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Sanità insubrica, sempre più infermieri nel privato

Non c’è solo la ‘fuga’ di operatori verso il Ticino

M.M.

Si aggrava l’emergenza infermieri nelle strutture sanitarie dell’Ats, l’Agenzia della tutela della salute, dell’Insubria di Como e Varese, non solo a causa della fuga di personale in Ticino, ma anche per ‘l’emorragia’ di medici e infermieri che dal pubblico si dimettono per andare a lavorare nel privato, dove sono pagati meglio e i turni di lavoro sono meno stressanti. Lo scorso maggio Ats Insubria, assieme alle Asst Lariana, Valle Olona e Varese hanno pubblicato un concorso per l’assunzione di 306 operatori. Le domande arrivate erano state 150, 93 gli aspiranti a un posto a ridosso della frontiera che nelle scorse settimane si sono presentati agli esami. In questi giorni la commissione giudicatrice ha fatto conoscere le graduatorie, i nominativi dei candidati ritenuti idonei: sono 74, quindi neppure un quarto dei posti offerti. Un dato che conferma che la professione in Italia non è attrattiva. Asst Lariana ha già comunicato che a ottobre aprirà un nuovo bando di assunzioni. Nel frattempo in Lombardia fa discutere l’intenzione dell’assessore al Welfare lombardo Guido Bertolaso, che nel corso di un’audizione della commissione Sanità, ha fatto sapere che sta studiando interventi per fermare il “mercato” delle strutture private che assumono personale dal settore pubblico. “Non è più accettabile che gli ospedali privati convenzionati facciano il mercato con gli ospedali pubblici, portando via al servizio pubblico primari con intere équipe. Una prassi che non accettiamo più – ha affermato –. In questo senso possiamo immaginare degli interventi che vanno dalla sensibilizzazione a un patto di collaborazione, fino a provvedimenti per interrompere la convezione”. Se ciò dovesse succedere a pagare il prezzo più pesante sarebbero i pazienti in quanto i tempi delle prestazioni (già scandalosamente lunghi) si allungherebbero ulteriormente.

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2024-09-25T07:00:00.0000000Z

2024-09-25T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281599540903235

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