laRegione

‘Licenziamenti? Serve un arbitrato’

Lo chiede un’iniziativa interpartitica di Isabella e Roncelli: ‘L’obiettivo è snellire e velocizzare le procedure, e non gravare su Consiglio di Stato e Tram’

Di Jacopo Scarinci

Introdurre un arbitrato nell’ambito delle procedure di licenziamento di impiegati e docenti dello Stato, per snellire le pratiche, alleggerire la pressione sull’autorità di ricorso e – perché no – aiutare chi perde il posto di lavoro a intraprendere un percorso meno gravoso a livello di spese. A chiederlo è un’iniziativa parlamentare interpartitica, firmata da Claudio Isabella (Centro) ed

Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro) ma sottoscritta anche da Roberta Soldati (Udc), Simona Genini (Plr), Giulia Petralli (Verdi) e Danilo Forini (Ps).

I problemi dell’attuale legislazione

Il contesto viene chiarito in entrata: “Gli articoli 65 e 66 della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord) prevedono che le decisioni di disdetta del Consiglio di Stato, delle istanze subordinate e dei Municipi possano essere impugnate mediante ricorso al Consiglio di Stato; mentre le decisioni di disdetta del Consiglio di Stato vadano impugnate direttamente al Tribunale cantonale amministrativo (Tram)”. Ebbene, questo sistema per Isabella, Roncelli e cofirmatari solleva alcuni problemi. Che vengono snocciolati uno dietro l’altro: “Visti i costi legali che il ricorrente è tenuto a sostenere, il sistema tende a scoraggiare alcuni dall’impugnare le decisioni delle autorità di nomina; il sistema tende a sovraccaricare l’autorità giudiziaria; le tempistiche della decisione dell’autorità giudiziaria rendono impossibile il reintegro sul posto di lavoro del collaboratore o della collaboratrice”.

Le richieste

Per affrontare queste criticità, l’iniziativa parlamentare interpartitica chiede, si diceva, che la legislazione cantonale, ed eventualmente anche la Costituzione, “sia modificata con l’introduzione di una nuova istanza di ricorso intermedia nella forma di un collegio arbitrale indipendente, garantendo una maggiore celerità nel processo decisionale”. L’arbitrato, si legge ancora nel testo, “essendo un meccanismo imparziale e snello, offre una prima soluzione più efficace rispetto al ricorso diretto al Tram per risolvere le controversie legate alle disdette del rapporto d’impiego”.

Su questa materia di atti parlamentari pendenti ve ne è più di qualcuno, ma Isabella e Roncelli sottolineano come il loro “si distingue da altri interventi legislativi, come ad esempio l’iniziativa parlamentare che propone l’istituzione di un Tribunale amministrativo di prima istanza”. Perché? Perché “quest’ultima affronta in modo più ampio l’intero sistema ricorsuale, mentre la nostra proposta si concentra esclusivamente sulle procedure di disdetta nel pubblico impiego. L’obiettivo – scrivono i due iniziativisti – è modernizzare tali procedure rendendole più rapide e trasparenti (dei sistemi simili peraltro sono già conosciuti in altri Cantoni e i risultati sono positivi), senza alterare l’impianto generale del sistema ricorsuale”. Quindi, “entrambe le proposte possono convivere, mirando a migliorare diversi aspetti del quadro giuridico esistente”.

Tre arbitri, ecco scelti come

Ma detto dell’istituzione di questo collegio arbitrale, esso come sarebbe composto a mente dei proponenti? “Da tre membri: un arbitro nominato dal Consiglio di Stato, un arbitro nominato dalle organizzazioni sindacali riconosciute e un arbitro esterno scelto di comune accordo”. E, importante benché non sconvolga nessuno, “in nessun caso gli arbitri potranno essere dei dipendenti pubblici. Questa composizione garantirà un bilanciamento tra le parti coinvolte”.

Si mantiene la possibilità di ricorrere

E ancora. Per Isabella, Roncelli e cofirmatari “questa procedura di arbitrato sarà caratterizzata da rapidità e certezza, con l’obbligo di concludersi entro 90 giorni dalla nomina del collegio arbitrale e con effetto sospensivo immediato sulla disdetta del rapporto d’impiego”. Il collaboratore o la collaboratrice “in caso di annullamento della disdetta da parte del collegio arbitrale, potranno essere reintegrati al proprio posto di lavoro, tutelando in tal modo i propri diritti”. Infine, fondamentale, “mantenendo la possibilità di ricorrere al Tribunale cantonale amministrativo, la proposta salvaguarda il diritto al ricorso contro il lodo arbitrale per entrambe le parti” ma, allo stesso tempo, “scoraggia la parte che ha ricevuto un giudizio sfavorevole a ricorrere all’istanza superiore”. Va da sé, snellendo e accelerando, secondo tutti i firmatari della proposta.

CANTONE

it-ch

2024-11-28T08:00:00.0000000Z

2024-11-28T08:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281599541057756

Regiopress SA