Un occhio elettronico sull’angolo cieco
Dal 2024 i nuovi camion devono essere dotati degli adeguati dispositivi. Bruno Storni (Ps) vuole un obbligo anche per i ‘vecchi’. Il nodo è il finanziamento
Di Stefano Guerra da Palazzo federale
Siamo alla terza settimana di sessione, i parlamentari cominciano a sentire la stanchezza, gli aperitivi si susseguono a ritmo sostenuto, molti qui hanno già la mente rivolta alle agognate ferie natalizie. In barba ai suoi 71 anni, Bruno Storni (Ps) continua a girare come una trottola per i corridoi di Palazzo federale. Sotto braccio ha una cartelletta blu con diversi fogli. Su uno di questi ha abbozzato – in tre lingue – la mozione che da un paio di settimane cerca di far firmare ai suoi colleghi in Consiglio nazionale. Adesso il deputato di Gordola è seduto a un tavolo nella Sala dei passi perduti. Accanto a lui c’è Matthias Jauslin, ex Plr passato ai Verdi liberali. L’argoviese (con una casa di vacanza in Ticino) lo ascolta con attenzione. Poi legge il testo e, dopo una sonora risata, lo firma. Firma numero…? «Quarantadue, o quarantatré: la terza o la quarta dai verdi-liberali. Ma ci sono parlamentari di tutti i partiti, persino dell’Udc», dice Storni a ‘laRegione’. La mozione, ormai interpartitica, verrà depositata domani.
Incidenti rari ma spesso letali
Si tratta di questo: obbligare i proprietari di tutti i mezzi pesanti a equipaggiare i loro veicoli con dispositivi elettronici per il monitoraggio dell’angolo morto (o cieco, vedi box). All’obbligo sottostanno già i camion immatricolati dopo il 1° gennaio 2024. Quelli più vecchi invece non sono tenuti a dotarsi di simili apparecchi. Il Consiglio federale è chiamato pertanto ad adeguare in tal senso la base legale.
A Storni è rimasto impresso l’incidente dello scorso 7 gennaio, costato la vita a un 59enne. L’uomo, in sella alla sua bicicletta, stava percorrendo la pista ciclabile in via allo Stradonino, in direzione di Riazzino. A un certo punto un camion, proveniente dalla rotonda nei pressi del vicino aerodromo, ha svoltato a destra per immettersi in una stradina oltre la pista ciclabile. Nella manovra ha travolto il malcapitato ciclista. Gli incidenti ‘da angolo morto’ provocati da mezzi pesanti che coinvolgono ciclisti o pedoni sono relativamente rari, ma spesso letali. «Le statistiche ufficiali si limitano a registrare le collisioni svoltando a destra. In questa categoria rientrano anche gli incidenti da ‘angolo morto’, che però non vengono esplicitamente indicati», ci spiega Dave Durner, responsabile del progetto ‘Velosicherheit’ della città di Zurigo. Ai bordi della Limmat questo tipo di incidente è piuttosto raro. Il tasso di mortalità è però elevato: oltre la metà dei 10 decessi e ferimenti gravi di ciclisti e utenti di monopattini elettrici causati da collisioni con mezzi pesanti tra il 2019 e il 2024 sono infatti ‘incidenti da angolo morto’.
L’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) ha registrato nell’ultimo decennio una media annua di circa tre ciclisti e utenti di e-bike gravemente feriti o deceduti e circa un pedone gravemente ferito o deceduto in incidenti con mezzi pesanti che svoltavano a destra. Questi sono rimasti grossomodo stabili e corrispondono approssimativamente al numero di incidenti dovuti all’angolo morto. Tra il 2011 e il 2024 si contano 27 morti, 36 feriti gravi e una settantina di feriti leggeri. Storni menziona pure tre casi di collisione svoltando a destra con esiti letali quest’anno.
In cerca del giusto incentivo
Il consigliere nazionale è convinto: «La tecnologia migliora la sicurezza». «Dispositivi semplici, certificati e a costi contenuti – spiega – possono essere facilmente installati sui mezzi pesanti in circolazione e offrire ai conducenti, tramite avvisi visivi o acustici, una completa visione dell’angolo cieco». Investendo «meno di 2mila franchi, costi di montaggio esclusi», si può «diminuire sensibilmente il rischio». Tanto più che, con una durata di vita media dei mezzi pesanti in molti casi superiore ai 15 anni, «avremo in giro ancora a lungo camion sprovvisti dei sistemi obbligatori solo dal 2024». A Storni preoccupano non tanto le grandi aziende, i cui camion circolano soprattutto in autostrada, bensì le piccole e medie aziende con veicoli che viaggiano in prevalenza sulle strade cantonali e comunali.
Il problema è: chi paga? Storni per ora lascia aperta la questione. Intravede tre opzioni, combinabili tra loro: la tassa sul traffico pesante (Ttpcp), le imposte cantonali di circolazione, un abbassamento del premio responsabilità civile per i proprietari di mezzi pesanti adeguatamente equipaggiati. Benjamin Giezendanner (Udc) – rampollo di una famiglia di autotrasportatori – non firmerà la mozione, per la quale ammette però di «avere una certa simpatia». Il consigliere nazionale argoviese la sottoscriverebbe «qualora vi fosse un sistema di incentivi per gli autotrasportatori». In altre parole: se lo Stato finanziasse una parte («il 50, forse il 75%») della spesa. Duemila-tremila franchi per camion: tanti? «Per gli autotrasportatori sì, considerato che parliamo di camion ‘vecchi’ che hanno perso buona parte del loro valore», risponde Giezendanner. «Quest’anno abbiamo già dovuto pagare di tasca nostra il nuovo apparecchio per la Ttpcp; e nel 2023 c’era stato il nuovo tachigrafo digitale, che costa circa 3mila franchi per veicolo». L’argoviese si dice pronto a dare una mano a Storni (entrambi sono membri della Commissione dei trasporti) per venirne a una sulla questione del finanziamento, che lui immagina possa farsi attraverso la Ttpcp. Fermo restando che l’adeguamento non venga imposto dall’oggi al domani.
Zurigo apripista
A Zurigo la questione è nota. Sul tema si sensibilizza nelle scuole. La segnaletica stradale viene modificata di conseguenza: ad esempio dando la possibilità ai ciclisti di posizionarsi davanti alle auto in attesa al semaforo; oppure con semafori a loro dedicati. Inoltre, tutti i camion che la città acquista sono «da tempo – già da prima che fossero obbligatori – provvisti di apparecchi» per monitorare l’angolo morto, spiega Durner. Sui vecchi camion sono state fatte delle prove: «Ma ci siamo resi conto che questi apparecchi, pur migliorando le cose, non sempre sono affidabili: a volte l’allarme scattava, e nell’angolo morto non c’era nessuno». Durner può però «facilmente immaginare che nel frattempo siano migliorati». In passato la Città di Zurigo si era adoperata per far adottare un obbligo di aggiornamento a livello federale. Invano: «La Confederazione ci ha detto che sarebbe stato troppo caro». I tempi saranno maturi per la nuova, vecchia proposta?
SVIZZERA
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2025-12-17T08:00:00.0000000Z
2025-12-17T08:00:00.0000000Z
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