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Casa dello studente, reazioni critiche alla prevista chiusura

La decisione preoccupa il Sisa e i deputati comunisti

Il Partito comunista e il Sindacato degli studenti e degli apprendisti chiedono lumi al governo e sollecitano l’intervento del Gran Consiglio per l’eventuale ricerca di soluzioni alternative.

La Casa dello studente a Bellinzona chiuderà al termine del corrente anno scolastico. La decisione dovuta al numero esiguo di studenti che ne fanno uso, confermata al Corriere del Ticino da parte del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs), ha innescato un’interpellanza al Consiglio di Stato da parte dei deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari, così come una presa di posizione critica firmata dal Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (Sisa).

‘A svantaggio dei giovani domiciliati in valle’

Insieme alla richiesta di chiarire i motivi di tale decisione, i due granconsiglieri ricordano che la Casa dello studente, dopo la chiusura di quella a Lugano, ha assunto il compito “di migliorare l’accessibilità a diverse sedi scolastiche: qualora infatti l’elemento geografico influenzi la scelta del percorso scolastico e le condizioni socioeconomiche familiari limitino la possibilità di trovare privatamente una soluzione, gli studenti (ad esempio quelli domiciliati in valle) risultano svantaggiati rispetto ai propri coetanei che vivono nelle regioni urbane e suburbane”. Di conseguenza, si legge ancora nell’atto parlamentare, “è urgente quindi che si trovi subito una sistemazione alternativa”.

Eventuali sussidi per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici?

Ay e Ferrari domandano anche al Consiglio di Stato se esista una strategia alternativa “per attuare una politica dell’alloggio specifica per i giovani in formazione”. In altre parole, come dovranno comportarsi le famiglie che cercheranno alloggio per i propri figli? I due deputati comunisti rimarcano inoltre che “già in occasione dell’analoga discussione sulla Casa dello studente di Lugano, il governo adduceva capillarità, frequenza e diminuzione dei tempi di percorrenza dei trasporti pubblici come risposta alla sua chiusura”. In questo contesto chiedono quindi se “è stato valutato il fatto che la sede di Bellinzona avrebbe dovuto supplire a quella di Lugano”, se l’esecutivo cantonale “ritiene che la chiusura della sede di Bellinzona non comporterà effetti significativi per gli studenti coinvolti, né sulla scelta scolastica di futuri studenti provenienti da zone discoste” e se valuterà “puntuali sussidi per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici da parte dei giovani in formazione coinvolti dalla chiusura”. Non da ultimo i due deputati segnalano che già nel giugno del 2013 “la Commissione della gestione, in un suo rapporto in seguito approvato dal parlamento, esortava il Consiglio di Stato a trovare una nuova sede per la Casa dello studente a Lugano o dintorni, con la possibilità di fruire della refezione (colazione e cena) e di una sorveglianza per i minorenni”. Ay e Ferrari domandano quindi se “il governo ha seguito concretamente tale esortazione parlamentare”.

‘Disavanzo annuale di 80’000 franchi’

Nella sua presa di posizione, il Sisa indica che stando a indicazioni fornite dal Decs i motivi che spingono il Cantone a rinunciare a tale servizio sarebbero da ricondurre a “un calo delle iscrizioni negli ultimi anni, tale da non raggiungere la capienza massima, causando un disavanzo annuale di 80mila franchi”, si legge nella nota. “Tuttavia – sottolinea il Sisa –, questo ragionamento non tiene conto di un aspetto fondamentale: lo scopo della Casa dello studente dovrebbe essere quello di offrire uno spazio abitativo per gli studenti pendolari, evitando loro lunghi e gravosi viaggi, non di generare profitti”. Inoltre “la diminuzione degli iscritti potrebbe essere parzialmente imputabile alla retta annuale di 6’300 franchi, che rappresenta un onere significativo per molte famiglie del ceto medio”.

‘Il Gran Consiglio si opponga’

Di conseguenza anche il Sisa si aspetta “che il parlamento si opponga fermamente alla chiusura della Casa dello studente e che, parallelamente, il Consiglio di Stato adoperi tutte le risorse necessarie per individuare soluzioni alternative, al fine di spostare la struttura”. Così facendo, conclude la presa di posizione del sindacato, “la scelta del percorso formativo dei giovani non dipenderà esclusivamente dalla distanza tra casa e scuola, ma dagli interessi e dalle esigenze degli studenti stessi”.

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2025-03-20T07:00:00.0000000Z

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