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Grono, il fango ha spento la centrale idroelettrica

Ripristino produzione e introiti per i Comuni, ci vorranno ancora mesi e milioni

Di Fabio Barenco

L’alluvione dello scorso 21 giugno abbattutasi sulla Mesolcina ha provocato ingenti danni e, purtroppo, anche tre vittime. Molte opere sono già state ripristinate (pensiamo ad esempio all’autostrada), per altre invece i lavori sono ancora in corso. Come alla centrale idroelettrica di Grono: la galleria di 3,5 km che dalla diga della Roggiasca porta l’acqua alle turbine dell’impianto per generare energia è stata invasa da materiale e fango. Di conseguenza la centrale non è in funzione ed essendo di proprietà di Elettricità industriale Sa che a sua volta appartiene per il 70% ad Axpo e per il 30% a sei Comuni della valle (Cama, Grono, Lostallo, Roveredo, San Vittore e Soazza), questi ultimi non possono contare sulle entrate generate dalla produzione elettrica. E questo ancora per diversimesi, ovvero fino a quando la centrale non sarà rimessa in funzione. «Fra mancati introiti e costi per il ripristino siamo nell’ordine dei milioni di franchi», precisa a ‘laRegione’ Armando Faccanoni, direttore operativo delle Officine idroelettriche di Mesolcina, ente che fa capo ad Axpo. Per quanto riguarda invece la tempistica, «al momento è difficile fare previsioni, visto che la situazione è molto complessa». In ogni caso per rimettere in funzione la centrale ci vorranno ancora mesi.

Nel lago 25-30mila m3 di sedimenti che vanno tolti: ‘Mai accaduto in 60 anni’

Per rendersi conto delle difficoltà basta dire che in parecchi punti nella galleria del diametro di 2,20 metri il fango ha raggiunto anche l’altezza di un metro e mezzo. Melma che si trova sino in fondo al tunnel, come hanno potuto appurare gli addetti ai lavori grazie a un controllo con drone. «I lavori di sgombero sono quindi in corso da entrambi i lati», precisa Faccanoni. A ciò va poi aggiunto che in fondo alla galleria, dove poi parte la condotta forzata che scarica l’acqua sulla turbina che produce energia, vi sono le valvole sferiche che regolano il flusso dell’acqua. «Bisogna ora capire se si possano pulire o se sia necessario smontare tutto, per togliere eventuale materiale.

In questo caso sarebbe un lavoro molto complesso». Materiale che si è anche depositato nel lago formato dalla diga della Roggiasca: «Stiamo parlando di 2530mila m3 di sedimenti che vanno tolti. Recentemente abbiamo ricevuto il via libera dal Cantone, ma, per motivi sia tecnici che ambientali, stiamo ancora discutendo su come e quando farlo, visto che dobbiamo rilasciare acqua e fango dal bacino». Non da ultimo «anche le prese d’acqua nelle valli laterali, che attraverso gallerie portano quest’ultima nel lago, hanno subito danni importanti». L’impianto idroelettrico è in funzione dagli anni 60 e «in questi anni un disastro di tale portata non era mai accaduto», afferma sconsolato il direttore operativo. Faccanoni tiene poi a precisare che vi sono dei protocolli di emergenza che vengono seguiti. Protocolli che vengono sottoposti alla Confederazione e che erano «stati rivisti e aggiornati proprio un anno fa». Tuttavia, «l’evento meteorologico estremo di questa portata non ci era stato segnalato preventivamente dai sistemi di allerta che fanno capo alle previsioni più dettagliate di MeteoSvizzera. Inoltre tutto è accaduto in modo molto veloce: abbiamo chiuso la galleria, ma era già troppo tardi. A ciò va poi aggiunto che, comunque, non avremmo potuto evitare che il lago si riempisse di materiale». Approfittando del lavoro di ripristino sono quindi previste ulteriori misure preventive? «A livello tecnico no, ma piuttosto a livello organizzativo», spiega il direttore operativo. «Discuteremo su come mettere in sicurezza l’impianto nel caso di eventi meteorologici particolari. Ma anche fermare la centrale ad ogni allerta meteo non è una soluzione, perché le perdite a livello di produzione energetica sarebbero troppo importanti. D’altra parte questi eventi estremi sono sempre più frequenti e dobbiamo quindi chinarci seriamente sulla questione». Insomma, la situazione è complessa e gli interessi in gioco molti. Una situazione «molto difficile da affrontare». Elin è inoltre proprietaria pure della centrale idroelettrica di Lostallo. Anche in questo caso «l’alluvione ha generato danni sia alla condotta forzata, sia a una presa d’acqua», rileva Faccanoni. Danni che però «sono stati risolti in pochi giorni». Inoltre «nel lago Darbola non si è depositatomateriale come è invece stato il caso in quello della Roggiasca».

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2024-10-11T07:00:00.0000000Z

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