‘È ora di dare un taglio ai tagli’
Lanciata la raccolta firme per il referendum contro la sforbiciata alla Ripam decisa settimana scorsa dal parlamento durante le discussioni sul Preventivo
Di Vittoria De Feo
È stato condito da esempi “concreti” il lancio della raccolta firme per il referendum contro la sforbiciata di 10,5 milioni dei sussidi di cassa malati Ripam. Misura di contenimento decisa settimana scorsa dalla maggioranza del Gran Consiglio durante le discussioni sul Preventivo 2025. Il referendum è stato presentato ieri ai media dal comitato ‘Stop ai tagli’, composto da diciassette sigle tra partiti progressisti, sindacati e associazioni.
‘Forte impatto su migliaia di famiglie’
Esempi concreti dicevamo. Parte dalla lettera ricevuta dagli assicurati dalla propria cassa malati circa un mese e mezzo fa il copresidente del Ps Fabrizio Sirica: «Una missiva che annunciava il terzo, l’ennesimo aumento di fila del 10% dei premi». A questa lettera, se ne aggiunge un’altra, inviata dal Dipartimento sanità e socialità questa volta. Ad averla ricevuta, prosegue il socialista, «30mila persone a cui è stato comunicato il taglio dei propri sussidi Ripam, essenzialmente famiglie». Ma non finisce qui. «Peggio ancora – rimarca – 2’500 di queste 30mila persone si sono viste respingere la propria domanda di sussidio. E questo nonostante il loro reddito non sia cambiato e siano aumentati i premi». Insomma, misure tangibili, «che impattano fortemente sulla fine del mese di migliaia di famiglie. Anche perché l’accesso alla Ripam
– puntualizza Sirica – dà peraltro alle famiglie altri tipi di ‘benefici’, come pagare meno gli asili nido». Il socialista si riallaccia poi a un recente sondaggio da cui emerge che «la prima preoccupazione della cittadinanza svizzera è il pagamento dei premi di cassa malati. Preoccupazione – rincara – che però è sembrata l’ultima della maggioranza politica».
‘Risparmio marginale per lo Stato’
La sforbiciata ai sussidi è ritenuta dai referendisti «un taglio enorme per le famiglie, ma piccolissimo nel budget dello Stato». A spiegarlo il segretario cantonale dell’Ocst Xavier Daniel: «Rispetto alle finanze cantonali i 10,5 milioni di taglio della Ripam valgono lo 0,2% dell’intera spesa pubblica. Rapportandolo al reddito di una famiglia, questo 0,2% può essere paragonato alla rinuncia una volta all’anno di uscire a mangiare una pizza». Ma, rende attenti il sindacalista, «ribaltando i 10,5 milioni di taglio sulle persone direttamente toccate, queste misure di risparmio pesano molto di più». E illustra: «Prendiamo come esempio una famiglia composta da due figli e da due genitori che lavorano, con un reddito lordo di 8’400 franchi al mese. Ecco, questa famiglia nel 2025 si ritroverà senza sussidio, il che la porterà a pagare un premio mensile di 1’600 franchi, circa 19mila all’anno». Ora, continua Daniel, «se questa famiglia continuasse a beneficiare del sussidio riceverebbe 173 franchi al mese, vale a dire circa 2’100 all’anno. Una cifra molto più impattante di una pizza al ristorante».
‘Colpito il potere d’acquisto del ceto medio’
Non usa mezzi termini il sindacalista della Vpod
Stefano Testa per l’Uss. «Il poco pudore della politica di maggioranza è una vergogna», sancisce. «È l’ennesimo atto di un teatrino che conosciamo già che va a colpire pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie del ceto medio. Quel ceto medio – rimprovera – che regolarmente in parlamento viene decantato come la colonna vertebrale del Paese».
Per i Verdi interviene Rocco Vitale. «L’anno scorso – rileva – i debiti della popolazione svizzera nei confronti delle casse malati ammontavano a 44 milioni di franchi. Nei premi arretrati il Ticino risulta tra i cantoni messi peggio». E osserva: «Basterebbero queste due cifre per giungere alla conclusione che gli aiuti per chi è in difficoltà andrebbero aumentati, sicuramente non diminuiti». Sotto scacco anche «il potere d’acquisto di una fascia della popolazione che è già alle prese con il ristagno dei salari, con conseguenze negative anche per il tessuto economico locale. È ora di dare un taglio ai tagli».
‘Salari più bassi, ma premi tra i più alti’
La deputata di Più Donne Tamara Merlo si dice «preoccupata per le famiglie ticinesi, in particolare per quelle monoparentali, statisticamente composte da una madre sola con figli minorenni». Da non dimenticare, dice Merlo, «che in Ticino abbiamo i salari più bassi della Svizzera, e che quelli delle donne lo sono ancora di più». Tra i più elevati sul piano nazionale «anche i premi di cassa malati ticinesi». Questa misura, teme la granconsigliera, «avrà ripercussioni gravi per numerose famiglie, trattandosi di un taglio che farà pendere sempre più l’ago della bilancia verso la povertà e che peggiorerà la situazione in un momento già difficile».
In tal senso, interviene Gianfranco Cavalli per il Pop, «nel nostro cantone sono circa 110mila le persone che beneficiano di sussidi di cassa malati, circa un ticinese su tre. Questo mostra come la popolazione dipenda da questi aiuti per accedere a un diritto fondamentale come la salute». Stando a Cavalli, «i sussidi di cassa malati non sono ovviamente la risposta definitiva. A essere sussidiati non sono infatti i cittadini, ma le casse malati stesse, che continuano a registrare introiti stratosferici».
Paventa ripercussioni a lungo termine anche Zeno Casella per il Pc: «Queste misure di risparmio – nota – rischiano di intaccare fortemente la coesione sociale, perché continuano a indebolire gli strati più fragili della popolazione, con ripercussioni di lungo termine».
Per la Giso, Rosa Gallmann si sofferma sulle difficoltà riscontrate dai giovani per diventare autonomi: «Delle famiglie toccate dal taglio fanno parte anche i giovani, che saranno quindi toccati dalla perdita di reddito, con conseguenti maggiori sfide per diventare indipendenti».
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2024-12-17T08:00:00.0000000Z
2024-12-17T08:00:00.0000000Z
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