‘Trasmetteteci copia del rapporto Galliani’
È alta vigilanza: la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ scrive al governo e ai vertici del Tribunale d’appello in relazione al caos Tpc
Di Andrea Manna
Due lettere. Una al Consiglio di Stato. E una al presidente della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, il giudice Giovan Maria Tattarletti. Due raccomandate, all’insegna dell’“alta vigilanza”, nelle quali la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ “rinnova la propria richiesta di ricevere una copia integrale del rapporto Galliani, comprensiva di eventuali allegati”. Una copia dunque del documento stilato dall’avvocata ed ex procuratrice generale aggiunta Maria Galliani sui fatti da lei accertati – dietro mandato conferitole in maggio dal governo – in relazione al mobbing che una segretaria del Tpc, il Tribunale penale cantonale, avrebbe subìto da una collega. È il caso che ha generato il cosiddetto caos Tpc, per le segnalazioni, contro segnalazioni e denunce fra giudici. Una situazione, quella instauratasi in seno all’autorità giudiziaria ticinese, caratterizzata anche dall’invio nel febbraio 2023 via whatsapp da parte del presidente del tribunale Mauro Ermani alla presunta funzionaria mobbizzata della discutibilissima foto, ricavata da internet, dei due falli giganti di plastica, con una donna seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio Penale’. Galliani ha consegnato il suo rapporto al Consiglio di Stato pochi giorni dopo la metà di agosto. Il governo lo ha poi girato alla Commissione amministrativa del Ta, il Tribunale d’appello (del quale il Tribunale penale fa parte), in quanto datore di lavoro delle due segretarie del Tpc. Lunedì 23 settembre con un comunicato stampa, non sempre di facile lettura, la Commissione amministrativa ha spiegato il motivo per cui il documento non può essere divulgato: si tratta di un atto d’inchiesta e quindi coperto dal segreto d’ufficio. A distanza però di quasi un mese e mezzo da quella nota, ancora non si sa se la commissione del Tribunale d’appello abbia espresso le proprie conclusioni giuridiche sui fatti finiti sotto la lente, sulla base anche di audizioni, dell’avvocata Galliani. Come mai la Commissione amministrativa del Ta sta impiegando tutto questo tempo? In un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ e pubblicata il 30 settembre, il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò aveva dichiarato che il rapporto Galliani “andrà prima o poi spiegato perché la questione che affronta, e che investe un potere dello Stato, è di interesse pubblico”. Aggiungeva il deputato del Centro: “È almeno necessario che la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello giunga a formulare le proprie conclusioni giuridiche sugli accertamenti dell’avvocata Galliani al più presto. Altrimenti si alimenta il sospetto che si voglia nascondere qualcosa”.
‘Necessitiamo di quel documento’
Nell’esercizio dell’alta vigilanza, la ‘Giustizia e diritti’ sollecita ora “l’assunzione di informazioni” e avanza “la richiesta di documentazione”. Lo fa richiamando anche l’istanza, trasmessale il 26 agosto dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, dei deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi di esercizio delle competenze parlamentari e commissionali di alta vigilanza sulle autorità giudiziarie e ciò in risposta alla situazione di “grave disagio” venutasi a creare nel Tribunale penale cantonale. Situazione, si osserva nelle lettere, che “ha visto il coinvolgimento dell’intero gruppo di magistrati di cui esso si compone, con denunce in ambito penale e segnalazioni reciproche al Consiglio della magistratura che hanno leso gravemente il prestigio e l’autorevolezza della magistratura nel suo complesso e del Tribunale penale cantonale nello specifico e spinto il Consiglio di Stato a nominare un procuratore pubblico straordinario incaricato di valutare le ipotesi di reato oggetto di denuncia”. Insomma un Tpc in subbuglio, per citare i titoli di un paio di interrogazioni del liberale radicale Matteo Quadranti, membro della ‘Giustizia e diritti’. Nelle missive al governo e al Tribunale d’appello, firmate per la commissione parlamentare da Dadò, si afferma che “la richiesta di avere copia del rapporto Galliani, lungi dal riguardare una mera procedura amministrativa/disciplinare relativa a due collaboratrici del Tribunale d’appello, è invece strumentale alla valutazione, da parte della stessa Commissione giustizia e diritti, dell’operatività e del buon funzionamento del Tribunale penale cantonale, alla luce della situazione venutasi a creare e in pieno accordo con la richiesta di intervento ricevuta dall’Ufficio presidenziale (del Gran Consiglio, ndr) e il dettato costituzionale”. Pertanto la ‘Giustizia e diritti’ “necessita di avere accesso” (“deve poter avere accesso”, nella lettera al Tribunale d’appello) “a tutta la documentazione che la stessa ritenga rilevante” al fine di poter “valutare ed eventualmente decidere se e come esercitare le proprie prerogative di alta vigilanza sulle autorità giudiziarie”. Toni garbati ma richiesta e motivazioni piuttosto chiare.
Audizioni bis da parte della Commissione amministrativa...
Nella raccomandata indirizzata ai vertici del Tribunale d’appello c’è però anche dell’altro. “Alla Commissione giustizia e diritti è inoltre giunta indicazione secondo cui la Commissione amministrativa” del Ta “sta procedendo in queste settimane a effettuare una serie di audizioni di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella situazione venutasi a creare presso il Tribunale penale cantonale”. La ‘Giustizia e diritti’, prosegue la lettera, “vorrebbe sapere per quale motivo si sta procedendo a effettuare queste nuove audizioni, posto che le persone in questione dovrebbero essere state già sentite dall’avv. Galliani, quindi dal perito a cui era stato, a suo tempo, appunto delegato tale compito”.
Non è tutto. Continua la missiva: “Pur nel rispetto dei rispettivi ruoli delineati dal dettato costituzionale, la Commissione giustizia e diritti chiede inoltre di sapere con quali modalità formali e sostanziali la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello proceda all’audizione delle persone in questione e, in particolare, se sia garantita l’effettiva tutela del diritto di essere sentiti in ogni sua forma, anche indiretta, con pieno rispetto delle tutele delle persone ascoltate”.
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2024-11-06T08:00:00.0000000Z
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