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‘Un menavia mentre serve fare di più’

«Questa risposta è un classico menavia governativo, che si limita a dire che le norme in vigore sono sufficienti e che la nuova Legge sulla gestione delle acque si occupa convenientemente del caso. Ma non concordo, occorre fare di più, andare oltre, e prevenire è meglio che curare – tuona il deputato Plr da noi raggiunto per una reazione –. E quindi è necessario tematizzare la questione in parlamento». Tradotto: «Chiederò che la mozione segua il suo iter».

È sul battagliero andante Piezzi, che ricorda però anche un’altra pietra angolare: un suo emendamento, approvato dal Gran Consiglio assieme alla nuova Lga, nel mese di gennaio riguardo proprio alle Condizioni generali per le estrazioni e le immissioni di materiali. Un emendamento che concerneva l’ammissibilità di estrazione e immissioni di materiali e che ha contestato l’avverbio “soltanto”, riferito all’eventualità di particolari misure di gestione in funzione della sicurezza e dell’equilibrio del trasporto solido di fondo. Troppo poco per Piezzi, perché “anche alla luce dei recenti disastri alluvionali, è essenziale poter agire con maggior tempestività e prevenzione, laddove si presentano rischi legati alla sicurezza di infrastrutture, zone edificate e zone agricole. Le regolamentazioni non devono perciò essere troppo restrittive».

‘I recenti disastri alluvionali mostrano che la regolamentazione non è sufficiente’

Questa modifica, riconosce il granconsigliere liberale radicale, «va proprio nella direzione della mozione. Ma a mio avviso è necessario, anzi urgente, un cambio di passo e di approccio nella gestione dei materiali presenti sui letti dei fiumi, proprio in ottica preventiva. Oltre alle modifiche legislative, sarà essenziale adeguare in tal senso anche il relativo Regolamento e il Decreto esecutivo. I recenti disastri alluvionali avvenuti in Vallemaggia, tra le altre cose, dimostrano piuttosto che le regolamentazioni in atto non sono sufficienti – aggiunge Piezzi –, perciò vanno adattate e riviste in modo che si possa intervenire con maggior incisività e tempestività, e soprattutto che tali interventi siano favoriti laddove sussistono problemi legati alla sicurezza di infrastrutture come ponti, passerelle, strade o tralicci, zone edificate e zone agricole».

Però nel messaggio è presente un chiaro riferimento al fatto che i piani di gestione sono orientati al trasporto solido di fondo causato dalle piene ordinarie e quindi non possono essere uno strumento preventivo come per l’alluvione della Vallemaggia. Apriti cielo parte seconda: «Sta proprio qui il problema! – risponde Piezzi –. Innanzitutto eventi come quello in Vallemaggia non credo si possano definire “molto rari”, alla luce di quanto accade in questi anni un po’ ovunque. La gestione di questi comparti deve perciò riuscire a prevenire che questi disastri accadano e si manifestino continuamente. Quindi, ancora una volta, urge un cambio di approccio».

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2025-03-06T08:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/281578066420014

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