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Il mandato negoziale del Governo ha l’avallo del Parlamento

Via libera anche dalla commissione degli Stati

Dopo la Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (Cpe-N) lunedì, martedì è stato il turno di quella omologa degli Stati (Cpe-S) ad approvare – con 10 voti favorevoli, nessun contrario e due astenuti – il mandato negoziale tra Svizzera e Stati Uniti in vista di un accordo giuridicamente vincolante sui dazi.

La decisione, ha spiegato il presidente della commissione Carlo Sommaruga (Ps/Ge) alla stampa di Palazzo federale, è stata presa dopo aver sentito il consigliere federale Guy Parmelin e la segretaria di Stato dell’economia Helene Budliger Artieda. Il ginevrino ha poi detto che la commissione non intende divulgare i dettagli del mandato poiché ciò «indebolirebbe la posizione negoziale della Svizzera». Una decisione che non vuole essere una critica alla Cpe-N (che alla vigilia aveva fornito maggiori dettagli, ndr): «È il nostro modo di lavorare, abbiamo sempre fatto così», ha puntualizzato Sommaruga.

200 miliardi affare privato

Il ginevrino ha inoltre chiarito che, qualora nel corso dei negoziati emergessero nuovi temi non previsti dal mandato negoziale, le commissioni della Politica estera dovranno non solo essere informate, ma anche consultate. Quanto ai ventilati investimenti per 200 miliardi di franchi negli Stati Uniti, Sommaruga ha spiegato che la questione è stata discussa approfonditamente e che il Consiglio federale ha ribadito come, nella dichiarazione d’intenti, la Svizzera non abbia assunto alcun impegno. Lunedì la Cpe-N ha approvato la versione governativa del mandato, apportandovi alcune precisazioni (in particolare sulla protezione dei dati). Ha inoltre tenuto a precisare che un eventuale investimento di 200 miliardi di franchi negli Usa sarebbe stato effettuato a titolo privato. «Si tratta di un elemento complementare che va distinto dall’impegno privato e pubblico», ha precisato Laurent Wehrli (Plr/Vd). La commissione del Nazionale ha respinto altre proposte incentrate sulla sostenibilità ambientale. Ad esempio, ha rifiutato di assumere una posizione più ferma sull’importazione di carne (gli ormai famosi polli al cloro) o sull’omologazione dei veicoli (gli ormai altrettanto famosi cybertruck).

La scorsa settimana Guy Parmelin ha annunciato l’entrata in vigore di dazi doganali più bassi sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti. Sono passati dal 39 al 15% con effetto retroattivo al 14 novembre. Il Consiglio federale aveva approvato la settimana precedente il progetto di mandato negoziale. La strada da percorrere prima di ottenere un accordo giuridicamente vincolante è ancora lunga. Si stima che ci vorranno circa due anni.

SVIZZERA

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2025-12-17T08:00:00.0000000Z

2025-12-17T08:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281556592164125

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