‘Cala il fabbisogno di docenti, la precedenza ai ticinesi’
È quanto chiede un’interrogazione targata Udc
Gag
Abilitazione dei docenti e posti disponibili, il pressing sulla politica resta alto. Al lungo elenco di lettere, interpellanze, interrogazioni e mozioni si sono ora aggiunte un’interrogazione dell’Udc e una presa di posizione di ErreDiPi, la Rete per la Difesa delle Pensioni. Insomma, continua la polemica innescata dalla comunicazione ai tredici abilitandi all’insegnamento dell’italiano nelle scuole medio superiori che non ci sarebbero state per loro ore disponibili, polemica alla quale si è aggiunta la denuncia di altri giovani docenti che hanno segnalato un problema strutturale e non contingente legato alla mancanza di ore, come hanno invece spiegato negli scorsi giorni Supsi e Dipartimento educazione cultura e sport (Decs).
Udc: ‘Lo dice chiaramente la Costituzione’
Per l’Udc il recente caso dei 13 abilitandi in italiano rimasti senza possibilità d’impiego per il prossimo anno scolastico “ha nuovamente sollevato l’attenzione sulle criticità del percorso di abilitazione all’insegnamento in Ticino”. Nell’atto parlamentare viene citata la presa di posizione di nove docenti attivi nella formazione degli stessi abilitandi che hanno definito il sistema “ibrido, non realmente professionalizzante”, che “indebolisce la scuola e la figura dell’insegnante”. Ecco quindi la richiesta democentrista: “A fronte di un calo demografico ormai strutturale che comporta una progressiva diminuzione del numero di allievi nelle scuole ticinesi, appare evidente che anche la necessità di docenti si stia riducendo. In questo contesto di contrazione della domanda, la presenza nel corpo insegnante di numerosi frontalieri e titolari di permesso B solleva interrogativi legittimi sulla politica di impiego pubblico nel settore educativo, in particolare alla luce della crescente difficoltà di accesso alla professione per molti giovani formati in Ticino e in Svizzera”. Detto altrimenti: per l’Udc, che chiede dati sulla presenza di frontalieri e permessi B nel corpo docenti, si deve andare a preferire una via primanostrista. L’atto parlamentare di Alain Bühler, sottoscritto da tutti i deputati democentristi, cita anche la Costituzione cantonale “che stabilisce esplicitamente come sul mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene dall’estero, attuando così il principio di preferenza indigena. Un principio – rimarca Bühler – fissato all’interno dei settori pubblico e parapubblico ticinesi e che va rispettato”.
ErreDiPi: ‘Si torni al modello precedente’
A puntare il dito contro il Dfa della Supsi è anche ErreDiPi: “La discrepanza tra il numero di docenti formati e i posti disponibili non rappresenta un episodio isolato, ma è il risultato di una gestione del sistema di abilitazione e reclutamento da riformare. Se è vero che l’abilitazione non garantisce automaticamente un posto di lavoro, è altrettanto vero che la formazione dei docenti non può essere gestita senza una reale programmazione basata sulle necessità del sistema scolastico”. Non solo, per la Rete a essere peggiorato è anche il sistema di insegnamento al Dfa: “Il passaggio dalla formazione ‘en emploi’, che permetteva ai docenti di abilitarsi mentre lavoravano, al sistema attuale, basato su corsi a tempo pieno e stage di breve durata, ha generato una frattura tra formazione e assunzione. I docenti si trovano a investire tempo e risorse in un percorso professionalizzante senza alcuna certezza di sbocchi lavorativi”. Nel concreto viene chiesto a Decs e Dfa di intervenire per una riforma del sistema di abilitazione con un reale coordinamento, un maggiore controllo sulla formazione, un monitoraggio trasparente e regolare sul fabbisogno di insegnanti e un ritorno al modello di formazione ‘en emploi’.
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2025-03-27T07:00:00.0000000Z
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