L’estrazione ‘funziona’ ma la polemica è servita
Il governo dice no alla mozione di Piezzi (Plr) che propone modifiche per prevenire i rischi. Il deputato non ci sta: ‘Urge cambio d’approccio’
Di Jacopo Scarinci
L’estrazione degli inerti dagli alvei fluviali funziona correttamente, e quindi non c’è alcun bisogno di promuovere delle modifiche legislative o normative per incentivarla, come richiesto da una mozione del deputato liberale radicale Aron Piezzi, “laddove si presentano rischi legati alla sicurezza di infrastrutture, zone edificate e zone agricole”. A sostenerlo è il Consiglio di Stato, partendo da un assunto: “Il trasporto solido di fondo sui corsi d’acqua principali e nei bacini idrografici sensibili va monitorato per la sicurezza del territorio e la tutela dell’ambiente e delle funzioni ecologiche a esso legate”. Ciò detto, però, si sta agendo bene secondo il governo. Perché “le norme in essere e le nuove disposizioni in base alla Legge sulla gestione delle acque recentemente adottata e prossimamente in vigore, sono adeguate a far fronte alla situazione per la gestione preventiva del trasporto solido di fondo e l’attuazione di misure necessarie a seguito di eventi eccezionali, di principio sulla base di progetti e di piani di gestione comprensoriali”.
Il ruolo della Confederazione e dei Cantoni
Detta breve: a posto così. Ricordando anche come, aggiunge il Consiglio di Stato nel messaggio con cui invita il Gran Consiglio a respingere la mozione di Piezzi, “la Confederazione sostiene il principio della gestione integrale dei rischi legati ai pericoli naturali e in tale ottica promuove la programmazione della manutenzione dei corsi d’acqua che include la gestione del materiale solido di fondo degli alvei”. La Legge federale sulla protezione delle acque “sancisce l’obbligo di rinaturare i corsi d’acqua e i laghi. Le norme definiscono in particolare i provvedimenti da attuare e le relative responsabilità”.
E i Cantoni che ruolo hanno? È presto spiegato dallo stesso governo: “Sono tenuti a definire un adeguato spazio riservato alle acque, a elaborare una pianificazione strategica e realizzare, con coerenza e in collaborazione con gli Enti locali, le previste rivitalizzazioni”. Inoltre, sul piano cantonale, la già citata Legge sulla gestione delle acque, chiarisce il governo, “definisce il quadro della manutenzione e il principio della pianificazione della stessa che include la gestione del materiale di fondo degli alvei; riprende e adatta le norme della Legge regolante gli scavi all’alveo dei laghi, fiumi e torrenti”.
Esaurita la spiegazione di come funzionano le norme vigenti, eccoci al punto: la gestione integrale dei rischi. O meglio, dei suoi principi applicati che “prevedono anzitutto una pianificazione del territorio che prenda in considerazione i rischi legati ai pericoli naturali; parallelamente deve essere promossa la manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere di premunizione per mantenerne l’efficacia nel tempo; dove necessario si provvederà alla realizzazione di nuove misure di premunizione; nelle situazioni sensibili e a complemento del quadro di prevenzione, la promozione dei piani di emergenza e la disponibilità di relative organizzazioni locali o regionali permettono di ridurre ulteriormente il rischio per la popolazione”. Va da sé che “nelle zone sensibili e in presenza di beni materiali e infrastrutture a rischio sono quindi da prevedere interventi di gestione del trasporto solido di fondo e possibili estrazioni da attuare sulla base di progetti o piani di estrazione, strumenti che – afferma il Consiglio di Stato – permettono di disporre di una visione complessiva in ottica di sostenibilità, considerando oltre alla sicurezza del territorio anche le esigenze e i vincoli ambientali”. Un esempio? Eccolo: “Il Piano di gestione della Legiuna, alla confluenza del torrente nel Brenno a Loderio”. Insomma, per il governo “una gestione preventiva del trasporto solido di fondo è attuabile sulla base di piani di gestione in comparti definiti e in situazioni sensibili dal profilo della sicurezza del territorio e dei vincoli ambientali”. Questi piani di gestione, però, “sono orientati alla gestione del trasporto solido di fondo causato da piene ordinarie e non possono essere considerati strumenti per evitare fenomeni alluvionali o di trasporto estremi e molto rari, quali quelli osservati nel giugno 2024 in Vallemaggia. Anche in futuro saranno quindi da prevedere interventi di sgombero di materiale solido di fondo a seguito di eventi di piena di una certa entità”. Per il governo tutto ciò è sufficiente. Per Piezzi? Apriti cielo.
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2025-03-06T08:00:00.0000000Z
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