I contributi aziendali sono raddoppiati
Per la politica sociale i datori di lavoro versano circa 24 milioni di franchi. A quasi 10mila bambini viene riconosciuto un aiuto per l’accudimento
Di Giacomo Agosta
Sulla conciliazione tra lavoro e famiglia il Ticino non è fermo al palo, anzi. Negli ultimi anni – grazie anche alla spinta data dalla riforma fiscale sociale approvata dal popolo nel 2018 – il numero di strutture di accudimento, come anche quello di bambini presi a carico, è costantemente cresciuto e oggi il 43% dei bimbi nella fascia d’età pre-scolastica frequenta un asilo nido. Non solo, “la riforma ha anche permesso di ridurre notevolmente il carico finanziario delle famiglie, che in Ticino risulta fra i più bassi a livello nazionale (4° posto), grazie alla modalità di calcolo delle rette che prevede due possibilità per calmierare l’impatto dei costi sulle famiglie”. È quanto scrive il Consiglio di Stato rispondendo a un’interrogazione interpartitica, prime firmatarie la liberale radicale Simona Genini e la socialista Cristina Zanini Barzaghi, che chiedeva di tradurre in cifre quanto è stato fatto per la conciliazione tra lavoro e famiglia con i soldi della riforma fiscale. Detto, fatto. Il governo elenca le cifre a cominciare da quelle generali, ovvero dall’evoluzione del fondo alimentato dal contributo dei datori di lavoro utilizzato per le misure di politica sociale. Dal 2019 al 2024 l’aumento della spesa a carico del fondo, quindi gli aiuti erogati, è passato da 9 milioni di franchi a oltre 26 milioni. Una crescita di 17,1 milioni che è andata in gran parte (10,4 milioni) ai servizi e alle strutture di accoglienza: nidi dell’infanzia, micro-nidi, famiglie diurne e centri extrascolastici. “Il Ticino è uno dei Cantoni più lungimiranti e propositivi per quanto concerne la politica familiare”, scrive l’Esecutivo che segnala inoltre come le misure abbiano permesso di ricevere un ulteriore aiuto federale di oltre 8,5 milioni di franchi.
In sette anni sedici nuove strutture
Più soldi a disposizione, quindi più bambini che hanno potuto beneficiare dell’aiuto. Dall’introduzione della riforma l’aumento è stato di 2’624 bimbi. Un incremento del 37,9 per cento che ha reso necessario un rafforzamento anche delle strutture. In sette anni sono infatti stati creati 16 nuovi punti, principalmente nidi e micro-nidi gestiti da associazioni e fondazioni senza scopo di lucro. Ma non è finita qui. “Nei prossimi anni, tra il 2025 e il 2027, è prevista la realizzazione di circa 147 nuovi posti per bambini in età pre-scolastica – mette in chiaro il governo –. Alcuni sono degli aumenti del numero di posti in strutture già esistenti, altri progetti invece sono delle nuove iniziative promosse da associazioni, fondazioni o consorzi”. Nella risposta all’atto parlamentare si segnala inoltre che la pianificazione settoriale per il 2025-28, che sarà presto presentata, prevede un ulteriore aumento del numero di posti.
Tra le domande delle deputate c’era anche la richiesta di informazioni su quali enti si sono maggiormente attivati. “In nidi e micro-nidi autorizzati sono 74 – ricorda il governo –. Di questi 10 sono gestiti da Comuni, enti autonomi di diritto pubblico e del settore para-pubblico, 6 da associazioni e fondazioni senza scopo di lucro a cui è stato attribuito il compito di gestione del nido da parte di aziende, gli altri 58 ad associazioni e fondazioni senza scopo di lucro”. Anche le iniziative pianificate per i prossimi anni confermano questo trend. “Si segnala inoltre – aggiunge il Consiglio di Stato – che al momento è in corso uno studio di fattibilità per la realizzazione di un nido interaziendale”.
‘I buoni propositi non sono rimasti solo sulla carta’
«I risultati sono lì da vedere. Gli obiettivi sociali della riforma votata nel 2018 non sono rimasti sulla carta, ma sono diventati anche realtà grazie al contributo solidale delle aziende», afferma Simona Genini (Plr). «E non è finita qui, il fondo ci sarà anche in futuro con il Cantone che prevede di aumentare i posti a disposizione per i bambini». È soddisfatta anche Cristina Zanini Barzaghi (Ps), che però avverte: «Il lavoro promesso è sicuramente stato fatto, ma ora bisogna andare avanti. La richiesta di posti è sempre alta e le liste d’attesa purtroppo non mancano. Al giorno d’oggi è spesso necessario che entrambi i genitori lavorino, gli asili nido sono quindi essenziali».
Il tema presto di nuovo sui banchi del Gran Consiglio
Il tema della conciliabilità tra lavoro e famiglia tornerà in ogni caso presto sui banchi del Gran Consiglio, che sarà chiamato a decidere cosa fare del ‘poker d’iniziative’ promosso dal Centro per cercare di favorire la natalità in Ticino. Le proposte – che dividono la commissione parlamentare ‘Sanità e sicurezza sociale’ – chiedono di aumentare il sostegno economico alle famiglie con figli, attribuire il tema dello sviluppo demografico e la sua responsabilità a un singolo Dipartimento, implementare le iniziative per conciliare lavoro e famiglia, ridurre la tassa del registro fondiario e quella sull’emissione delle cartelle ipotecarie per i giovani che vogliono acquistare casa.
Secondo le stime fornite alla commissione, le iniziative nel loro complesso avrebbero un costo per il Cantone di 200 milioni di franchi, con la più onerosa che da sola costa circa 90 milioni.
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