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Una ‘Zona economica speciale’ contro l’esodo di lavoratori

Il governo italiano ha ‘preso l’impegno’

M.M

Se ne parla da oltre dieci anni. Ora sembra essere la volta buona per la creazione di una Zona economica speciale (Zes) nelle province di Como, Varese, Sondrio, Verbano Cusio Ossola per fermare l’esodo di lavoratori e imprese verso il Ticino, trattenere le professionalità (non solo il personale sanitario) formate in loco. La svolta, considerata alla stregua di un passo decisivo per il futuro dei territori di confine tra Italia e Svizzera, è giunta alla Camera dei deputati nel corso della discussione sulla legge di Bilancio 2026 approvata dalla maggioranza. Il governo Meloni ha infatti assunto formalmente l’impegno per la costituzione di una Zes dedicata alle province pedemontane che rappresentano il serbatoio per la mano d’opera occupata in Ticino, accogliendo un ordine del giorno poi approvato alla Camera. A fornire contenuti e portata della Zes è il leghista varesino Stefano Candiani, che parla di «una novità particolarmente importante» e di un risultato destinato a segnare una svolta per le aree di frontiera. «Questo provvedimento – sostiene Candiani – nasce da un presupposto chiaro: definire in modo strutturale il sostegno ai territori di confine». Un impegno concordato con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pure lui varesino che nell’occasione ha mostrato «una sensibilità tutt’altro che scontata». Nel 2014 a proporre la Zes era stata Regione Lombardia, con una legge regionale, bocciata due anni dopo dalla Commissione economia della Camera per mancanza di risorse finanziarie. Ostacolo che ora sembra essere superato grazie ai “nuovi frontalieri” che pagando le tasse in Italia finanziano un fondo destinato a interventi sul territorio. Un fondo che già ora dispone di una trentina di milioni di euro e che è destinato a crescere in modo geometrico. La Zes per le aree di confine ricalca il modello già adottato nel Mezzogiorno e recentemente esteso anche a Marche e Umbria. Gli strumenti principali saranno due. Il primo riguarda direttamente i lavoratori: la possibilità di introdurre in busta paga un “assegno di frontiera”, un premio salariale pensato per ridurre il divario retributivo con la Svizzera e rendere più attrattivo rimanere a lavorare sul versante italiano. Il secondo asse è rivolto alle imprese, con agevolazioni fiscali e crediti d’imposta che potranno arrivare fino al 50-60% per chi avvia o sviluppa attività produttive nei territori di confine. L’obiettivo è chiaro: creare condizioni in grado di attrarre e trattenere economia, evitando che imprese e lavoratori vengano progressivamente risucchiati oltreconfine o verso aree meglio collegate e più competitive. «Non è una proposta campata per aria – aggiunge Candiani – ma il frutto di un disegno di legge già presentato nella precedente legislatura. La vera differenza oggi è il sostegno convinto del Governo e la disponibilità di risorse significative».

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2025-12-31T08:00:00.0000000Z

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