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Calano i frontalieri, ma crescono quelli impiegati nella sanità

Situazioni difficili che hanno comportato licenziamenti

M.M./ATS

“È prematuro affermare che i frontalieri in Canton Ticino diminuiscano a causa dell’accordo fiscale in vigore dal luglio dello scorso anno”. Commenta così Giuseppe Augurusa, segretario nazionale Cgil frontalieri, la notizia che nel terzo trimestre 2024 in Ticino sono calati dello 0,6% i permessi ‘G’, percentuale che sale all’1,3% su base annua.

Lo scorso 30 settembre i frontalieri con permesso ‘G’, nella stragrande maggioranza comaschi e varesini, erano 79’303, come comunicato dall’Ufficio federale di statistica, mentre a fine giugno erano quattrocento in più. Frontalieri che sono stati lasciati a casa. Nel periodo preso in considerazione in Ticino non sono mancate situazioni difficili che hanno comportato numerosi licenziamenti. “L’andamento del frontalierato in Ticino è costantemente sotto osservazione da parte nostra in quanto rappresenta un segmento occupazionale molto importante per alcune province di frontiera – continua il sindacalista –. Ma ora come ora sono dell’avviso che siamo in presenza di un calo fisiologico legato alla fine dei contratti stagionali legati al turismo”. C’è però da sottolineare che quanto registrato in Ticino è in controtendenza con il resto della Svizzera, dove l’occupazione continua a crescere, addirittura del 3,5%. “Ma questo non significa che i frontalieri in Ticino sono in calo per via della fiscalità: per quanto mi risulta le domande di assunzioni continuano a essere sostenute – continua Augurusa –. Solo in Ticino ci sono settori in difficoltà”. Come quello del commercio che sta soffrendo la forte concorrenza di negozi e supermercati della fascia di confine anche a seguito della nuova Tax free che dallo scorso febbraio ha dimezzato la quota (da 150 a 70 euro) per ottenere l’esenzione dell’Iva.

Se a fine settembre in Ticino i permessi ‘G’ erano in calo, decisamente in controtendenza i dati sul personale sanitario, medici e infermieri, che continua a crescere, amplificando l’emergenza nelle strutture (ospedali e case di riposo per anziani) delle province di Como e Varese. Al 30 settembre i permessi ‘G’ erano 3’801 (numero senza precedenti, destinato a crescere, in quanto la richiesta continua a essere sostenuta): 35 sanitari in più rispetto a fine giugno. Il numero uno di Cgil frontalieri pone l’accento su un tema di cui si è parlato a lungo: la ‘tassa sulla salute’ che il governo Meloni intende far pagare ai frontalieri per finanziare il Servizio sanitario nazionale e un bonus mensile per arginare la fuga di sanitari verso le strutture del Canton Ticino. “Non si sa più niente – conclude Augurusa –. Regione Lombardia vorrebbe farla pagare, ma non riesce in quanto Bellinzona e Coira non forniscono elenco e redditi dei frontalieri”.

Ristorni 2022, agli enti locali lombardi quasi 13 milioni

Ammontano a quasi 13 milioni di euro i ristorni delle imposte dei frontalieri relativi all’anno 2022 dei quali la Regione Lombardia ha approvato il riparto alle Province e alle Comunità montane. Lo stabilisce una delibera approvata ieri in Giunta su proposta del presidente Attilio Fontana di concerto con l’assessore a Enti locali, Montagna e ai Rapporti con la Confederazione elvetica, Massimo Sertori. Come previsto dalla legge, la cifra complessiva di 12’921’697,47 euro viene versata alle Comunità montane e alle Province all’interno dei cui territori sono situati i Comuni di frontiera con una percentuale di lavoratori frontalieri minore del 3% sul totale dei cittadini residenti.

“Si tratta di soldi pagati, sotto forma di tassazione nei Cantoni svizzeri – ricorda Fontana –, dai nostri lavoratori che lavorano oltreconfine contribuendo a produrre una ‘ricchezza’ che torna, come ‘tesoretto’, in Lombardia per opere pubbliche. I frontalieri – conclude – rappresentano infatti una corposa rappresentanza. Donne e uomini che, ogni giorno, lavorano nell’economia svizzera, nel commercio, nel terziario e nelle industrie dei cantoni svizzeri. Attraverso i ristorni vengono quindi ‘compensate’ le zone territoriali lombarde di loro appartenenza”.

Per quanto riguarda le zone di frontiera con il Ticino, le Province che riceveranno la maggior parte dei ristorni saranno Varese (5’195’005,01 euro) e Como. Fra le Comunità montane, nel Comasco i fondi andranno a Valli del Lario e del Ceresio (171’119,25 euro), Lario Intelvese (67’277,65 euro) e Triangolo Lariano (1’074’979,92), mentre nel Varesotto a beneficiare dei ristorni sarà la Comunità montana delle Valli del Verbano (450’467,78 euro).

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2024-11-12T08:00:00.0000000Z

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