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‘Le aliene sono tra noi, arginiamone la diffusione’

Il punto alla lotta alle specie vegetali non autoctone nella nostra regione con una specialista della Sezione forestale che illustra le strategie adottate

Di David Leoni

Lotta senza quartiere alle neofite invasive. Dal 2014 l’Europa si sta muovendo per cercare di arginare e meglio gestire la diffusione delle piante aliene più diffuse o con impatti incerti, in modo da prevenire danni ambientali e ottimizzare l’uso delle risorse a disposizione. Anche il Ticino, tramite i servizi cantonali, si è da tempo attivato a difesa della biodiversità e delle piante autoctone, minacciate da quelle introdotte accidentalmente o deliberatamente nel nostro Paese (come l’Ailanto, la Panace di Mantegazza, il Poligono del Giappone, la Buddleja o la Palma di Fortune). Per contrastare questo proliferare (favorito dalle attività umane, dai cambiamenti climatici, dal loro adattamento rapido alle nuove realtà, dalla resistenza e dall’assenza di nemici naturali) si è reso indispensabile lo sviluppo di linee guida e strumenti tecnici a supporto delle azioni di gestione. Che anche nella nostra regione, negli ultimi tempi, si sono moltiplicate, a livello istituzionale (collaborazione ComuniCantone) per cercare di debellare questo ‘male’ che minaccia anche le attività dell’uomo.

Andrina Rosselli, della Sezione forestale, illustra la strategia seguita dal Cantone per l’ambiente boschivo: «L’analisi della situazione ci ha permesso di elaborare una strategia che focalizzasse l’attenzione su quelle che sono le specie più importanti da isolare e combattere e anche come intendiamo lottare per cercare di contenerle ed eliminarle. Sappiamo che ci sono obiettivi, come l’eliminazione della palma in tutto il cantone, che non sono raggiungibili (almeno a corto termine). Ogni qualvolta che un Comune decide di attivarsi all’interno del suo comprensorio per cercare di fronteggiare le specie neofite, elabora un proprio piano d’intervento. Il Cantone, attraverso diversi servizi (Sezione protezione aria, acqua e del suolo, Ufficio della natura e del paesaggio, Sezione forestale, Azienda cantonale dei rifiuti, Servizio fitosanitario) è sempre pronto a consigliare o a sostenere l’agire delle amministrazioni comunali con dei contributi finanziari. Nel caso specifico del Locarnese, vi sono diversi enti pubblici che hanno allestito dei progetti d’intervento che sono già in fase avanzata: Locarno, Tenero-Contra, Verzasca e Onsernone. Altri che invece hanno proceduto ad azioni mirate all’interno di progetti selvicolturali (Gordola, Terre di Pedemonte). L’interesse da parte delle autorità municipali alla tematica c’è, la difesa dei nostri gioielli paesaggistici sta a cuore alle autorità. L’idea di eliminare il più possibile queste neofite si scontra, tuttavia, in alcuni casi, con la realtà: non sempre è possibile sradicare del tutto i focolai presenti perché la loro diffusione nel territorio è già troppo radicata e finanziariamente la lotta non è più sostenibile. A dipendenza delle specie e delle zone, cerchiamo dunque di investire i fondi in modo mirato e razionale, sostenibile, così da raggiungere l’obiettivo in modo sensato».

Zone più vulnerabili: le rive lacustri

Ci sono delle zone del territorio distrettuale più vulnerabili di altre, nelle quali la diffusione e il progredire delle piante invasive pare inarrestabile? «In generale, il problema interessa tutto il territorio nelle vicinanze degli insediamenti umani. Naturalmente le zone che circondano i laghi, proprio per via del clima più mite, forniscono habitat ideali a molte specie che si sentono “a casa loro”. Se invece saliamo in quota, ci accorgiamo che più si sale, più le specie neofite faticano a sopravvivere e riprodursi. Sono dei limiti che, complici le temperature, salvo qualche eccezione, non permettono più di germinare».

Nella lotta di contrasto, non ritiene si sia partiti con un po’ di ritardo? «Posso capire la critica, ma bisogna anche considerare che per diverse specie non indigene delle quali si è permessa, per decenni, la vendita in commercio e la messa a dimora, non si è provveduto a restrizioni. Le modifiche introdotte alla vendita e all’utilizzazione di queste piante ornamentali è di recente introduzione in Svizzera. Non è quindi stato possibile fermarne, da subito, la fonte. Ora la lista delle specie vietate si è allungata e quindi si può arginare la diffusione. Inoltre v’è da tener presente che quando noi, spostandoci nei boschi o nei prati, notiamo la presenza di una specie aliena, è perché la stessa si è già diffusa in moltissimi focolai. Finché sono poche, nessuno le nota. Ora l’attento monitoraggio anche da parte degli esperti si è intensificato, questo permette di richiamare subito l’attenzione delle autorità e di far scattare le contromisure. Col supporto di Infoflora cerchiamo di valutare l’invasività delle nuove specie alloctone, in modo da capire se possono costituire un problema a breve-medio termine. Si stabiliscono così anche delle tempistiche di intervento in base alla loro rapidità di diffusione».

La necessità di fare squadra

Per poter vincere questa battaglia è auspicabile, oltre alla collaborazione delle istituzioni locali, quella della cittadinanza. Ma al lato pratico come si organizzano i lavori manuali e meccanici? «Gli interventi a livello comunale sono seguiti e visionati da collaboratori dei vari servizi cantonali o dai progettisti privati. Il lavoro lo svolgono solitamente le aziende forestali, oppure si fa capo, per opere di estirpazione non particolarmente difficili, a squadre composte da persone disoccupate a beneficio di assistenza sociale, nell’ambito dei programmi di inserimento socio-professionale. Tra i beneficiari di prestazioni di aiuto, vi sono infatti persone con una formazione o esperienza lavorativa nel settore del giardinaggio e persone senza specifica formazione che sono interessate a poter svolgere un’attività legata al verde. Prendo come esempio L’Orto, la Caritas, la Fondazione San Gottardo, sussidiate dal Cantone. Vengono pure promosse delle sedute di formazione teorica e pratica specifica per questi volontari. Una collaborazione nata già nel 2015 che sta dando ottimi risultati».

Vincitori o sopraffatti?

Quali sono le concrete possibilità di successo nella lotta alle invasive? Riusciremo, un giorno, a eliminarle del tutto o saremo sopraffatti? «Non conosciamo ancora con assoluta certezza quali saranno le conseguenze negative della diffusione di queste specie non autoctone per il nostro habitat. Per alcune regioni e specie vi sono buone possibilità di tenerle sotto controllo, l’approccio adottato dalla Sezione forestale varia a dipendenza della diffusione delle singole specie tra eliminazione o limitazione dei danni. Nelle valli focalizziamo gli sforzi indirizzati a un’eliminazione o almeno riduzione delle neofite, invece nelle aree periurbane si arriverà a una sorta di convivenza-contenimento. È ad esempio impossibile pensare di estirpare l’Ailanto e la Palma di Fortune lungo la sponda Ascona-Brissago, dove coprono diversi ettari di bosco di protezione. Senza dimenticare che la loro eliminazione richiederebbe un onere finanziario sproporzionato. Soldi che potrebbero invece essere investiti altrove, per obiettivi più interessanti. In ogni caso, la precoce individuazione e la pronta risposta sono le migliori carte da giocare nella gestione delle invasive».

Sul sito del Cantone e anche su quello di InfoFlora si trovano un gran numero di schede che presentano le specie e le modalità di lotta adeguate.

LOCARNO E VALLI

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2025-06-25T07:00:00.0000000Z

2025-06-25T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281638196187044

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