Campus Matrix, si riparte da febbraio
Il municipale Raoul Ghisletta spiega la fase finale della transizione. In preparazione un messaggio per la creazione di spazi per la cultura indipendente
Di Carlo Canonica
Il capodicastero Immobili Raoul Ghisletta: ‘Entro l’estate speriamo di andare in Consiglio comunale’. In preparazione anche un messaggio per spazi dedicati alla cultura alternativa.
L’ex macello e la cultura alternativa luganese si avvicinano a un punto di svolta. Mentre il Municipio si prepara a realizzare un messaggio per «rendere fruibili» alcuni spazi destinati alla creazione e alla diffusione di produzioni artistiche indipendenti, all’ex macello di Lugano si entra nella fase conclusiva di una lunga transizione. A inizio febbraio inizieranno infatti gli ultimi passi pianificatori per il Campus Matrix, progetto legato allo sviluppo dell’Usi.
Per poter avviare concretamente questa nuova fase, si attendeva solo la rimozione degli oggetti personali degli autogestiti ancora presenti nello stabile. Con un accordo tra le parti coinvolte – Città e autogestiti – lo sgombero dovrà avvenire entro il 31 gennaio. Fino a tale data, chi vorrà recuperare oggetti personali rimasti all’interno della struttura potrà richiedere di entrare nell’area e riprendersi i propri averi.
‘A febbraio entreranno gli architetti’
A spiegare il quadro della situazione è Raoul Ghisletta, capodicastero immobili di Lugano. «Dopo questa data, lo svuoteremo noi come Città e da febbraio gli architetti entreranno, faranno la radiografia della situazione e da lì si inizierà a preparare la progettazione del Matrix», afferma. Il lavoro dello studio Durisch+Nolli
Architetti Sagl – vincitore nel 2020 del concorso d’architettura indetto l’anno precedente – denominato Campus Matrix e destinato a trasformare il comparto in una vera e propria ‘cittadella della cultura’, potrebbe dunque presto entrare nella fase operativa. «L’intenzione – precisa il municipale – è di firmare il messaggio municipale con i relativi costi entro quest’estate». Il progetto prevede, tra le altre cose, spazi per il coworking, un’area espositiva, un centro eventi, un ristorante e una caffetteria, oltre ad alloggi temporanei destinati a studenti e docenti, configurando un polo multifunzionale a servizio dell’università e della città.
L’affaire chiavi
Il termine inizialmente fissato per consentire agli autogestiti di recuperare i propri effetti personali – tra cui installazioni artistiche, impianti tecnici e mobilio – era il 15 novembre. Una scadenza che è stata però prorogata, in quanto considerata “indicativa”. Come ci aveva spiegato Costantino Castelli, legale dell’Associazione Alba, nell’edizione del 23 dicembre, “di comune accordo con i servizi della Città è stato deciso di recuperarle con un po’ più di calma” e di riconsegnare le chiavi dell’ex macello entro fine dicembre. Come chiarisce Ghisletta, il meccanismo concordato resta comunque flessibile. «Le chiavi verranno consegnate, ma le potrà riprendere fino a fine gennaio se qualcuno che possiede ancora degli oggetti all’interno della struttura decidesse di riprendersi i suoi averi». Nonostante in questi ultimi giorni gli autogestiti siano già entrati più volte nello stabile anche per recuperare alcuni materiali, all’interno rimangono ancora diverse infrastrutture. «Le strutture più grandi e pesanti, di legno e metallo, sono ancora lì e per smontarle ci vuole del tempo», specifica il municipale. Un tempo che, di fatto, da metà novembre è slittato fino alla fine di gennaio.
‘Mancano luoghi informali’
Nonostante la demolizione di alcune parti dello storico stabile, avvenuta nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2021, i ritrovi all’ex macello non si sono conclusi. Con la consegna delle chiavi avvenuta pochi giorni fa dalla Città all’avvocato Castelli, gli autogestiti hanno organizzato, nel giro di poco tempo, tre appuntamenti aperti al pubblico. Il primo, dal quale ha preso avvio anche il cosiddetto ‘affaire chiavi’, si è svolto sabato 20 dicembre con il pomeriggio-serata intitolato ‘Un varco tra le macerie’. Il secondo ha avuto luogo la sera di Natale con il ‘trash-loco natalizio’, mentre il terzo si è tenuto il 27 dicembre con ‘Ultima giornata di trasloco e porte aperte’. Osservando quanto accaduto in questi giorni, Ghisletta sottolinea un elemento ricorrente. «È chiaro che si necessita di uno spazio del genere. Appena si fa qualcosa del genere si riempie di gente. Mancano luoghi un po’ informali, alternativi». Allo stato attuale, aggiunge, «non esiste ancora una struttura simile sulla carta», ma «l’intenzione del Municipio è di uscire con un messaggio verso l’inizio dell’anno per mettere a disposizione alcuni spazi per la creazione e la diffusione di cultura indipendente».
La scuola di sartoria come spazio alternativo
Tra le ipotesi allo studio vi sarebbero strutture più piccole rispetto all’ex macello, destinate «soprattutto alla produzione e alla diffusione di teatro, danza, musica acustica». Spazi che Ghisletta definisce «più che altro pratici» e che «non risponderebbero comunque a questa esigenza aggregativa» emersa durante le recenti iniziative. L’unica proposta con una superficie ampia attualmente presente in città, prosegue, potrebbe essere «lo stabile della Scuola d’arti e mestieri della sartoria», che si svuoterà a partire dall’anno scolastico 2028-2029, quando l’istituto si trasferirà a Chiasso. Una possibilità che però viene ridimensionata dallo stesso municipale in quanto «si tratta di una prospettiva piuttosto lontana». Guardando a soluzioni più ravvicinate nel tempo, secondo Ghisletta «è indispensabile trovare dei posti anche fuori dalla città o in altre parti del Cantone». Tuttavia, conclude ricordando che «il Cantone ha svolto una mappatura degli spazi per la cultura indipendente, analizzando le necessità del territorio, dalla quale è praticamente uscito che questa esigenza è solo di Lugano e dintorni».
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