Israele accetta la proposta Usa che invece non soddisfa Hamas
Altre 22 colonie ebraiche verranno create in Cisgiordania
Uno spiraglio, per quanto flebile, sembra essersi aperto per una tregua a Gaza. Ma l’accordo rimane appeso a un filo. Israele ha accettato di andare avanti con l’ultima proposta avanzata dall’inviato americano Steve Witkoff. Hamas invece ha definito il piano insoddisfacente, perché tra le altre cose non dà garanzie sulla fine della guerra, pur aggiungendo che l’esame prosegue.
La tv saudita Al Arabiya ha acceso le speranze affermando che anche la fazione palestinese aveva accettato il piano, ma la notizia è stata poi smentita sia da fonti israeliane che da Hamas. La Casa Bianca ha confermato: solo Israele lo ha “appoggiato”.
La possibile svolta è arrivata durante un incontro tra Benjamin Netanyahu e i suoi ministri, nonostante l’opposizione dei suoi alleati più oltranzisti. E poi da lui stesso annunciata alle famiglie degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia.
La bozza messa a punto da Witkoff, e sottoposta mercoledì al vaglio del presidente Donald Trump prima di essere inviata alle parti, prevede una tregua di 60 giorni, il rilascio di 10 ostaggi ancora vivi (5 il primo giorno, altri 5 dopo una settimana) e la riconsegna di 18 corpi (9 il primo giorno e 9 dopo). In cambio, Israele rilascerà 125 detenuti palestinesi condannati all’ergastolo per terrorismo, 1’111 cittadini di Gaza detenuti dall’inizio della guerra e 180 corpi di palestinesi attualmente trattenuti dalle autorità israeliane. Durante i 60 giorni di cessate il fuoco, inoltre, proseguiranno i negoziati per porre fine alla guerra. Quello che però avrebbe irritato Hamas è che la proposta non contiene una chiara garanzia americana che la tregua porti a un cessate il fuoco permanente, né sul fatto che se i colloqui dovessero andare avanti oltre i 60 giorni anche la tregua dovrebbe proseguire, senza che Israele possa violarla unilateralmente come fatto l’ultima volta a marzo.
Dure critiche a ‘decisione storica’
A inasprire ancor di più gli animi, il via libera ufficiale di Israele alla creazione di altre 22 colonie in Cisgiordania – ritenute illegali dalla comunità internazionale –, tra nuovi insediamenti e la regolarizzazione di diversi avamposti non autorizzati. Il Ministero della difesa ha parlato di una “decisione storica” che “rafforzerà la presa strategica su tutte le parti della Giudea e Samaria” (il nome biblico della Cisgiordania) e “impediranno la creazione di uno Stato palestinese”. Per Hamas si tratta di “una palese sfida alla volontà internazionale e una grave violazione delle risoluzioni Onu”. Dura la reazione del Regno Unito che da giorni ha alzato il livello di condanna nei confronti di Israele: “Gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, mettono ulteriormente a rischio la soluzione dei due Stati e non proteggono Israele”.
SVIZZERA / ESTERO
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2025-05-30T07:00:00.0000000Z
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