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Il Nazionale e lo spettro del deserto postale

Il Ceo Roberto Cirillo vuole tirare dritto, la Camera del popolo si mette di traverso

Di Stefano Guerra da Palazzo federale

Domenica, dalle colonne del ‘SonntagsBlick’, il Ceo della Posta Roberto Cirillo lo ha ribadito: il ridimensionamento della rete di uffici postali proseguirà come previsto, a prescindere dall’opposizione politica. Le decisioni prese sono in linea con la strategia aziendale, “che è stata definita e rimane valida”. A Palazzo federale il tono non è piaciuto. E così il messaggio è stato subito rispedito al mittente. L’“opposizione politica” si è manifestata ieri alla Camera del popolo sotto forma di un netto sì – 113 voti a 60 e 18 astensioni – a una mozione che invita il Governo a chiarire il mandato di servizio universale della Posta prima di procedere a ulteriori ristrutturazioni. Contro la mozione, elaborata dalla sua commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni, hanno votato solo il gruppo Plr (due gli astenuti, tra cui il bellinzonese Simone Gianini), la metà scarsa di quello del Centro (non il momò Giorgio Fonio, favorevole) e un sesto circa dei democentristi (non Piero Marchesi, favorevole, né Paolo Pamini, astenuto). L’ex regia federale non l’ha presa bene: così perdiamo tempo importante per sviluppare i nostri servizi, ha dichiarato un portavoce ai microfoni della Rsi.

Il contesto è questo: la Posta in giugno ha annunciato l’intenzione di chiudere circa 170 uffici autonomi (su 770) entro il 2028. Il Governo ha in seguito presentato una serie di allentamenti a livello di prestazioni (allungamento dei tempi di consegna di lettere e pacchi, inclusione dell’accesso al traffico elettronico dei pagamenti e le lettere digitali ecc.): si tratta di modifiche dell’ordinanza che entreranno in vigore nel 2026. Una soluzione ‘ponte’, in attesa della revisione della legge (annunciata per il 2030) destinata a “rielaborare il servizio universale in modo moderno e a garantire il suo finanziamento sostenibile”. Sempre che nel frattempo la Svizzera non si sia trasformata in un «deserto postale», scenario apocalittico evocato ieri da Jean-Luc Addor (Udc/Vs), «figlio di postino». Prima l’ordinanza (di competenza governativa), poi la legge (sulla quale il Parlamento si può esprimere)? No, secondo la maggioranza. Allo stato attuale, ha spiegato Lorenzo Quadri (Lega) a nome della commissione, decisioni con «un forte impatto sulla popolazione e il servizio universale vengono prese tramite emendamenti, ordinanze oppure obiettivi strategici. Il Parlamento è tagliato fuori». Occorre «ristabilire la gerarchia tra legge, ordinanza e obiettivi strategici»: la situazione attuale «lascia troppo spazio di manovra al Consiglio federale e alla Posta». Un approccio «problematico dal punto di vista istituzionale e democratico», che «porta a scavalcare il Parlamento e, di conseguenza, il popolo».

La mozione invita il Consiglio federale a elaborare una revisione di legge per ridefinire il mandato di servizio universale e il settore di attività della Posta. Fintanto che non sarà pronta, il Governo dovrà rinunciare a modifiche dell’ordinanza e imporre alla Posta, con mezzi idonei, di sospendere i piani di rinuncia al recapito negli insediamenti di piccole dimensioni, di chiusura di uffici postali o di riduzione della puntualità nel recapito di pacchi e lettere. Il capogruppo del Plr Damien Cottier (Ne) ha esortato il plenum a non fare del «conservatorismo di struttura», a «non bloccare la Posta», che invece ha bisogno di flessibilità e che offre valide «alternative» (oltre 5mila ‘punti di contatto’, tra uffici ‘classici’, agenzie e altre strutture). «Il blocco di qualsiasi ristrutturazione sarebbe un grosso ostacolo all’ammodernamento di questa azienda che si autofinanzia», ha ammonito Albert Rösti (Udc). Le modifiche dell’ordinanza riguardano misure molto piccole, che però consentiranno di risparmiare 45 milioni all’anno, ha spiegato invano il consigliere federale. L’atto parlamentare va al Consiglio degli Stati. Dove la partita, sulla carta, sembra aperta. Il Consiglio federale – ha spiegato Rösti – proporrà una modifica affinché non si impedisca l’inclusione, tramite ordinanza, delle lettere digitali nel servizio universale.

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2024-09-11T07:00:00.0000000Z

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