Dalla zona di Salei spunta il nonno dei larici
Scoperto un pezzo di questo albero di oltre 11mila anni fa
Red.Loc.
Il legno, si sa, al contrario di altri materiali non si conserva a lungo nel tempo. A meno che non sia sepolto in un ambiente privo di ossigeno e umidità, come un terreno paludoso o un fondale marino. Ma il pezzetto di larice scoperto in occasione di un’indagine pollinica condotta nella torbiera del ‘Piegn Tund’, situata nelle vicinanze del laghetto di Salei, è di quelli che fanno storia. O, meglio, preistoria, visto che la sua età dovrebbe essere di circa 11’200 anni, secondo una datazione effettuata tramite radiocarbonio. Della notizia ne riferisce l’ultimo numero de ‘LaVoce Onsernonese’, il semestrale edito dalla Pro Onsernone, che a questa eccezionale e curiosa scoperta dedica un servizio. Stando a quanto riportato, la ricerca era stata promossa dal Progetto – poi naufragato in votazione consultiva – di Parco nazionale del Locarnese ed era volta a ricostruire il passato ambientale dell’area. La sonda che veniva impiegata nella zona del Salei (a circa 1’850 metri di quota) per fare i carotaggi e prelevare i campioni di sedimenti si è ‘imbattuta’ in questo pezzetto di legno di larice (‘Larix decidua’) a 90 centimetri di profondità. L’interesse per questo pezzo di conifera potrebbe sembrare poca cosa agli occhi dei non esperti.
Leggere i cambiamenti climatici e della vegetazione
In realtà è di grande aiuto a coloro che studiano ed esplorano i cambiamenti ambientali intervenuti nel corso dei millenni in una determinata regione, come pure la conseguente modifica degli ecosistemi. Proprio in tempi recenti sull’Adamello (Trentino) è stato scoperto un larice a una quota superiore ai 3mila metri di altitudine; un innalzamento di quota che denota un arricchimento della flora sommitale legato proprio al riscaldamento globale. Un fenomeno che rischia di avere un costo significativo in termini di biodiversità.
I giganti silenziosi possono superare facilmente i mille anni
Lungo le Alpi questi giganti silenziosi possono arrivare a vivere oltre mille anni. Basti pensare al ‘Grande Vecchio’ della vicina Val Malenco, che supera i mille anni e il cui primo anello risale all’anno 956 e l’ultimo al 1482, prima ancora della scoperta dell’America da parte di Crostoforo Colombo. Ricercatori delle Università di Padova, Pavia e Torino stanno studiando questo albero per trascrivere quello che ci racconta. Più lontano da noi, in Cile, ne esiste uno vecchio di 5’484 anni ed è chiamato “El Gran Abuelo”, il Bisnonno.
Il “Larix decidua” appartiene alla famiglia delle “Pinacee”: albero di notevole altezza che può raggiungere anche i cinquanta metri, è dotato di una corteccia liscia tendente al grigio ma con il passare degli anni diventa bruno-rossastra, profondamente solcata e molto spessa. Ama i pendii ben soleggiati, gli inverni rigidi e nevosi, estati calde e asciutte. Da sempre è servito agli uomini delle regioni di montagna quale materiale da costruzione per capanne, ponti, case e chiese. Testimoni silenziosi delle vicende trascorse, i larici possono rivelarci molte cose che hanno vissuto e ‘memorizzato’ con le loro foglie e radici. E tanto più sono vecchi, tanto più lungo sarà il loro racconto.
Il ‘Matusalemme’ onsernonese, sorta di diario ligneo che riporta i cambiamenti climatici e dell’ambiente antropologico, si trova esposto nella sala archivio del Parco nazionale del Palazzo comunale di Comologno.
LOCARNO E VALLI
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2025-08-12T07:00:00.0000000Z
2025-08-12T07:00:00.0000000Z
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