‘Dopo la Procura? Mi impegnerò nel sociale, per i meno fortunati’
Il pp Gianini ha inoltrato le dimissioni. Effettive da luglio
Di Andrea Manna
«Non è mia intenzione filosofeggiare, ma nel mio caso è proprio così: è sopraggiunta una certa stanchezza, che in un lavoro come questo, già di per sé logorante, potrebbe portare a prendere più decisioni sbagliate nell’ambito dell’attività inquirente. Cosa che non deve assolutamente succedere: per rispetto del ruolo, delle istituzioni e delle parti di un procedimento penale. Capisci allora che è il momento di cedere il posto». Il 22 dicembre il procuratore Andrea Gianini ha comunicato al Gran Consiglio, l’autorità che lo ha eletto alla carica giudiziaria nel 2009, le dimissioni dalla magistratura. Diverranno effettive dal prossimo 1° luglio, essendo di sei mesi, per le toghe, il termine di disdetta. Gianini, di area socialista, nella sezione del Ministero pubblico che si occupa delle inchieste sui reati finanziari, lascerà a 62 anni il Palazzo della giustizia ticinese. Prima di entrarvi è stato avvocato e poi procuratore federale. L’autorità cantonale di perseguimento penale si appresta dunque a perdere un altro pezzo, nella fattispecie un magistrato di lungo corso. «Negli ultimi quindici anni sono andati via più di una ventina di pp, senza dimenticare quelli che candidandosi a giudici vorrebbero partire dalla Procura – dice Gianini –. Un elevato turnover che dovrebbe preoccupare e far riflettere Consiglio di Stato e parlamento, ovvero la politica, chiamata a garantire alla magistratura condizioni operative adeguate e di riflesso professionalmente attrattive».
Ha delle ricette?
Ogni magistrato ne ha almeno una. Ma l’eventuale concretizzazione di questa o quella proposta non compete a procuratori e giudici. Spetta appunto al governo e al Gran Consiglio. Mi limito alla realtà che conosco maggiormente, il Ministero pubblico: oggi i procuratori pubblici, compreso il procuratore generale, sono ventitré. Se ci fossero più magistrati inquirenti avremmo meno incarti per pp, procedimenti di conseguenza meno lunghi e, per quel che riguarda l’azione di contrasto agli illeciti finanziari, più confische, a beneficio anche delle casse cantonali. Questo lavoro sarebbe meno logorante e i suoi ritmi umanamente più sostenibili. Quando ho cominciato al Ministero pubblico ticinese, quest’ultimo era confrontato con una media annuale di diecimila incarti in entrata, ora siamo intorno ai quindicimila, un numero destinato verosimilmente a salire. Abbiamo grandi e piccole inchieste, con una procedura penale che consente di fatto ad avvocati sempre più agguerriti di tirarla per le lunghe, fra reclami e ricorsi. Specie quando gli imputati dispongono di importanti mezzi finanziari e possono quindi permettersi di sostenere le spese derivanti da un iter giudiziario.
A breve arriveranno comunque quattro sostituti procuratori pubblici, i rinforzi accordati in tempi recenti dal parlamento…
Bene, purché a mo’ di compensazione la politica non decida poi di tagliare il numero dei segretari giudiziari per far quadrare i conti del Cantone. Saremmo da capo. Il potenziamento si annullerebbe.
Reati finanziari: com’è la situazione?
Sono in aumento. E sempre più vengono commessi con l’ausilio dell’informatica. Truffe e tentativi di truffa online. Da un lato promesse di lauti guadagni; dall’altro investimenti, o risparmi di una vita, che vanno in fumo. Con ricadute sociali, sull’intera collettività, perché chi ha perso tutto deve poi far capo all’assistenza. Purtroppo non di rado le vittime, attirate dalla prospettazione di facili e ingenti guadagni, sono persone sprovvedute. Il che rende talora arduo, quando scatta il procedimento penale, dimostrare l’esistenza dell’astuto inganno e dunque della truffa. Insomma, massima cautela. Anche quando ci si muove nel mondo delle criptovalute. Non va inoltre dimenticato un altro dei settori di cui ci occupiamo.
Quale?
Mi riferisco ai fallimenti societari. Gli operatori economici spesso si rallegrano quando cresce il numero delle società iscritte a registro. Già, ma poi servono degli amministratori che conoscano le regole per una sana gestione dell’impresa. Non è sempre così. Ci sono infatti persone che sanzioniamo per cattiva gestione, per la mancata tenuta della contabilità. E ci sono delle contabilità che spaventano per il modo nel quale sono state allestite. Bisognerebbe introdurre dei corsi obbligatori per diventare amministratore o gerente di una Sagl. E ci vorrebbero più risorse umane nell’Amministrazione cantonale per intensificare i controlli. Formazione e più controlli: sarebbe un bel passo avanti sul piano della prevenzione.
Lei smetterà a fine giugno 2026. Tornerà alla professione di avvocato?
No. Ho già preso contatto con alcune Autorità regionali di protezione per operare come curatore, seguendo degli adolescenti in gravi difficoltà per aiutarli a trovare un lavoro o a proseguire gli studi. Da un paio d’anni, poi, faccio parte dell’associazione ‘Ridere per Vivere Ticino’: mi dedicherò molto più di ora all’attività di clown negli ospedali e nelle case per anziani. Per donare a bambini e adulti malati un momento di spensieratezza. Mi impegnerò per i meno fortunati.
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2025-12-31T08:00:00.0000000Z
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