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16 progetti idroelettrici resi immuni dai ricorsi

Il Consiglio degli Stati calca la mano sulla legge per accelerare le procedure. Vano l’appello di Albert Rösti. Solarexpress ‘prorogato’. Palla al Nazionale

Di Stefano Guerra da Palazzo federale

Seduto su una delle comode panche addossate alla parete, alle spalle dei ‘senatori’, Matthias Jauslin ha seguito per quasi un’ora la vivace discussione andata in scena al Consiglio degli Stati sulla parziale abolizione del diritto di ricorso delle organizzazioni ambientaliste. Poco prima di mezzogiorno, a giochi fatti, il consigliere nazionale del Plr si alza e imbocca l’uscita est della sala. Nell’anticamera scambia due chiacchiere con la ‘senatrice’ Maya Graf (Verdi). Entrambi scuotono la testa, sconcertati. La decisione presa pochi minuti prima dal plenum è “una decisione sbagliata e insostenibile dal punto di vista istituzionale”, dichiara alla ‘Regione’ l’argoviese, membro del consiglio della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (Fp). “Nella campagna di voto e nell’opuscolo ufficiale del Consiglio federale sul ‘Mantelerlass’ [la legge sullo sviluppo delle energie rinnovabili, approvata in giugno da oltre due votanti su tre, ndr] veniva chiaramente indicato che il diritto di ricorso sarebbe stato preservato”. “Spero che al Consiglio nazionale si riesca a correggere questo sbaglio. È importante che questa legge sull’accelerazione delle procedure venga approvata, ma dev’esserlo nel rispetto delle promesse fatte a suo tempo”.

D’accordo solo sul principio

Tutti, persino i Verdi, sono d’accordo: per dare slancio alla transizione energetica, nonché per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico a medio e lungo termine, bisogna accelerare le procedure di pianificazione e autorizzazione per la realizzazione di impianti idroelettrici, solari ed eolici di importanza nazionale. Dai principi ai provvedimenti concreti, però, ce ne passa. Ne abbiamo avuto la riprova giovedì mattina alla Camera dei Cantoni, impegnata nella seconda – e più rognosa – parte di un dibattito interrotto martedì per mancanza di tempo. Spingendosi oltre quanto preconizzato sin qui dal Nazionale, i ‘senatori’ hanno deciso con 28 voti a 15 e un’astensione di non autorizzare i ricorsi delle organizzazioni ambientaliste contro i 16 progetti idroelettrici approvati dal popolo in giugno. Una decisione che si applica anche ai ricorsi pendenti davanti alle autorità o ai tribunali al momento dell’entrata in vigore della modifica di legge.

Nemmeno l’appello del consigliere federale Albert

Rösti (Udc) a non sconfessare in maniera tanto palese la volontà popolare – rischiando così un referendum, peraltro già ventilato dagli ambientalisti – è riuscito a persuadere la maggioranza del plenum: con la sinistra su questo punto sono rimasti solo Heidi Z’graggen e Andrea Gmür-Schönenberger del Centro, Tiana Angelina Moser del Pvl e Mauro Poggia del Mouvement Citoyens Genevois. Assai meno controversa, invece, la questione della proroga di fatto del ‘Solarexpress’ (vedi infografia), che su proposta di Martin Schmid (Plr/Gr) – accolta con 38 voti a 4 – è stato indirizzato su un binario tutto suo e potrà così procedere più speditamente. La legge sull’accelerazione delle procedure, nella votazione complessiva, è stata approvata con 35 voti a 5 e 4 astenuti.

Il prezzo di 2 terawattora

Ma a tenere banco è stato il diritto di ricorso delle organizzazioni ambientaliste. La maggioranza borghese ha tirato dritto, senza vacillare. Beat Rieder (Centro/Vs) ha sottolineato che lo stop ai ricorsi vale solo per i 16 progetti idroelettrici, non in generale; inoltre, il diritto di ricorso dei privati viene mantenuto. “Non facciamo nulla di rivoluzionario. Mostratemi le alternative, se non volete questi 2 terawattora all’anno [la produzione complessiva supplementare attesa dai 16 progetti, ndr]”, ha detto il vallesano a nome della commissione preparatoria. Rieder ha evocato il rischio che questi progetti – soprattutto i tre principali: Trift e Grimsel, combattuti da organizzazioni ambientaliste minori; e Gorner, combattuto dalla Fp – “non vengano realizzati nei tempi previsti o non vengano realizzati affatto”.

“La cancellazione del diritto di ricorso delle organizzazioni contraddice i principi di uno Stato di diritto”, ha dichiarato Simon Stocker (Ps/Sh), invitando i colleghi a lavorare con “lo scalpello” e non con “la mazza”. Isabelle Chassot (Centro/Fr) e Heidi Z’graggen (Centro/Ur) hanno messo in guardia da una perdita di fiducia da parte dell’elettorato, che nel votare il ‘Mantelerlass’ ha tenuto conto delle rassicurazioni date dal Consiglio federale circa il mantenimento degli usuali mezzi di ricorso. “Sono state superate numerose linee rosse (...). Se questo progetto (...) finisse in un referendum e fallisse alle urne, torneremmo indietro di 15 anni più o meno”, ha ammonito Mathilde Crevoisier Crelier (Ps/Ju), ricordando che il diritto di ricorso era stato sancito nella dichiarazione della tavola rotonda del 2021 dove questi progetti sono stati concordati.

Persino Albert Rösti (Udc) ha provato a dar man forte alla sinistra. Anche lui trova “fastidioso” che, dopo il sì popolare al ‘Mantelerlass’, piccole organizzazioni abbiano inoltrato o annunciato dei ricorsi. Il ministro dell’Ambiente ha ricordato però che il Consiglio federale ha ribadito più volte che contro questi progetti sarebbe ancora stato possibile ricorrere. Rösti ha lanciato un appello al dialogo tra gli ambientalisti più belligeranti e i promotori dei tre progetti nel mirino, affinché non vadano persi i due terzi della produzione elettrica supplementare attesa.

‘Popolazione ingannata’

Lisa Mazzone è sconcertata. “Così si inganna la popolazione, facendo esattamente ciò che si prometteva di non fare”, dichiara a ‘laRegione’ la presidente dei Verdi. “Il compromesso che sta al cuore del ‘Mantelerlass’ è stato lungamente negoziato, è solido ed equilibrato. Ora lo si vuole gettare alle ortiche, ancor prima che legge sia entrata in vigore”. La ex consigliera agli Stati ginevrina afferma che il suo partito è d’accordo sull’accelerazione delle procedure. Ma “se il Nazionale vuole questa legge, dovrà correggere gli eccessi degli Stati”. “Se la legge resta così com’è, la questione del referendum sarà sul tavolo”, dice Mazzone. Anche le organizzazioni ambientaliste reputano “inaccettabile” che la Camera dei Cantoni “rompa con i principi fondamentali del diritto ambientale”, dopo “aver promesso il contrario sei mesi fa”. In particolare, le restrizioni al diritto di ricorso non sono “né necessarie, né ragionevoli, né proporzionate”, scrivono in una nota Pro Natura, Wwf e BirdLife.

‘Tassa’ anziché misure sostitutive

Martedì gli Stati avevano già apportato una serie di modifiche al progetto governativo. Vogliono ad esempio che i Comuni di ubicazione diano il loro consenso agli impianti solari ed eolici, a meno che il Cantone non stabilisca diversamente. Se questi danneggiano biotopi, non dovrebbe più essere obbligatorio adottare misure di sostituzione. Basterebbe che i promotori versino una ‘tassa di compensazione’: i suoi proventi verrebbero utilizzati dai Cantoni per realizzare – più tardi – misure sostitutive adeguate in luoghi individuati dai servizi preposti. Con questa legge il Consiglio federale vuole semplificare e accelerare le procedure d’autorizzazione per gli impianti che sfruttano le ‘rinnovabili’. I Cantoni avranno 180 giorni per prendere una decisione su una domanda di costruzione. I permessi cantonali e comunali necessari per la costruzione dovranno essere rilasciati in un’unica procedura. In caso di ricorso, i tribunali avrebbero 180 giorni per evaderlo. L’obiettivo è di aumentare di almeno 6 terawattora la produzione di energia rinnovabile entro il 2040.

SVIZZERA

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2024-12-20T08:00:00.0000000Z

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