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L’Udc ricorre al Tf contro la revisione

I democentristi contestano l’aumento del 15% votato dal Gran Consiglio insieme al Preventivo 2026. Lo scopo è portare avanti la neutralizzazione

Di Giacomo Agosta

Sulla revisione parziale delle stime immobiliari, l’aumento del 15% approvato dal Gran Consiglio martedì insieme al Preventivo 2026, si andrà al Tribunale federale. L’Udc ha infatti deciso che farà ricorso contro il Decreto legislativo allegato al Preventivo. La prima richiesta, per cominciare, è quella di ottenere l’effetto sospensivo. La seconda, il piatto forte, è di annullare l’aumento delle stime. Ovvero di non far salire un valore che si riflette direttamente sulle imposte. “Con questo aumento – scrivono i democentristi in un comunicato – ci saranno tasse più alte, rette per le case anziani più care, sarà più difficile ottenere i sussidi per i pannelli fotovoltaici o avere accesso alle borse di studio in favore dei propri figli”. Insomma, un salasso per chi ha un immobile. L’intenzione dell’Udc è chiara: far saltare questa revisione parziale (quella generale è agendata entro il 2035) per affrontare subito l’intero dossier con il voto sull’iniziativa popolare per la neutralizzazione delle stime immobiliari. E qui si torna alla seduta di Gran Consiglio appena conclusa: la maggioranza del plenum ha infatti deciso di rimandare in commissione parlamentare ‘Gestione e finanze’ l’iniziativa popolare (oltre 17mila le firme raccolte) promossa da Paolo Pamini (Udc, primo proponente) ed esponenti di Plr, Centro e Lega. Il motivo del rinvio? Serve maggiore chiarezza, specialmente su cosa si intende con il termine “neutralizzazione”, prima di chiamare il popolo alle urne.

«Ci sono ragioni tecniche e fiscali, sulla base della giurisprudenza, che ci fanno credere che il ricorso possa andare a buon fine», commenta a ‘laRegione’ il consigliere nazionale Paolo

Pamini, che inoltrerà il ricorso a nome del partito. «Se il ricorso andrà a buon fine manterremo lo status quo». La revisione delle stime, a dirlo è proprio una sentenza del Tribunale federale, va però fatta. Attualmente in Ticino sono intorno al 40 per cento del valore di mercato e devono essere portate, secondo il Tf, almeno al 70. Proprio questo dovrebbe essere un argomento sul quale punta l’Udc. Detto in altre parole: i democentristi potrebbero far notare che l’aumento ticinese non è sufficiente, e va quindi annullato.

‘È chiaro cosa si intende’

Il tema, d’altra parte, è di quelli che scaldano la politica anche perché il possibile impatto economico della revisione (o della sua neutralizzazione) tra aumento di imposte e riduzione di sussidi è di oltre 430 milioni di franchi. «Sappiamo tutti che le stime devono essere aumentate, se non raddoppiate», commenta Pamini. «Vogliamo però che avvenga solo dopo che il popolo si sia espresso sulla nostra iniziativa. La questione e il problema vanno affrontati e risolti subito, non tra un decennio. Dieci anni che andrebbero persi, invece bisogna far diventare il Ticino strategico e attrattivo per i ricchi così da aumentare il substrato fiscale». In questo modo, se il ricorso prima e l’iniziativa popolare dopo dovessero essere approvati, ci sarebbe l’aumento delle stime ma sarebbe neutralizzato fiscalmente. A proposito di neutralizzazione, «si sa benissimo cosa si intende con questo termine», sostiene convinto Pamini. «Le lamentele sentite in Gran Consiglio, ovvero la necessità di chiarire il termine ‘neutralizzazione’ sono assolutamente pretestuose. Se però vogliono giocare a fare l’asilo, facciano pure». Per l’Udc la definizione è chiara e viene messa nero su bianco anche nel comunicato: “Neutralizzare significa essenzialmente e fiscalmente dimezzare le aliquote sulla sostanza in costanza di gettito: vogliamo impedire che le imposte aumentino”. Un’operazione che porterebbe il Ticino a essere ai primissimi posti in quanto a competitività fiscale per le persone molto facoltose. Sempre a proposito di definizioni. Mercoledì in aula, quando si è votato il rinvio dell’iniziativa in commissione, a spiegare la posizione del Consiglio di Stato è stato il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta: «Alla ‘Gestione e finanze’ abbiamo presentato degli aspetti di natura tecnica che vanno semplicemente esplicitati per evitare che la confusione che c’è oggi ci sia anche domani durante la campagna di avvicinamento al voto». Per il Consiglio di Stato la neutralizzazione deve riguardare sia la sostanza mobiliare che quella immobiliare, in questo modo si evita una disparità di trattamento che potrebbe essere contesta successivamente. Tornando al ricorso, la richiesta inoltrata al Tf è di annullare una decisione sostenuta anche da Centro e Plr. Partiti che hanno rappresentanti anche nel comitato promotore dell’iniziativa. Non si sta rompendo il fronte in questo modo?

«Sono primo promotore e anche proprio per questo mio ruolo mi occupo io del ricorso. Si tratta inoltre di un’azione che va proprio nell’interesse dell’iniziativa. In ogni caso il comitato promotore è a maggioranza favorevole ad andare al voto al più presto. Questo ricorso è quindi coerente a questa decisione». L’offensiva dell’Udc non si ferma però al Tribunale. Proprio ieri la granconsigliera Roberta Soldati, relatrice del rapporto di maggioranza rinviato in commissione parlamentare ‘Gestione e finanze’, ha depositato il documento aggiornato. Ovvero, “con tutti i materiali che gli addetti ai lavori hanno lamentato di ignorare e delle osservazioni emerse nel dibattimento dell’altro giorno". Conclude Pamini: «I termini per andare al voto sono scaduti. Stiamo spingendo sull’acceleratore per avere un cantone fiscalmente attrattivo».

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2025-12-20T08:00:00.0000000Z

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