sono presenti soldi versati dagli stessi studenti e dalle loro famiglie per attività di appoggio all’insegnamento, come ad esempio le gite. Ma non solo. In questo fondo finiscono anche i contributi versati dai Comuni, per chi studia alla scuola media, o di associazioni professionali e datori di lavoro per gli allievi delle scuole professionali.
Alle domande di Bühler e cofirmatari verrà data risposta orale in parlamento. Questo a meno che l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio non riconosca il criterio dell’urgenza e quello dell’interesse pubblico. In quel caso l’atto parlamentare sarà trasformato in interrogazione e il Consiglio di Stato risponderà in forma scritta. In ogni caso i quesiti restano sul tavolo. Uno su tutti: cosa fare con le cifre accumulate e in che modo restituirle agli allievi, considerando anche che gran parte di loro ha nel frattempo concluso gli studi.
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2025-12-15T08:00:00.0000000Z
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