Neomamme adottive, dagli Stati primo sì
Vittoria per l’iniziativa cantonale del Centro fatta propria dal Gran Consiglio che chiede la protezione dal licenziamento nelle prime sedici settimane
Di Jacopo Scarinci
Le madri adottive devono essere maggiormente tutelate contro il licenziamento. È quanto chiede l’iniziativa cantonale del Centro, approvata dal Gran Consiglio e quindi diventata del Ticino nel settembre dell’anno scorso, che si propone di equiparare in questo ambito le madri adottive a quelle biologiche, approvata ieri dal Consiglio degli Stati per 21 voti a 20. Il dossier, ora, va al Nazionale.
Le madri biologiche sono protette dal licenziamento durante la gravidanza e nelle sedici settimane successive al parto. Quelle adottive non godono invece di tale protezione e rischiano di trovarsi nella spiacevole situazione di vedere minacciato il proprio posto di lavoro. Questa differenza di trattamento va insomma corretta. Tra il 2006 e il 2016, il numero di adozioni in Ticino è diminuito del 70%. Il problema risiede soprattutto nelle difficoltà legate alla procedura. Le conseguenze professionali della decisione di adottare un bambino ne fanno parte.
«Gli ostacoli amministrativi nella procedura di adozione incidono molto più sulla decisione di non adottare rispetto alla mancanza di protezione contro il licenziamento», ha sostenuto Pirmin Schwander (Udc/Sz) a nome della commissione, che di misura si era espressa in maniera contraria all’iniziativa. Inoltre, «la protezione contro il licenziamento riguarda la salute della madre e del bambino durante e dopo la gravidanza: l’adozione è un processo diverso». Riflessioni che non hanno convinto la sinistra e alcuni esponenti del Centro. «Si tratta di mettere su un piano di parità le madri adottive e le madri biologiche», ha affermato Isabelle Chassot (Centro/Fr), aggiungendo che «l’arrivo di un bambino, sia esso biologico o adottato, rappresenta un cambiamento radicale».
Regazzi: ‘Bell’inizio, ma mancano ancora i tapponi alpini’
Insomma, il dossier va avanti. Ed è evidente la soddisfazione del consigliere agli Stati ticinese
Fabio Regazzi (Centro), che ha difeso a più riprese l’iniziativa cantonale: «Siamo nella prima fase, si trattava di capire e decidere se c’è o no bisogno di intervenire a livello legislativo per modificare o introdurre un nuovo principio come in questo caso, ci sarà ancora una seconda fase se approvata dal Nazionale, e ci sarà poi la proposta su come attuare questo principio con un altro iter legislativo da superare», premette il ‘senatore’ ticinese a ‘laRegione’. Però «è un primo passo importante, va riconosciuto il lavoro della relatrice di minoranza Chassot che sia in commissione sia oggi (ieri, ndr) nel plenum ha difeso con convinzione e competenza questo tema», continua Regazzi. Aggiungendo che «sottotraccia abbiamo fatto un buon lavoro di lobby per cercare di ottenere il risultato, sapendo che sarebbe stato un voto molto tirato. Questo lavoro possiamo dire che ha dato i suoi frutti, grazie anche a noi ‘senatori’ ticinesi visto che anche Marco Chiesa ha votato a favore». Da notare, insiste Regazzi, che «la sinistra in Ticino non aveva sostenuto l’iniziativa in Gran Consiglio, mentre oggi (ieri, ndr) a Berna ha votato compatta la proposta». Quindi sì, «una prima vittoria di tappa ma mancano ancora i tapponi alpini. Anche se li affrontiamo con fiducia e ottimismo, perché la richiesta ha una sua logica».
Fonio: ‘Estrema soddisfazione’
Proprio a Regazzi «deve andare un grande merito», sostiene il consigliere nazionale del Centro
Giorgio Fonio che, anni fa ormai, firmò l’iniziativa cantonale coi colleghi di Gran Consiglio Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni. Il ‘senatore’ centrista, per Fonio, «come già successe col congedo paternità ha dimostrato tutta la sua sensibilità e la sua capacità di convincere con gli argomenti». Ciò detto, al deputato della Camera del popolo resta «un’estrema soddisfazione, anche perché sappiamo che in Gran Consiglio l’iter non fu facilissimo, qualcuno (la sinistra, ndr) addirittura diceva che era un’iniziativa inutile e senza possibilità. Con questo voto, invece, è stata data una prima risposta positiva alle mamme adottive oggi discriminate». Adesso, continua Fonio, «una mamma adottiva non ha alcuna tutela, può essere licenziata anche il giorno stesso in cui lo diventa. E sono a tutti gli effetti delle mamme, è incomprensibile che in Svizzera subiscano una simile discriminazione».
Mirante: ‘Non esistono mamme di serie A e B’
Del lungo e ostacolato iter in Gran Consiglio si ricorda anche la relatrice del rapporto poi avallato dalla maggioranza del plenum, Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro) che da noi interpellata si dice «molto contenta, nel senso che anche a livello federale si riporta il tema della maternità e delle mamme adottive da proteggere dal licenziamento. Spero si metterà questo correttivo, perché non ci sono mamme di serie A e di serie B. Quella discussione in Gran Consiglio non lo nego è stata quasi estenuante, a un certo punto qualunque scusa sembrava buona per non chiedere una parità di trattamento tra mamme». Va da sé che l’auspicio ora è che vada tutto bene anche nelle prossime tappe, e per Mirante «è importante che questa proposta sia arrivata dal Ticino, perché noi sappiamo che il nostro cantone ha un’attenzione e una sensibilità giusta ma più grande rispetto agli altri. Speriamo tutti vadano nella stessa parte».
Mirante, infine, sul sostegno arrivato anche dal democentrista Chiesa sottolinea come «sia stato un grandissimo segnale da parte dei nostri rappresentanti agli Stati, sono temi dove spesso l’ideologia rischia di offuscare l’obiettivo vero. Anche se mi ricordo che in questo caso l’ideologia era stata usata dalla parte progressista, che non ha appoggiato questa richiesta».
CANTONE
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2025-12-19T08:00:00.0000000Z
2025-12-19T08:00:00.0000000Z
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