Alla Regione Piemonte la tassa sulla salute non piace
Il sottosegretario: no al balzello per i nostri frontalieri
di Marco Marelli
Continua a far discutere la ‘tassa sulla salute’, il balzello italiano da applicare ai vecchi frontalieri che da sempre pagano le tasse sul reddito di lavoro solo in Svizzera (il 40% dalla Confederazione viene riversato in Italia a favore dei Comuni di frontiera): quelli assunti prima del 17 luglio 2023, mentre sono esenti i nuovi frontalieri che ricordiamo hanno un regime fiscale che comporta la presentazione della dichiarazione dei redditi in Italia (e ciò si traduce in tasse più alte). Nelle ultime ore a fornire l’occasione per tornare a parlare della ‘tassa sulla salute’ che il governo Meloni considera una «compartecipazione al Servizio sanitario nazionale» (che fa acqua da tutte le parti) è una dichiarazione del consigliere regionale Alberto Preioni, ossolano, sottosegretario di Regione Piemonte: «Io e il presidente Alberto Cirio l’abbiamo ribadito mille volte. Il Piemonte non approverà né delibererà leggi per rendere effettiva questa tassa a carico dei nostri frontalieri». L’entrata in vigore del balzello è stato calcolato che consentirebbe al Piemonte 10 milioni di euro a fronte dei 12 miliardi di euro annualmente spesi a livello regionale dal settore Sanità. Ancora Preioni: «Non sarebbero quei 10 milioni di euro a risolvere la questione dei conti del comparto». La dichiarazione del consigliere regionale leghista ossolano è arrivata dopo la pubblicazione, lo scorso 18 dicembre, sulla Gazzetta Ufficiale, del decreto ministeriale dei ministeri Sanità ed Economia che, dopo due anni di tiramolla, dà il via libera alla ‘tassa sulla salute’, delegando alle Regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano, la definizione “annuale della quota di compartecipazione” che dovrà “essere compresa tra un valore minimo del 3 per cento e un valore massimo del 6 per cento, attuando la progressività del contributo in rapporto al reddito netto e ai carichi familiari (non è dato sapere quanto inciderà il numero dei figli, ndr), con un minimo di 30 euro e un massimo di 200 euro per ogni mese lavorato, raddoppiabili in caso di omesso pagamento o comunicazione, da applicare, a decorrere dall’anno 2024, al salario netto percepito in Svizzera”. Il virgolettato integra l’unico articolo del decreto ministeriale. Ed è nelle pieghe di questo articolo che Regione Piemonte ritiene di poter trovare la soluzione per non applicare la ‘tassa sulla salute’ che in quanto legge dello Stato non può essere disattesa.
«La presa di posizione di un esponente di primo piano di Regione Piemonte è una buona notizia – osserva Giuseppe Augurusa, segretario nazionale Cgil frontalieri –. Ora però aspettiamo atti ufficiali da parte della Giunta regionale o del Consiglio regionale. Atti coerenti con una decisione che potrebbe aprire la strada a un contenzioso Stato-Regione». Nella discussione che andrà avanti ancora a lungo, e non potrebbe essere diversamente, è intervenuto l’assessore regionale ai rapporti con la Confederazione Elvetica, il leghista valtellinese Massimo Sertori, che a proposito della retroattività del balzello ha dichiarato: «Ma, come abbiamo già assicurato ai sindacati nel corso degli incontri che abbiamo avuto nei mesi scorsi, il prelievo partirà solo da quando il provvedimento sarà attuato, e quindi nel 2026 in base al reddito del 2025. Senza, insomma, alcun prelievo retroattivo». Corregge il tiro Augurusa: «Che il balzello non sarebbe stato retroattivo non si è mai parlato, anche se in più occasioni avevamo chiesto l’orientamento della Regione».
Sertori ha tenuto a sottolineare che «abbiamo stimato in media una cifra fra i 120 e i 150 euro al mese per usufruire di un servizio di cui i vecchi frontalieri già oggi beneficiano a titolo gratuito». Ci sarebbero i ristorni dei frontalieri (tasse pagate in Svizzera, anche per la Sanità). Alla luce del Decreto ministeriale le organizzazioni sindacali di categoria si sono date appuntamento nei giorni successivi all’Epifania con i propri avvocati: all’ordine del giorno la strategia migliore per impugnare il balzello in quanto considerato incostituzionale e in contrasto con l’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri che esclude in modo tassativo la doppia imposizione per i vecchi frontalieri.
Anche per questo il balzello non piace nemmeno alle autorità svizzere, soprattutto quelle del Canton Ticino.
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2025-12-30T08:00:00.0000000Z
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