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Uffici esecuzione nelle valli, interpellanza al governo

“Mai come ora le valli, e in particolare la Vallemaggia, già duramente colpita dalla recente tragedia, chiedono, oltre al rispetto e alla considerazione che è loro dovuta, che alle parole seguano i fatti”. Non usano mezzi termini i granconsiglieri Aron Piezzi (Plr), Fiorenzo Dadò (Centro) e Samantha Bourgoin (Verdi) nell’interpellanza all’indirizzo del Consiglio di Stato. Sul tavolo la presenza delle agenzie dell’Ufficio esecuzione nelle regioni periferiche del cantone. In tal senso, premettono i deputati, “abbiamo seri motivi di ritenere che si vada nella direzione di inserire un servizio su appuntamento per gli Uffici esecuzione di Cevio, con conseguente chiusura definitiva degli sportelli”. E non nascondo una certa preoccupazione: “Ciò avrebbe conseguenze infauste per gli utenti che regolarmente si rivolgono agli sportelli e si vedrebbero privati della possibilità di interfacciarsi con qualcuno che li ascolti e agevoli una rapida soluzione delle pendenze”.

Già un anno fa, viene ricordato nell’atto parlamentare, era stata espressa da alcuni deputati rappresentanti delle valli preoccupazione al governo sul futuro degli Uffici esecuzione, “la cui attività è stata sensibilmente ridimensionata negli anni (passando, nel 2020, da un’apertura giornaliera a un’apertura parziale di sole due mezze giornate a settimana)”. In tutta risposta, viene rammentato nell’interpellanza, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi aveva fornito “rassicurazioni circa la volontà del Dipartimento e della Divisione giustizia di confermare la presenza delle agenzie dell’Ufficio di esecuzione nelle regioni periferiche del cantone, riconoscendo ‘la loro importanza indiscutibile’ e ritenendo, in sostanza, infondati i timori evocati”. Piezzi, Dadò e Bourgoin si dicono dunque “sconcertati da modalità e tempistiche” dell’“ennesimo tentativo di smantellare le agenzie degli Uffici di esecuzione nelle Valli”. Le agenzie di Biasca e Acquarossa, viene rievocato, hanno chiuso lo scorso 1° novembre, mentre l’agenzia di Cevio, “ancorché non vi sia stata alcuna ufficializzazione, dovrebbe chiudere i battenti dal prossimo 1° dicembre”. I parlamentari non ci stanno: “Quel che è certo è che si è stanchi di giochini di parole, come pure del fatto che ci si trinceri dietro concetti particolarmente in voga quali l’ottimizzazione dei servizi, la digitalizzazione dei servizi e le statistiche di attività, per giustificare la soppressione di servizi importanti e posti di lavoro nelle valli”. E rimarcano: “I motivi a sostegno di tale repentina misura non sono noti. Ci si chiede, tuttavia, come la soppressione di un (unico) posto di lavoro e di un servizio già ridotto all’osso, che trova oltretutto spazio in uno stabile di proprietà cantonale, possa seriamente portare a possibili risparmi per i contribuenti”. Di più. Lo scorso anno “Gobbi stesso evidenziava un caposaldo a lui caro: l’equa distribuzione delle autorità e dei servizi sul territorio cantonale, volta da un lato a garantire la prossimità dei servizi dello Stato a beneficio della cittadinanza, dall’altro a rafforzare la presenza delle istituzioni nelle regioni. Che fine hanno fatto i principi tanto cari a Gobbi?”, si chiedono dunque i deputati. “A poco più di un anno – viene rimproverato – tali considerazioni riecheggiano come parole di circostanza e svuotate del loro significato”. Piezzi, Dadò e Bourgoin chiedono dunque al governo come mai non sia stata fatta “una comunicazione ufficiale agli enti locali e ai rappresentanti politici che a più riprese si sono attivati al fine di salvaguardare la presenza delle istituzioni nelle valli”, se vi sia “la volontà politica di mantenere in vita questa preziosa risorsa nelle zone periferiche” e se questa “ennesima scelta a svantaggio delle periferie sia il preludio per la soppressione delle preture di valle”.

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2024-11-18T08:00:00.0000000Z

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